Di prendere l’interim dell’Economia non ha alcuna voglia, ma deve esserci un motivo se Berlusconi ha pensato persino ad una fase di passaggio in cui sia lui a gestire in prima linea i conti dello Stato. E’ uno scenario inverosimile, che al momento accompagna lo sfogo di un presidente del Consiglio molto irritato, ma la dice lunga sullo stato dei rapporti con Tremonti. Ad Arcore oggi sono stati fatti i nomi di possibili nuovi ministri dell’Economia, fra gli altri di Forza Italia (Sacconi) e persino della Lega (Giorgetti). Anche qui sembra più che altro un’esercitazione teorica, ma che descrive l’atmosfera di incertezza: il Cavaliere non esclude le dimissioni reali del suo ministro, ed un’eventuale accettazione delle stesse, insomma uno show down. E’ ormai nel novero delle cose possibili: e il comunicato di ieri, al termine della riunione con i coordinatori del Pdl, può essere letto come qualcosa di più di una lettera di richiamo, per usare un linguaggio del diritto sindacale.
Le cose, raccontano ad Arcore, sono messe più o meno così: non basta più che Tremonti sconfessi di avere mai chiesto una vicepresidenza. Si può anche perdonare che si sia schierato in modo plastico con il partito di Bossi e non con il suo proprio, con il Pdl. Si può sorvolare su tutto, una cosa che però d’ora in poi non può essere più accettata è una delega in bianco sulla linea del ministero di via XX settembre. Non significa collegialità, dice lo stesso Berlusconi, che all’autonomia del suo ministro tiene come alla conservazione dello schieramento attuale del governo. Però, continua il Cavaliere, d’ora in poi non sarà consentito che il programma dell’esecutivo e l’ultima decisione sulle strategie di politica economica vengano interpretati in modo unico e solitario. Non siamo alla sfiducia, ma non ci siamo nemmeno lontani. Nella riunione con Verdini, Bondi e La Russa la decisione di non convocare subito il partito per adottare una decisione formale sulla politica economica viene considerato come un gesto di generosità.
Con lo stesso spirito vengono registrate, in queste ore, la rassicurazioni del ministro verso la questione della vicepresidenza, presentata solo come un misunderstanding, dovuto forse a una battuta sbagliata, complice un Bossi che ha sponsorizzato la cosa più del dovuto. In ogni caso, visto che facendosi scudo della Lega Tremonti si è posto per Berlusconi «fuori dal partito», sarà proprio attraverso il partito che la differente visione delle cose (ovvero la primazia, chiamiamola così, sulla macroeconomia) dovrà essere ricomposta. Sarà il Pdl e i suoi organi, se Tremonti non vorrà farlo, a dettare parole e linee nuove. Per il resto, sia una sconfessione del taglio dell’Irap sia qualsiasi altra «concessione», al momento non viene dal Cavaliere presa in considerazione. La guerra di nervi può avere al momento sbocchi opposti e anche non immediati. Per chiosare con un ministro che ieri era ad Arcore: «La persona va bene, i suoi metodi non più».
Marco Galluzzo
27 ottobre 2009
Le cose, raccontano ad Arcore, sono messe più o meno così: non basta più che Tremonti sconfessi di avere mai chiesto una vicepresidenza. Si può anche perdonare che si sia schierato in modo plastico con il partito di Bossi e non con il suo proprio, con il Pdl. Si può sorvolare su tutto, una cosa che però d’ora in poi non può essere più accettata è una delega in bianco sulla linea del ministero di via XX settembre. Non significa collegialità, dice lo stesso Berlusconi, che all’autonomia del suo ministro tiene come alla conservazione dello schieramento attuale del governo. Però, continua il Cavaliere, d’ora in poi non sarà consentito che il programma dell’esecutivo e l’ultima decisione sulle strategie di politica economica vengano interpretati in modo unico e solitario. Non siamo alla sfiducia, ma non ci siamo nemmeno lontani. Nella riunione con Verdini, Bondi e La Russa la decisione di non convocare subito il partito per adottare una decisione formale sulla politica economica viene considerato come un gesto di generosità.
Con lo stesso spirito vengono registrate, in queste ore, la rassicurazioni del ministro verso la questione della vicepresidenza, presentata solo come un misunderstanding, dovuto forse a una battuta sbagliata, complice un Bossi che ha sponsorizzato la cosa più del dovuto. In ogni caso, visto che facendosi scudo della Lega Tremonti si è posto per Berlusconi «fuori dal partito», sarà proprio attraverso il partito che la differente visione delle cose (ovvero la primazia, chiamiamola così, sulla macroeconomia) dovrà essere ricomposta. Sarà il Pdl e i suoi organi, se Tremonti non vorrà farlo, a dettare parole e linee nuove. Per il resto, sia una sconfessione del taglio dell’Irap sia qualsiasi altra «concessione», al momento non viene dal Cavaliere presa in considerazione. La guerra di nervi può avere al momento sbocchi opposti e anche non immediati. Per chiosare con un ministro che ieri era ad Arcore: «La persona va bene, i suoi metodi non più».
Marco Galluzzo
27 ottobre 2009
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