martedì 27 ottobre 2009

Berlusconi sulla linea dura. «Basta deleghe in bianco»


Di prendere l’interim del­l’Economia non ha alcuna voglia, ma deve esserci un motivo se Berlusconi ha pensato persino ad una fase di pas­saggio in cui sia lui a gestire in prima linea i conti dello Stato. E’ uno scena­rio inverosimile, che al momento ac­compagna lo sfogo di un presidente del Consiglio molto irritato, ma la dice lunga sullo stato dei rapporti con Tre­monti. Ad Arcore oggi sono stati fatti i no­mi di possibili nuovi ministri dell’Eco­nomia, fra gli altri di Forza Italia (Sac­coni) e persino della Lega (Giorgetti). Anche qui sembra più che altro un’esercitazione teorica, ma che descri­ve l’atmosfera di incertezza: il Cavalie­re non esclude le dimissioni reali del suo ministro, ed un’eventuale accetta­zione delle stesse, insomma uno show down. E’ ormai nel novero delle cose possi­bili: e il comunicato di ieri, al termine della riunione con i coordinatori del Pdl, può essere letto come qualcosa di più di una lettera di richiamo, per usa­re un linguaggio del diritto sindacale.

Le cose, raccontano ad Arcore, sono messe più o meno così: non basta più che Tremonti sconfessi di avere mai chiesto una vicepresidenza. Si può an­che perdonare che si sia schierato in modo plastico con il partito di Bossi e non con il suo proprio, con il Pdl. Si può sorvolare su tutto, una cosa che pe­rò d’ora in poi non può essere più ac­cettata è una delega in bianco sulla li­nea del ministero di via XX settembre. Non significa collegialità, dice lo stesso Berlusconi, che all’autonomia del suo ministro tiene come alla con­servazione dello schieramento attuale del governo. Però, continua il Cavalie­re, d’ora in poi non sarà consentito che il programma dell’esecutivo e l’ultima decisione sulle strategie di politica eco­nomica vengano interpretati in modo unico e solitario. Non siamo alla sfiducia, ma non ci siamo nemmeno lontani. Nella riunio­ne con Verdini, Bondi e La Russa la de­cisione di non convocare subito il parti­to per adottare una decisione formale sulla politica economica viene conside­rato come un gesto di generosità.

Con lo stesso spirito vengono registrate, in queste ore, la rassicurazioni del mini­stro verso la questione della vicepresi­denza, presentata solo come un misunderstanding, dovuto forse a una battu­ta sbagliata, complice un Bossi che ha sponsorizzato la cosa più del dovuto. In ogni caso, visto che facendosi scu­do della Lega Tremonti si è posto per Berlusconi «fuori dal partito», sarà pro­prio attraverso il partito che la differen­te visione delle cose (ovvero la prima­zia, chiamiamola così, sulla macroeco­nomia) dovrà essere ricomposta. Sarà il Pdl e i suoi organi, se Tremonti non vorrà farlo, a dettare parole e linee nuo­ve. Per il resto, sia una sconfessione del taglio dell’Irap sia qualsiasi altra «concessione», al momento non viene dal Cavaliere presa in considerazione. La guerra di nervi può avere al momen­to sbocchi opposti e anche non imme­diati. Per chiosare con un ministro che ieri era ad Arcore: «La persona va be­ne, i suoi metodi non più».

Marco Galluzzo
27 ottobre 2009

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