"A me non piace la censura. Ma mi piacerebbe che in ogni trasmissione televisiva del servizio pubblico ci fosse il costo della trasmissione, il compenso all'autore e il compenso ai giornalisti". Questo uno dei passaggi del discorso del ministro per
Brunetta ha spiegato che questa "operazione trasparenza" dovrebbe prevedere anche la pubblicità dello share della settimana prima e delle querele che ciascuna trasmissione ha ricevuto compreso l'esito dei giudizi. "Continuiamo a pagare noi - ha sottolineato - i costi del risarcimento e questo non è giusto".
Secondo Brunetta, l'indicazione di tutti i costi e le remunerazioni dovrebbe essere data "all'inizio di ogni trasmissione televisiva in modo tale che la gente sappia". Obiettivo è garantire la trasparenza, la tracciabilità, che se ben usate sono un grande strumento della democrazia e un grande Mastro Lindo dell'ipocrisia". "Anche perché - ha aggiunto il ministro - non posso farmi dare del 'politico castale' da un giornalista che guadagna dieci volte quello che guadagno io".
Brunetta ha anche proposto di "chiudere il rubinetto dei finanziamenti pubblici a tutti gli editori 'impuri' che si occupano, oltre che dell'informazione, anche di edilizia, automobili e sanità". Il titola della Funzione pubblica ha detto di aver apprezzato la manifestazione democratica che si è svolta ieri in difesa della libertà di informazione: "Ma a me piace anche la trasparenza. Tutti i giornalisti facciano una battaglia nei loro giornali per pubblicare i nomi dei proprietari, degli amministratori e l'elenco dei conflitti di interesse che le testate hanno nei confronti delle materie che trattano".
Brunetta, parlando di "tracciabilità" della catena mediatica per tutto il mondo dell'informazione, ha invitato alla trasparenza e alla chiarezza anche i promotori della manifestazione di ieri, ricordando che il costituzionalista Valerio Onida avrebbe fatto meglio a premettere che è anche membro del consiglio di amministrazione del Corriere della Sera.
Secondo Brunetta gli editori sono impuri "non perché fanno cose sessuali, ma perché usano i giornali per orientare, condizionare, fare pressioni. Tutto questo non è vietato, ma credo che deve essere dichiarato ai lettori: se allevo galline ovaiole e faccio l'editore devo avvertire che non parlerò mai male delle omelette".
Secondo Brunetta il rubinetto dei soldi pubblici "non va chiuso solo ai cattivi editori, ma anche al cattivo cinema e al cattivo sindacato". "Se ce l'hanno con noi del governo - ha concluso - diamogli un motivo vero per essere arrabbiati".
(4 ottobre 2009)
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