martedì 20 ottobre 2009

Chi tocca “Why not” paga le conseguenze


Il Csm ha punito i due magistrati salernitani che avevano indagato sul caso De Magistris
di Antonio Massari


Trasferimento d’ufficio e perdita dell’anzianità: ieri il Csm ha punito i due magistrati di Salerno – Gabriella Nuzzi e Dionigio Verasani - che avevano indagato sul “caso de Magistris”. “Un teatrino”, commenta Gabriella Nuzzi, “il processo s’è svolto senza i nostri testi e le prove richieste: ricorreremo in Cassazione. C’era incompatibilità e obbligo di astensione perché, alcuni dei consiglieri, avevano un interesse in questo procedimento. Mi riferisco agli stessi consiglieri che emisero la sentenza disciplinare nei confronti di de Magistris”.
La sentenza emessa ieri dal Csm s’incardina su un evento preciso: a gennaio, indagando sui magistrati di Catanzaro che avevano ereditato le inchieste “Poseidone” e “Why Not”, precedentemente avocate a de Magistris, i pm di Salerno avevano sequestrato alcuni atti della procura di Catanzaro. E ieri, proprio per quel provvedimento, sono stati puniti. I pm indagavano anche sull’avocazione e la revoca delle inchieste a de Magistris. La condanna del Csm è giunta dopo una rapida camera di consiglio, tanto rapida da lasciar intendere una decisione unanime. Una decisione che però è destinata a far discutere. E parecchio. Il provvedimento di sequestro – circa 1400 pagine – già a gennaio, infatti, sotto il profilo disciplinare, fu accusato di “abnormità”. Il punto, però, è che si tratta di un provvedimento che ha retto in tutte le sedi penali.
Innanzitutto, sul sequestro, nulla ebbe da ridire il tribunale del Riesame di Salerno, che ne sancì la piena legittimità. E soltanto poche settimane fa, la procura di Perugia, dove i pm erano stati denunciati (insieme con Luigi de Magistris) ha stabilito che “i magistrati salernitani hanno agito non per arrecare intenzionalmente un danno ingiusto, ma per realizzare un fine di giustizia, correlato all’andamento del procedimento in corso”. Denuncia archiviata quindi. Queste sentenze non hanno però scalfito la sezione disciplinare del Csm, che ha punito i due pm di Salerno anche con la perdita, rispettivamente per Verasani e Nuzzi, di quattro e sei mesi di anzianità. Secondo le indiscrezioni, il Csm avrebbe comunque intravisto, nel provvedimento, un “uso strumentale”, non per fini personali, ma per fini di giustizia che, a questo, punto sarebbero stati comunque mal perseguiti.
“Un teatrino”, commenta Gabriella Nuzzi, “nel quale ognuno recitava la propria parte in un copione dal finale già scritto. Non ci è stato neanche consentito di portare i testi che avevamo richiesto”. Tra i testi richiesti dalla difesa, il pm di Crotone Pierpaolo Bruni, e il consulente finanziario delle inchieste Why Not e Poseidone, Piero Sagona. Per i pm di Catanzaro indagati da Nuzzi e Verasani, che risposero al sequestro con un “contro-sequestro”, il Csm si pronuncerà lunedì prossimo. I due procedimenti sono rimasti separati, così come le misure cautelari che, per gran parte dei magistrati di Catanzaro - non hanno previsto alcun trasferimento. A differenza di Nuzzi e Verasani che, invece, erano stati trasferiti rispettivamente a Latina e a Cassino sin da gennaio. Sempre ieri, il Csm, ha dichiarato il non luogo a procedere per il terzo dei magistrati salernitani colpito dai provvedimenti disciplinari: l’ex procuratore capo Luigi Apicella, sospeso sia dalle funzioni, sia dallo stipendio, ha infatti lasciato la magistratura per sopraggiunti limiti d’età. “Una decisione che non desta alcuna meraviglia”, commenta l’europarlamentare dell’Idv Luigi de Magistris, “la sentenza dimostra come giudici liberi e incolpevoli corrano rischi dall’interno della magistratura. Il Csm deve essere liberato dalle logiche correntizie e dagli intrecci pericolosi con la politica”.