Cota è il candidato più gettonato per il Pdl. L’Udc verso l’accordo con il Pd, ma potrebbe fare da ago della bilancia
di Stefano Caselli
di Stefano Caselli
Nel feudo novarese c’è chi lo chiama “l’avvocato gentile”, per quanto nel suo pedigree da pasdaran padano non manchino certo tutti gli attributi necessari. Roberto Cota, segretario della Lega Nord Piemonte, potrebbe essere l’uomo scelto dal Pdl per soffiare a Mercedes Bresso la poltrona di Presidente della Regione del marzo 2010.
Questo, almeno, è quanto trapela dalle indiscrezioni secondo cui Berlusconi avrebbe garantito a Bossi, oltre al Veneto, anche il Piemonte. Ad ovest del Ticino, la Lega non ha quasi mai sfondato, ma le forti percentuali del 2008 (fatta eccezione per Torino) hanno cambiato i rapporti di forza all’interno del centrodestra. Il coordinamento nazionale del Pdl si affretta a smentire che esistano decisioni definitive, ma il nome di Cota circola da tempo come quasi sicuro sfidante della “zarina” Bresso, che nel 2005 – a sorpresa – sconfisse al primo turno il presidente uscente Enzo Ghigo, oggi coordinatore regionale del Pdl. Sondaggi alla mano, il più accreditato a ribaltare il risultato sarebbe proprio Roberto Cota, a quanto pare più gradito agli elettori di centrodestra dello stesso Ghigo, del sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto e dell’onorevole Osvaldo Napoli.
Se a destra sembra regnare l’incertezza, a sinistra pare blindata la ricandidatura di Mercedes Bresso, incoronata ufficialmente pochi giorni fa dalla Convezione regionale del Pd, con il sostegno di tutti e tre i rappresentanti delle mozioni congressuali. Eppure la calma potrebbe essere soltanto apparente. Il nome del prossimo presidente è, con ogni probabilità, nelle mani dell’Udc, cinque anni fa fedele alleato del centrodestra e oggi – parola di Michele Vietti – in attesa di valutare i progetti matrimoniali di tutti i corteggiatori. L’accordo con il Pd sembra l’ipotesi più plausibile, ma bisogna fare i conti con quello che a Torino hanno già battezzato “Lodo Casini”: né con un leghista, né con Bresso (notoriamente invisa alle gerarchie ecclesiastiche).
Anche i sondaggi democratici indicano il presidente uscente come il candidato vincente, più di Chiamparino, gradito all’Udc. Ma saprà il Pd, data la persistente evanescenza della galassia di sinistra, essere autosufficiente? Improbabile. Di certo c’è che un leghista in piazza Castello rafforzerebbe il patto d’acciaio Berlusconi-Bossi ben oltre i confini del Piemonte.
1 commento:
Magari, sarebbe la prima volta che Casini non fa ... casini!
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