sabato 17 ottobre 2009

"Così il servizio pubblico è a rischio". Garimberti sconcertato dal premier


di CARMELO LOPAPA


"Sconcerto" e "tanta irritazione". Il presidente della Rai Paolo Garimberti quasi non crede ai suoi occhi quando legge quella sorta di riedizione dell'editto bulgaro del premier Berlusconi che stavolta non prende di mira uno, due, tre giornalisti, ma l'intera azienda del servizio pubblico. Una doccia fredda che scende sul settimo piano di Viale Mazzini e vissuta inevitabilmente come un affronto quasi personale.

Già, c'è tanto di "personale" in questa storia. E non solo perché a lanciare l'avvertimento sui tanti italiani che potrebbero voltare le spalle alla Rai è il magnate dell'impero Mediaset. No, il fatto è che le dichiarazioni di Berlusconi piovono appena due giorni dopo il grido d'allarme che proprio Garimberti aveva lanciato all'indirizzo di Palazzo Chigi: "Al viceministro Paolo Romani e al governo chiediamo un impegno chiaro e più serio nella lotta contro l'evasione dal canone".

Ecco la risposta della presidenza del Consiglio. Non il 30, ma a breve il 50 per cento potrebbe stracciare il bollettino per colpa dei programmi che denigrano il governo. Ma come? "La battaglia all'evasione per la Rai è esiziale - ragionano dalla presidenza di Viale Mazzini - dichiarazioni di questo tipo non aiutano affatto, e poi il canone è una tassa, come può un governo paventare un'evasione di massa?". Ora rischia di non bastare la scialuppa di salvataggio pensata di recente dallo stesso Garimberti: consentire il pagamento rateizzato del canone per incentivare i contribuenti.

La presidenza lascia filtrare timori. La direzione generale che fa capo a Mauro Masi, ex segretario generale della presidenza del Consiglio Berlusconi, per ora tace. Eppure i conti sono lì sul tavolo del cda. E raccontano che il canone oggi rappresenta il 50% dei ricavi della Rai, azienda che incassa da lì 1,6 miliardi di euro. Ma a pagarlo sono poco meno di 16 milioni di italiani, sfugge all'erario il 28% di chi possiede la tv: significa che già oggi mancano all'appello - spiegavano ieri in azienda - 400 milioni di euro. Ora, se la profezia del Cavaliere si avverasse, se un altro 20% si rifiutasse di pagare, in cassa l'introito si ridurrebbe a poco più di un miliardo di euro. "Un tracollo" prospettano in Viale Mazzini. Ed è superfluo rimarcare quale altra azienda si avvantaggerebbe della catastrofe Rai.

Come se non bastasse, è stato stimato nei giorni scorsi che gli spot pubblicitari si sono spostati quest'anno dalle reti pubbliche a beneficio delle reti Mediaset per 120 milioni di euro. La crisi c'è per tutti, ma a fine anno la Sipra, concessionaria Rai, perderà il 20%, la Publitalia del colosso berlusconiano solo il 9%. Misteri della tv italiana. Che porteranno l'anno prossimo la Rai in rosso per 210 milioni di euro, l'azienda presieduta da Fedele Confalonieri a un "risultato economico consolidato" pari a 259 milioni.

In fondo, che la profezia nera del premier fosse un fulmine a ciel sereno, questo non lo si può dire. Il 27 settembre, il "Giornale" di famiglia e "Libero" lanciavano all'unisono la campagna: "Non paghiamo più la tassa a Santoro" e "Rai, si può disdire il canone". I due giornali più vicini al governo pubblicavano il fac simile del modulo da compilare.

(17 ottobre 2009)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Mi appare inspiegabile e mi domando: ma fino a oggi Paolo Garimberti dov'è vissuto? Su quale pianeta? Uno fuori dal sistema solare? Quando ha accettato la presidenza dela Rai quale promesse gli sono state fatte? Se sì, perchè ci ha creduto?
Da una parte il Caimano, dall'altra innocui pesciolini!