lunedì 19 ottobre 2009

“DIFENDEREMO A COSTITUZIONE A OLTRANZA”: LE TOGHE PRONTE ALLO SCIOPERO



Alfano: guerra preventiva Mancino: no a un Csm sottoposto al Ministero
di Antonella Mascali


Imagistrati non vogliono essere presi per le corna, come un toro, e come vorrebbe Silvio Berlusconi. Soprattutto non vogliono che il presidente del Consiglio butti nella spazzatura la Costituzione, asservi il potere giudiziario a quello esecutivo e continui con le sue tv e i suoi giornali, a linciare i magistrati che hanno avuto la “disgrazia” di dover indagare su di lui o di doverlo giudicare. E così ieri il parlamentino dell’Anm ha deciso l’anticamera dello sciopero: stato di agitazione e assemblee in tutti i distretti giudiziari per stabilire quali proteste attuare, compreso lo sciopero, appunto, “sempre l’ultima risorsa, per il nostro ruolo”, ha spiegato Nello Rossi, di magistratura democratica. Ma per il Guardasigilli, Angelino Alfano, l’agitazione “è guerra preventiva alla riforme, oltre ad essere inspiegabile, sorprendente e dunque pretestuosa”.
Poche ore prima era arrivata la risposta a Berlusconi , l'aveva data in apertura di Giunta il presidente dell'Anm, Luca Palamara: “Difenderemo a oltranza la Carta… è a serio rischio la tenuta democratica del Paese” per gli attacchi “alle massime autorità del Paese”, “per l’intimdazione al giudice Raimondo Mesiano”, e per le riforme “ blandite come una clava”, che vogliono azzerare l’indipendenza del pm e farlo dipendere dal governo. Sulle aggressioni a Mesiano, Giuseppe Cascini, segretario del sindacato delle toghe, ha lanciato un atto d’accusa al premier e al suo conflitto d’interessi: “L'intimidazione rivolta a Mesiano, che ha condannato la Fininvest al risarcimento in favore della Cir di De Benedetti, è un messaggio per tutti: chi esercita un potere in maniera indipendente stia attento ai suoi scheletri; chi ha la televisione, i giornali, il potere mediatico può distruggere una persona.. Questo attacco frontale alla giustizia viene fuori come reazione a decisioni che riguardano la vita personale, lavorativa del presidente del consiglio, che non ha gradito”. Il pensiero di Cascini è lo stesso di molti magistrati milanesi, sempre obiettivi degli insulti di Berlusconi, a partire dal ’94, quando fu emesso il primo avviso di garanzia per corruzione. Da allora è stata una escalation di accuse e leggi ad personam che hanno garantito al premier molte volte la prescrizione del reato.
Ieri però i magistrati hanno tenuto una riunione che non è stata una difesa corporativa ma una difesa dei principi democratici. “In gioco non è la sopravvivenza dell'ordine giudiziario, ma il destino della democrazia”, ha detto il segretario di Unicost Marcello Matera, che ha chiesto una “mobilitazione culturale e istituzionale a difesa delle fondamenta dello Stato democratico”. Alla fine della discussione il parlamentino dell’Anm ha votato all’unanimità un documento che respinge con forza il progetto di Berlusconi di neutralizzare la giustizia. Sulle accuse alla Consulta, definita da Berlusconi, “di sinistra” si legge: è stata “una nuova occasione per gli ennesimi attacchi ed invettive nei confronti della magistratura e dei singoli giudici, accusati di disegni eversivi”. L'Anm ha poi respinto “con sdegno e indignazione le condotte intimidatorie nei confronti dei magistrati con la finalità surrettizia di orientarne le decisioni” e ha ribadito la propria netta contrarietà alle riforme «punitive nei confronti dei magistrati… minacciate dal governo a fronte di sentenze sgradite». Quindi no alla separazione delle carriere e a una riforma del Csm “in palese contrasto” con la Costituzione, no agli interventi su intercettazioni e processo penale che rendono «estremamente difficile il contrasto alle diverse forme di criminalità». Il sindacato delle toghe invece vorrebbe affrontare i problemi reali della giustizia per assicurare ai cittadini “un processo in tempi ragionevoli”. Contro lo stravolgimento del Csm si è espresso il vice presidente Nicola Mancino: “A chi dice che bisogna fare un doppio Csm io dico che non si può, perchè uno dei due dovrebbe andare sotto al ministero della Giustizia, il che è assurdo…”. E in rete continua ad allungarsi l’elenco dei magistrati che hanno firmato un appello in solidarietà con Mesiano, partito da alcune toghe di Reggio Calabria, città di origine del giudice: “A nessuno possono essere consentiti l'attacco e l'invasione della sfera privata della persona-magistrato, solo perché abbia emesso una decisione a taluno sgradita, senza che ciò comporti la violazione di regole elementari della convivenza civile”. E reazioni arrivano anche dal mondo politico. “Basta con l’informazione manganello” chiede Bersani. “Il filmato sul giudice Mesiano? Una cosa vergognosa” ha detto invece Ignazio Marino.

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