Galan non molla: "Sarebbe un grave errore politico non ricandidarmi. Il Veneto esige rispetto". Berlusconi non lo affonda, almeno per ora: "Giancarlo, vai avanti, la questione della presidenza del Veneto non è ancora chiusa", gli ha detto il premier alla festa per l'emiro del Qatar, nel corso del colloquio che hanno avuto nella saletta Rubinstein del teatro La Fenice, seduti davanti al quadro ottocentesco di Jacopo D'Andrea "Davide spiega il sogno del re Nabucodonosor". Il sogno di Giancarlo Galan di fare il governatore del suo popolo per la quarta volta consecutiva non è ancora ufficialmente svanito.
Presidente Galan, cosa le ha detto il premier?
"È stato molto cordiale e affettuoso. Ci siamo parlati, sia pure brevemente, prima e dopo lo spettacolo. Per quanto riguarda il Veneto mi ha detto che si va avanti, che si procede, che la questione non è affatto chiusa, che ci vorrà un po' di tempo, e che c'è ancora da lavorarci su. Mi ha chiesto di non essere impaziente. Più tardi, durante la cena, in un clima più rilassato, ho avuto l'impressione che abbia riflettuto su quanto sta accadendo nel Veneto, riguardo alle sollecitazioni che vanno nel senso di una mia ricandidatura, e che arrivano non tanto da me quanto dal Pdl veneto, dagli imprenditori, dalla società. È la prima volta che qui c'è un partito, che non è più il partito-azienda, dietro a qualcosa che non sia Berlusconi. E non voglio fare il presuntuoso ma ho ricevuto moltissimi messaggi a mio sostegno".
Non ha avuto l'impressione di essere stato già scaricato?
"No. La partita è aperta, e non solo per il Veneto, ma per molte regioni italiane. Quindi io vado avanti. "Continua a fare il presidente del Veneto come l'hai fatto benissimo finora", mi ha detto Berlusconi. Del resto nessuno mi ha ancora detto che devo farmi da parte. Né Berlusconi né Bossi. Quello che è vero è che c'è stata un'accelerazione su questo problema nelle ultime settimane, ma non è venuta da me e nemmeno da Bossi. Si era detto che esprimeva il governatore chi prendeva un voto in più nel Veneto. Un voto in più lo ha preso il Pdl. Questo doveva chiudere la questione".
Ma non le sembra normale che la Lega chieda il governatore?
"È normale. Ma è anche normale che l'Udc, che ha governato bene con questa coalizione, chieda di continuare con questa esperienza. Quello che non è normale sono le ragioni di chi vorrebbe sostituirmi: perché cambiare la guida di una coalizione che ha lavorato benissimo? Prima di parlare di Galan vorrei capire qual è il giudizio sul lavoro fatto finora e capire cosa c'è stato di sbagliato. Se di sbagliato non c'è niente, penso che sarebbe un grave errore politico non ricandidarmi. Io mi sento ancora il candidato di Pdl, Lega e Udc".
Lei si è definito "una rogna", perché in cambio non accetta nulla, né un ministero né una presidenza.
"Questa è la cosa che mi ha dato più fastidio: pensare che io mi accontenti di una specie di baratto. Fesserie. Io non voglio diventare una merce di scambio. È il Veneto che non lo merita. Questa terra esige rispetto. Quanto a me, so bene che sarebbero tutti contenti se dicessi "ma che bello, mi danno un ministero". Invece no. Non mi interessano altri incarichi. Non ho bisogno di alcuna compensazione. Potrei rispondere che sono ricco di famiglia, anche se non è vero, come disse una volta Massimo Cacciari".
Ma se la manderanno a casa cosa farà?
"Ancora non lo so. Però potrei anche fare delle valutazioni politiche diverse".
Correre da solo con una sua lista civica? Fare un partito veneto?
"È presto per dirlo".
E lascerebbe il suo grande amico Berlusconi?
"Questo no. Gli devo tutto e non lo abbandonerò mai. È come un padre. Ma ci possono essere dei casi in cui gli interessi divergono e ci si può anche trovare su posizioni diverse. Perché quando è troppo è troppo".
(21 ottobre 2009)
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