L'Associazione Nazionale Magistrati insorge contro l'ipotesi di una riforma costituzionale portata avanti dal solo governo, che riduca l'autonomia della magistratura, e proclama all'unanimità lo stato di agitazione: "Difenderemo ad oltranza i valori della Costituzione", ha detto il presidente dell'Associazione Nazionale Magistrati, Luca Palamara, interpellato a margine della riunione del parlamentino delle toghe, dopo l'annuncio del premier Silvio Berlusconi. E in rete circola un appello dei magistrati, che già conta su oltre 100 firme, a favore del giudice Raimondo Mesiano, spiato e messo in ridicolo dal Tg5: "A nessuno possono essere consentiti l'attacco e l'invasione della sfera privata della persona-magistrata, solo perché abbia emesso una decisione a taluno sgradita".
Lo stato di agitazione. L'Associaziona nazionale magistrati proclama lo stato di agitazione, convocando assemblee in ogni distretto aperte a tutti i magistrati per valutare le iniziative da intraprendere, compreso lo sciopero. Il parlamentino delle toghe lo ha deciso all'unanimità, esprimendo "viva preoccupazione per il clima di costante tensione che attraversa il Paese e che oggi ha coinvolto anche le massime autorità di garanzia, con il rischio di alterare il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato".
Palamara: "No a una riforma che riduca l'autonomia". "Stiamo vivendo un clima di tensione in cui l'Anm non vuole essere trascinata. - denuncia Palamara - Diciamo no ad una riforma costituzionale, difendiamo l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati nell'interesse dei cittadini, vogliamo una riforma della giustizia per processi più veloci. Su questo tema siamo sempre pronti a confrontarci". Le polemiche degli ultimi giorni, scoppiate dopo la sentenza sul Lodo Alfano e "gli ignobili attacchi rivolti a colleghi - aggiunge il leader del sindacato delle toghe - non ci intimidiscono, ma è forte il malcontento all'iterno della magistratura".
In merito poi ad una riforma relativa all'elezione dei componenti del Csm, il presidente dell'Associazione magistrati ricorda come "al nostro interno abbiamo avviato una discussione per una 'autoriforma' anche per selezionare i rappresentanti al Csm. Ma altro è il ritorno al passato, prima della nascita della nostra Costituzione, con i pm sotto il controllo dell'Esecutivo".
Mancino: "No al Csm subordinato al ministero". Dello stesso parere anche il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino: "A chi dice che bisogna fare un doppio Csm io dico che non si può, perché uno dei due dovrebbe andare sotto al ministero della Giustizia, il che è assurdo. O si è giudici e si è indipendenti, oppure si è qualcos'altro e bisogna vedere che cos'è questo qualcos'altro".
"Al momento non c'è un testo di riforma - ha detto Mancino a margine di una conferenza organizzata dall'Ordine degli avvocati di Avellino - e quindi non si può esprimere un parere. Ci sono propositi, molti velleitari, molti duttili e prudenti, molti altri non ancora definiti. Quando ci sarà una proposta definitiva, che è nei poteri del governo formulare, allora noi ci esprimeremo".
L'appello dei giudici. Sono molti i giudici indignati per l'attacco subito da Mesiano, che sono insorti per difendere il collega e per chiedere un fatto del genere che non avvenga mai più. "In democrazia tutti, le parti coinvolte nel processo come ogni cittadino, hanno diritto di criticare, anche nel modo più aspro ed acceso, i provvedimenti dei magistrati, con il solo limite della delegittimazione della funzione. - si legge nell'appello dei giudici - Ma a nessuno possono essere consentiti l'attacco e l'invasione della sfera privata della persona-magistrato, solo perché abbia emesso una decisione a taluno sgradita, senza che ciò comporti la violazione di regole elementari della convivenza civile prima ancora che di specifiche norme di legge".
(17 ottobre 2009)
Lo stato di agitazione. L'Associaziona nazionale magistrati proclama lo stato di agitazione, convocando assemblee in ogni distretto aperte a tutti i magistrati per valutare le iniziative da intraprendere, compreso lo sciopero. Il parlamentino delle toghe lo ha deciso all'unanimità, esprimendo "viva preoccupazione per il clima di costante tensione che attraversa il Paese e che oggi ha coinvolto anche le massime autorità di garanzia, con il rischio di alterare il delicato equilibrio tra i poteri dello Stato".
Palamara: "No a una riforma che riduca l'autonomia". "Stiamo vivendo un clima di tensione in cui l'Anm non vuole essere trascinata. - denuncia Palamara - Diciamo no ad una riforma costituzionale, difendiamo l'autonomia e l'indipendenza dei magistrati nell'interesse dei cittadini, vogliamo una riforma della giustizia per processi più veloci. Su questo tema siamo sempre pronti a confrontarci". Le polemiche degli ultimi giorni, scoppiate dopo la sentenza sul Lodo Alfano e "gli ignobili attacchi rivolti a colleghi - aggiunge il leader del sindacato delle toghe - non ci intimidiscono, ma è forte il malcontento all'iterno della magistratura".
In merito poi ad una riforma relativa all'elezione dei componenti del Csm, il presidente dell'Associazione magistrati ricorda come "al nostro interno abbiamo avviato una discussione per una 'autoriforma' anche per selezionare i rappresentanti al Csm. Ma altro è il ritorno al passato, prima della nascita della nostra Costituzione, con i pm sotto il controllo dell'Esecutivo".
Mancino: "No al Csm subordinato al ministero". Dello stesso parere anche il vicepresidente del Csm, Nicola Mancino: "A chi dice che bisogna fare un doppio Csm io dico che non si può, perché uno dei due dovrebbe andare sotto al ministero della Giustizia, il che è assurdo. O si è giudici e si è indipendenti, oppure si è qualcos'altro e bisogna vedere che cos'è questo qualcos'altro".
"Al momento non c'è un testo di riforma - ha detto Mancino a margine di una conferenza organizzata dall'Ordine degli avvocati di Avellino - e quindi non si può esprimere un parere. Ci sono propositi, molti velleitari, molti duttili e prudenti, molti altri non ancora definiti. Quando ci sarà una proposta definitiva, che è nei poteri del governo formulare, allora noi ci esprimeremo".
L'appello dei giudici. Sono molti i giudici indignati per l'attacco subito da Mesiano, che sono insorti per difendere il collega e per chiedere un fatto del genere che non avvenga mai più. "In democrazia tutti, le parti coinvolte nel processo come ogni cittadino, hanno diritto di criticare, anche nel modo più aspro ed acceso, i provvedimenti dei magistrati, con il solo limite della delegittimazione della funzione. - si legge nell'appello dei giudici - Ma a nessuno possono essere consentiti l'attacco e l'invasione della sfera privata della persona-magistrato, solo perché abbia emesso una decisione a taluno sgradita, senza che ciò comporti la violazione di regole elementari della convivenza civile prima ancora che di specifiche norme di legge".
(17 ottobre 2009)
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