domenica 18 ottobre 2009

Grasso: "C'erano contatti con la mafia la strage Borsellino accelerò la trattativa"


La trattativa con la mafia nei primi anni 90 c'è stata e anzi Cosa nostra aveva capito di poter ricattare lo Stato. A sostenerlo è il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, intervistato dal Tg3 della sera. E le sue parole rilanciano la polemica esplosa in questi giorni dopo la consegna alla Procura di Palermo delle copie di quello che il figlio di Vito Ciancimino assicura essere il "papello" elaborato da Riina per avviare la trattativa tra Stato e mafia.

E Piero Grasso spiega: "Quando Riina dice a Brusca, come lui ci riferisce, che 'si sono fatti sotto' vuol dire che è scattato il meccanismo di ricatto nei confronti dello Stato: la strage di Falcone ha funzionato in questo modo. L'accelerazione probabile della strage di Borsellino può allora essere servita a riattivare, ad accelerare la trattativa con i rappresentanti delle istituzioni".

"Anche via D'Amelio - sospetta Grasso - potrebbe essere stata fatta per 'riscaldare' la trattativa. In principio pensavano di attaccare il potere politico e avevano in cantiere gli assassinii di Calogero Mannino, di Claudio Martelli, Giulio Andreotti, Carlo Vizzini e forse mi sfugge qualche altro nome. Cambiano obiettivo probabilmente perché capiscono che non possono colpire chi dovrebbe esaudire le loro richieste. In questo senso si può dire che la trattativa abbia salvato la vita a molti politici".

Intanto in un'intervista a La storia siamo noi, in onda domani sera su RaiDue, Agnese Borsellino, vedova del magistrato ucciso, rivela: "Stranamente negli ultimi giorni che precedettero via d'Amelio, mio marito mi faceva abbassare la serranda della stanza da letto, perché diceva che ci potevano osservare dal Castello Utveggio". Il castello Utveggio si trova sul monte Pellegrino e domina dall'alto la città di Palermo; secondo alcuni esperti di mafia sarebbe stato un punto di osservazione da parte di apparati dei servizi segreti.

Ma sono molti gli interrogativi aperti dall'indagine della Procura di Palermo sulla presunta trattativa tra Stato e mafia e i riscontri sull'attendibilità del famoso "papello". In proposito l'ex presidente della Camera Luciano Violante non ha dubbi: "Quel documento pubblicato è una bufala: dico quello pubblicato, perché altri magari no". Secondo Violante si tratta di una falso perché nel documento "si fa riferimento a cose come il 41 bis o la dissociazione, che è un tema che verrà fuori molto tempo dopo" e occorre, quindi, "capire perché è uscito quel documento che è fasullo e che cosa voleva dire".

Non solo. Violante ipotizza scenari più oscuri. "Ho l'impressione - avverte - che il documento che la magistratura ha in mano sia diverso da quello pubblicato. Sta ai magistrati capire cosa è successo: sta a noi spingere senza interpretazioni di parte, perché la verità venga fuori".

(18 ottobre 2009)

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