domenica 4 ottobre 2009

I nastri di Patrizia all'ascolto dei pm - chiave per capire se il premier mente


di CARLO BONINI

Il Presidente del Consiglio e il suo ex ruffiano, Gianpaolo Tarantini, tornano ad avere un problema. Serio. Con un solo affondo - "Berlusconi sapeva che ero una escort. E che le altre ragazze erano escort come me" - Patrizia D'Addario strappa il canovaccio cui dall'inizio di questa storia hanno lavorato lo staff del Presidente ("Berlusconi? Tutt'al più un utilizzatore finale", Niccolò Ghedini) e gli avvocati di Tarantini, "l'ospite sbagliato" che la storiella raccontata sin qui ai pubblici ministeri vorrebbe ladro della buona fede dell'"inconsapevole" Presidente.

Di più: con quell'affondo, Patrizia D'Addario - quale testimone - pone al lavoro della Procura un'alternativa che non ammette conclusioni ambigue e che comporta conclusioni processuali opposte. Perché delle due l'una. O la D'Addario mente e allora la sua è una calunnia di cui il Presidente sarebbe vittima. O, se dice il vero, Berlusconi ha concorso con Tarantini nei reati di favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione.

Che sia questa la posta cruciale che torna a ballare nella vicenda barese lo dice la gran fretta con cui, ieri, Nicola Quaranta e Nico D'Ascola, gli avvocati di Tarantini, dettano una nota che torna a scavare un fossato tra il ruffiano di Palazzo Grazioli e "l'inconsapevole utilizzatore finale". "Tarantini - si legge - non ha presentato la D'Addario al Presidente come escort. Non esisteva un accordo per prestazioni sessuali pre-commissionate. Tarantini non ha mai chiesto alla D'Addario un curriculum per una sua candidatura alle elezioni europee. Tarantini non ha mai accompagnato a Palazzo Grazioli un numero indeterminato di ragazze, ma al massimo due o tre per fare bella figura. In quelle cene non si è mai verificato nulla di inconsueto".

Ma che sia questa la posta lo dicono anche le parole con cui il procuratore Antonio Laudati, al di là delle clausole di stile ("Non ho visto Annozero, e mi sto impegnando perché i processi si facciano in aula"), informa che, a tre mesi dal loro deposito, è finalmente iniziato, insieme a quello delle centinaia di intercettazioni telefoniche dei colloqui tra Berlusconi e Tarantini, il lavoro di trascrizione dei nastri consegnati alla Procura dalla D'Addario. Diverse ore di registrazioni che documentano le sue conversazioni con il Presidente, con Gianpaolo Tarantini e con Barbara Montereale, una delle altre ragazze presenti a Palazzo Grazioli.

Del contenuto di quei nastri è stata svelata sin qui solo una parte (ne ha dato conto l'Espresso in luglio). Ma è in quelli ancora coperti dal segreto che sarebbe la prova che la D'Addario non mente o quantomeno non si avventura nell'accreditare la "consapevolezza" del Presidente. Del resto, è un fatto che in quei nastri siano le conversazioni telefoniche tra la D'Addario e la Montereale. E che in quelle conversazioni si discuta delle "buste" di denaro del Presidente di cui la stessa Montereale avrebbe poi dato conto a Repubblica già a fine giugno ("Gianpaolo ci diceva che chi rimaneva la notte con il premier riceveva dal Presidente direttamente una busta").

Così come è significativo che - come riferito ieri dal Fatto - nei nastri che documentano la prima delle cene cui la D'Addario partecipò a Palazzo Grazioli, si possa distinguere il Presidente fare un divertito cenno al "Sistema Tarantini": "Giampaolo mi ha detto che siccome vado a Pechino, vuole venire giù, perché ai medici della mutua lui dice: tu gli dai la geisha e loro ti ordinano la protesi".

A Bari, le gheishe si chiamavano escort. La contropartita erano anche gli appalti per le protesi. E qualcos'altro. Come ha spiegato Marcello Vernola, ex europarlamentare Pdl: "Alle Europee le ragazze da candidare nella circoscrizione meridionale dovevano essere otto. Ricordo nitidamente le voci su Patrizia D'Addario e Angela Sozio come candidate praticamente sicure".

(3 ottobre 2009)

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