martedì 6 ottobre 2009

Il giorno del Lodo Alfano - oggi lo scontro alla Consulta


di LIANA MILELLA

Il ciclone "lodo Mondadori" s'abbatte sulla Consulta alla vigilia della grande ouverture sul lodo Alfano. Mai tanti accrediti, tra stampa italiana ed estera, sono stati chiesti per vedere (i più fortunati) o solo ascoltare (nella saletta avvocati col circuito chiuso) l'udienza pubblica sul caso giuridico più atteso dell'anno. Appuntamento alle 9 e 30, sala stucchi e specchi al secondo piano del palazzo che s'affaccia sul Quirinale, dove le 15 alte toghe ascoltano abitualmente ricorrenti e difensori.

Il lodo Alfano è al primo punto nell'ordine del giorno, e ci vorranno un paio d'ore per sentire la relazione di Franco Gallo, le difese di Berlusconi (Niccolò Ghedini, Piero Longo, Gaetano Pecorella), l'avvocatura dello Stato (Glauco Nori), il legale della procura di Milano che si è affidata al presidente dei costituzionalisti italiani Alessandro Pace. La prima scaramuccia ci potrebbe essere proprio su Pace perché i giudici potrebbero rifiutare la costituzione della procura. Due ore senza grosse sorprese, ognuno reciterà la parte che sta già scritta nelle memorie depositate a settembre. Né i giudici lasceranno trapelare alcun orientamento. Anche la relazione di Gallo si limiterà a fornire lo stato giuridico dei ricorsi, tre in tutto, due della procura di Milano per i processi Mills e diritti tv, uno del gip di Roma che deve decidere se rinviare a giudizio Berlusconi per la tentata compravendita dei senatori con l'obiettivo di far cadere Prodi. A mezzogiorno i protagonisti del lodo lasceranno il palazzo e i giudici passeranno alle altre udienze della giornata. Solo nel pomeriggio s'aprirà la camera di consiglio segreta.

Le previsioni sui tempi ieri si rincorrevano. Due le ipotesi: una decisione in serata o al massimo domani, per tagliare d'un colpo l'attesa politica; o un rinvio alla prossima settimana per non dare l'impressione di una sentenza già scritta e soprattutto per allontanare il lodo Alfano dall'incombente querelle sul lodo Mondadori. La Corte, insistono i giudici, non prende "decisioni politiche, ma solo tecniche". E allora meglio cercare di garantirsi un momento politicamente più freddo. Ammesso che ciò sia mai possibile per una decisione di per sé "pesante". Basta leggere le parole di Antonio Di Pietro che ha ribadito la richiesta di "bocciare" il lodo. "Dopo la violenza sulla Costituzione con il voto favorevole allo scudo fiscale ci auguriamo che non ci sia un altro strappo con un'interpretazione restrittiva e puramente formale di avallo al lodo Alfano". E ancora: "Questa sarebbe una brutta pagina nei 60 anni della Corte perché gli interessi di un corruttore che vuole scampare al peggio non valgono una briciola della sua reputazione". Di Pietro, per contro, agita il suo referendum anti-lodo.

La Consulta sarà al gran completo, 15 giudici su 15. Ci saranno, né si asterranno i due, Mazzella e Napolitano, che a maggio hanno partecipato a una cena, a casa del primo, con il Cavaliere, Alfano, Letta, Vizzini, Bruno. Il conflitto d'interessi c'era tutto, ma alla Corte hanno preferito soprassedere.

(6 ottobre 2009)

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