lunedì 5 ottobre 2009

Lodo Alfano, irritazione alla Consulta. Domani si apre la seduta sulla legge


di LIANA MILELLA

"Sarà una decisione tecnica, e basta. Come tutte quelle che, di continuo, vengono prese qui alla Corte costituzionale. Chi cerca di colpire il nostro prestigio etichettando le nostre sentenze come "politiche" tenta solo di esercitare una pressione che respingiamo in quanto indebita". Lo sfogo dell'alto giudice della Corte non potrebbe essere più risentito di così. E rispecchia il mood che si respira in queste ultime ore di vigilia nel palazzo che fronteggia il Quirinale prima della seduta pubblica sul lodo Alfano, domattina alle 9 e trenta nella sala specchi e stucchi dorati. "Una decisione e poi una sentenza come le altre, né più né meno" ripete il giudice che non autorizza a "firmare" con nome e cognome il suo scatto di fastidio.

Una decisione che potrebbe richiedere un solo pomeriggio di discussione, giusto domani, o anche di più. Per ora c'è un solo fatto certo: nel ruolo della Consulta l'illustrazione pubblica sul lodo Alfano ha il primo posto. E, stimano i giudici, gli interventi non prenderanno più di un paio d'ore. Il relatore Franco Gallo, i difensori di Berlusconi Niccolò Ghedini, Piero Longo, Gaetano Pecorella, l'avvocato della procura di Milano Alessandro Pace, l'avvocato dello Stato Glauco Nori. Poi seguiranno le altre cause. Nel pomeriggio i giudici si riuniranno in camera di consiglio. E qui basterà che uno solo dei 15 chieda di rinviare il caso per un ulteriore approfondimento e il presidente Francesco Amirante, che fu il relatore della precedente sentenza sul lodo Schifani, non potrà opporre un diniego.

Gli ultimi sondaggi interni sul possibile risultato non danno un esito diverso da quella che Repubblica ha già reso noto il 24 settembre. Tutte i giudici parteciperanno alla seduta e voteranno perché le due toghe, Luigi Mazzella e Paolo Maria Napolitano, che a maggio hanno cenato (con Berlusconi, Letta, Alfano, Vizzini, Bruno) a casa dello stesso Mazzella, non ci pensano proprio a farsi da parte. Di fatto la questione è stata accantonata. La Corte comunque è spaccata. Sette alte toghe sono propense a bocciare il lodo Alfano che, con la sospensione dei processi, di fatto attribuisce un'immunità a quattro alte cariche dello Stato, viola il principio di uguaglianza, e avrebbe richiesto una legge costituzionale. Cinque giudici sono propensi a licenziare il lodo, motivandolo con la precedente sentenza della Corte cui il governo si sarebbe attenuto e che ha portato Napolitano a firmare la legge. Tre restano incerti, e il loro voto sarà determinante per una decisione che avrà un impatto politico molto forte. Tant'è che il pd Francesco Rutelli, qualora il lodo venisse bocciato, ipotizza "un governo del presidente che faccia quelle riforme necessarie che Berlusconi non è riuscito a fare".

Nello stretto entourage del premier il nervosismo è palpabile. Il Guardasigilli Angelino Alfano, di fronte alle continue domande sull'esito del giudizio, dà sempre risposte di rito, come ieri a Caltagirone: "Attendiamo fiduciosi il giudizio della Consulta". Lui e Ghedini già pensano a un futuro lodo qualora questo venga bocciato o quantomeno azzoppato. Ma la via è impervia. Scriveva ieri sul Fatto la costituzionalista Lorenza Carlassare: "Riapprovare una norma dichiarata illegittima non è consentito perché la Costituzione e le istituzioni di garanzia non sarebbero che un'inutile farsa e l'ordinamento intero un vuoto castello di carte smontabile a piacere". Ma Berlusconi, per i processi Mills e diritti Tv, non può fare a meno di uno scudo.

(5 ottobre 2009)

2 commenti:

Francy274 ha detto...

Che gran pagliacciata è la Repubblica Italiana, l'hanno ridotta ad un ammasso di leggi che tutto tutelano tranne che i cittadini onesti, che vadano all'inferno

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

D'ACCORDO