venerdì 9 ottobre 2009

Il regime che non c'è


In Italia non c’è il regime. Un regime non prevede una Cor­te Costituzionale che boccia una legge di fondamentale importanza per il primo ministro. Un regime non contempla un’articolazione di poteri e di contrappesi, la voce dell’opposizione che si fa sentire attraverso la televisione (pubblica), la protesta sociale di chi patisce gli effetti della crisi, la magistratura che, presumibilmente, è in procinto di rimettere in moto un’attività ibernata per il tempo in cui un Lodo faceva da scudo al premier.

Il regime non c’è, nei fatti. Ma aleggia il suo fantasma, ne­gli spiriti. In quelli di sinistra che non sanno vivere senza la sindrome emergenzialista di una cittadella democratica sul punto di essere espugnata dal tiranno. E in quelli di destra che intravedono in ogni criti­ca un colpo di mano, in ogni critica un complotto nell’om­bra, in ogni sentenza (sfavore­vole) la traccia di un cospirato­re che trama nell’ombra. È come se l’Italia bipolare fosse incapace di vivere sen­za il pericolo del Nemico alle porte. E sono più di quindici anni che quest’ossessione ap­pare dominante. Nella legisla­tura 2001-2006, anch’essa go­vernata da Berlusconi, la pau­ra del regime, anzi la certezza che un regime si fosse già im­posto, portò l’opposizione sulle barricate, ridiede fuoco a una passione politica spen­ta, fece da sottofondo psicolo­gico- politico a quella riedizio­ne quasi ciellenistica del­l’Unione che riportò provviso­riamente il centrosinistra al governo, ma con la fragile e caotica eterogeneità che ne determinò lo squagliamento. A destra la percezione di un leader provvisto di uno strabi­liante consenso elettorale, ma costretto a subire le mano­vre del Palazzo (stampa e ma­gistratura, istituzioni e persi­no il Quirinale) che lo vorreb­be disarcionare, è stata il car­burante di una visione mani­chea quasi impossibile da ab­bandonare. La paura del «re­gime berlusconiano» compat­ta e galvanizza i suoi avversa­ri depressi dalla sconfitta.

La paura del «regime della sini­stra» giustifica l’arroccamen­to del centrodestra nella sua fortezza, il clima di conflitto permanente, l’impossibilità (intravista il 25 aprile attra­verso l’immagine di Berlusco­ni con il fazzoletto partigiano al collo) di pacificarsi con l’Italia, pur minoritaria, che non l’ha votato. Il fantasma del regime è però un veleno che agisce in profondità. Incendia la lotta politica, ma intossicandola con un clima di sospetti incrociati, di guerra civile a bassa intensità, di reciproca e permanente delegittimazione. Non il regime, ma il caos, un ininterrotto comizio che seppellisce la normalità politica rinfocolando un forsennato spirito di fazione che è la deformazione caricaturale del bipolarismo. Il regime non c’è, ma il suo spettro può generare frutti ancora peggiori. Travolgere istituzioni. Alimentare una rissa interminabile tra le truppe contrapposte, ma incomprensibile agli italiani che non sono militanti ma seguono allibiti la politica dei blitz e degli agguati, delle urla e dei proclami stentorei che ci perseguita implacabile da quindici anni. Incapaci, una buona volta, di voltare pagina.

Pierluigi Battista
09 ottobre 2009

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

QUESTA MATTINA MI VA DI DIVERTIRMI.
P.Q.M. VI PROPINO L'OPINIONE DI PIGI BATTISTA - COME LO CHIAMA TRAVAGLIO - CHE ATTACCA SUBITO A SCRIVERE SCIOCCHEZZE MA IN MALA FEDE.
EGLI CONFONDE DI PROPOSITO IL REGIME AUTORITARIO CON IL REGIME DITTATORIALE.
IN ITALIA IL REGIME C'E', NON C'E' (NON ANCORA) DITTATURA.
QUESTA FRASE " Un regime non prevede una Cor­te Costituzionale che boccia una legge di fondamentale importanza per il primo ministro" E' DI UNA SPUDORATEZZA UNICA. INFATTI, A MIO GIUDIZIO, IL PRIMO MINISTRO NON E' OGGETTO DI UN ACCANIMENTO GIUDIZIARIO.
DI ACCANIMENTO GIUDIZIARIO SI POTREBBE PARLARE SE PER LO STESSO REATO CI FOSSE UNA SERIE INFINITA DI PROCESSI.
SE INVECE SI INSTAURA UNA SERIE DI PROCESSI OGNUNO PER FATTI DELITTUOSI COMMESSI IN PIU' TEMPI E DI DIVERSA NATURA, ALLORA VUOL DIRE CHE LA MAGISTRATURA FA IL SUO DOVERE, NON ALTRO.
SPERO CHE IL LETTORE NON ABBIA VOMITATO.