Eccola lì, Roberta Serdoz, nel suo tailleur scuro, i suo capelli perfetti, il sorriso disponibile, in mano un microfono e nel cuore chissà cosa. Nel palazzo della Provincia c’è un convegno sulle donne e lei modera con stile e ironia, professionale, sorridente fino alla fine, anche quando spiega che «così abbiamo capito come andare avanti nei momenti difficili e non buttarci giù». Pausa breve, applauso della platea. Alla fine, l’impressione di molti è che la moglie di Piero Marrazzo — al quinto giorno di scandalo — oltre che moderare un dibattito, sia venuta a dare una lezione. Di dignità. Del resto, in questa mattinata, non ha fatto altro che dimostrare una sua vecchia teoria, una di quelle dette più volte alle amiche, in momenti nei quali nessuno le chiedeva di provarlo con i fatti: «Le donne nei frangenti difficili non crollano, resistono».
Lei sta dimostrando giorno dopo giorno la sua capacità di resistere alla bufera, alle battute di dubbio gusto, alla solidarietà formale che arriva dalla politica: prima è tornata in video, lunedì a Linea Notte, poi, in questa mattinata, s’è mostrata in pubblico. Arriva col suo pantalone scuro, il top chiaro sotto la giacca, i capelli con la frangetta, il sorriso quasi costante: «Cominciamo?». Si vede che ha voglia di non rimanere ferma, di «ricominciare, di riprendermi la mia vita — come racconta alle amiche — e per questo sono tornata a lavorare dopo così pochi giorni ». A chi le chiede cosa accadrà adesso, dice poche parole: «Io so che amo Piero, che abbiamo una figlia assieme, che il mondo c’è crollato addosso. Ma so anche che in qualche modo, tutti assieme, ne verremo fuori». Alcune donne, nei momenti difficili, non si spostano di un millimetro.
Gli ultimi giorni sono stati terribili, per lei: anche la sua pagina Facebook, lo dimostra. Alle sette della sera di giovedì — poche ore prima di scoprire dai giornali del ricatto, del video — lei posta una frase di Barack Obama: «Michelle fa molti più sacrifici di me». Alla citazione, fa seguire un commento: «Ma ne esiste uno solo di uomo così?». Poche ore dopo, per lei e per la sua famiglia, comincia l’incubo. Torna a scrivere sul social network la notte tra sabato e domenica, all’apice dello scandalo: «Grazie a tutti». Perché per giorni i suoi amici hanno postato un elenco infinito di «Coraggio », di «Ti penso molto», di «Tieni duro». Sembra niente, in periodi così sfortunati, invece «grazie a tutti». Ed eccola lì, di buon mattino, solida e professionale, oppure disponibile e gentile quando saluta alcuni collaboratori del presidente della Provincia, vecchi amici, facce conosciute in giorni migliori. E, con alcuni, un poco racconta: «Il giorno più difficile è stato venerdì, il giorno e la notte». Lei, all’inizio, ha pensato che fosse tutto il frutto marcito della campagna elettorale. Poi, venerdì, la verità. E lei che manda un messaggio alle amiche: «So che è appena cominciata». Tre giorni dopo, la sua prima uscita pubblica. «Quando decide di non far trasparire nulla è perfetta», spiega una persona che le è molto vicina. Non è così, non esattamente, non oggi almeno: quando Nicola Zingaretti la saluta, prima del convegno, lei un poco si commuove. Qualche secondo, non di più. Poi si passa rapida una mano sulle gote, sorride, come se niente fosse. Impossibile capire cos’abbia dentro, cosa le attraversi il cuore mentre sorride e presenta, modera il dibattito, spiega alla platea. Quando si confida con chi le è caro, ripete che rimarrà «vicino a Piero, ad ogni costo». Poi, certo, non deve essere facile. C’è una frase che nelle ultime ore ripete spesso, Roberta Serdoz, a chi le chiede cosa abbia intenzione di fare: «Tutto quello che è possibile, perché tutto deve andare avanti». Ha questo modo di reagire — questa dignità — che le permette di mostrare una normalità eccezionale, in questi giorni crudeli. Alla fine del convegno, la hostess le porge un bouquet bellissimo, qualche rosa rossa ma soprattutto bianche. Lei le accetta e va via, veloce per evitare i giornalisti. E per quanto corra si vede, che non si sposta di un millimetro.
Alessandro Capponi
28 ottobre 2009
Lei sta dimostrando giorno dopo giorno la sua capacità di resistere alla bufera, alle battute di dubbio gusto, alla solidarietà formale che arriva dalla politica: prima è tornata in video, lunedì a Linea Notte, poi, in questa mattinata, s’è mostrata in pubblico. Arriva col suo pantalone scuro, il top chiaro sotto la giacca, i capelli con la frangetta, il sorriso quasi costante: «Cominciamo?». Si vede che ha voglia di non rimanere ferma, di «ricominciare, di riprendermi la mia vita — come racconta alle amiche — e per questo sono tornata a lavorare dopo così pochi giorni ». A chi le chiede cosa accadrà adesso, dice poche parole: «Io so che amo Piero, che abbiamo una figlia assieme, che il mondo c’è crollato addosso. Ma so anche che in qualche modo, tutti assieme, ne verremo fuori». Alcune donne, nei momenti difficili, non si spostano di un millimetro.
Gli ultimi giorni sono stati terribili, per lei: anche la sua pagina Facebook, lo dimostra. Alle sette della sera di giovedì — poche ore prima di scoprire dai giornali del ricatto, del video — lei posta una frase di Barack Obama: «Michelle fa molti più sacrifici di me». Alla citazione, fa seguire un commento: «Ma ne esiste uno solo di uomo così?». Poche ore dopo, per lei e per la sua famiglia, comincia l’incubo. Torna a scrivere sul social network la notte tra sabato e domenica, all’apice dello scandalo: «Grazie a tutti». Perché per giorni i suoi amici hanno postato un elenco infinito di «Coraggio », di «Ti penso molto», di «Tieni duro». Sembra niente, in periodi così sfortunati, invece «grazie a tutti». Ed eccola lì, di buon mattino, solida e professionale, oppure disponibile e gentile quando saluta alcuni collaboratori del presidente della Provincia, vecchi amici, facce conosciute in giorni migliori. E, con alcuni, un poco racconta: «Il giorno più difficile è stato venerdì, il giorno e la notte». Lei, all’inizio, ha pensato che fosse tutto il frutto marcito della campagna elettorale. Poi, venerdì, la verità. E lei che manda un messaggio alle amiche: «So che è appena cominciata». Tre giorni dopo, la sua prima uscita pubblica. «Quando decide di non far trasparire nulla è perfetta», spiega una persona che le è molto vicina. Non è così, non esattamente, non oggi almeno: quando Nicola Zingaretti la saluta, prima del convegno, lei un poco si commuove. Qualche secondo, non di più. Poi si passa rapida una mano sulle gote, sorride, come se niente fosse. Impossibile capire cos’abbia dentro, cosa le attraversi il cuore mentre sorride e presenta, modera il dibattito, spiega alla platea. Quando si confida con chi le è caro, ripete che rimarrà «vicino a Piero, ad ogni costo». Poi, certo, non deve essere facile. C’è una frase che nelle ultime ore ripete spesso, Roberta Serdoz, a chi le chiede cosa abbia intenzione di fare: «Tutto quello che è possibile, perché tutto deve andare avanti». Ha questo modo di reagire — questa dignità — che le permette di mostrare una normalità eccezionale, in questi giorni crudeli. Alla fine del convegno, la hostess le porge un bouquet bellissimo, qualche rosa rossa ma soprattutto bianche. Lei le accetta e va via, veloce per evitare i giornalisti. E per quanto corra si vede, che non si sposta di un millimetro.
Alessandro Capponi
28 ottobre 2009
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