sabato 24 ottobre 2009

LA VITA FERITA DOPO LO STUPRO


Era minorenne quando è stata violentata da otto ragazzi.
È successo due anni fa a Montalto di Castro, un paese che le ha voltato le spalle e colpevolizzata
di Beatrice Borromeo


“LO SFORZO CHE FACCIO PER PARLARE OGGI non può capirlo nessuno. Avevo messo un punto su questa storia, perché sono esaurita, non ce la faccio più. Grazie a Dio lavoro e non ho il tempo di leggere i giornali. Ma quello che hanno scritto in questi giorni me l'hanno raccontato. E non è tollerabile”.
Chiamiamola Claudia, perché il suo nome non è mai apparso, né deve apparire. Claudia è stata violentata da un branco di 8 ragazzi, nel 2007, sulle colline di Montalto di Castro, nell'alto Lazio. Aveva 15 anni e anche gli otto stupratori erano, all’epoca, minorenni. Oggi hanno confessato e, come prevede la legge, sono stati affidati per due anni al Comune (niente prigione). Se supereranno questa ‘prova’, il reato sarà estinto. Come se nulla fosse successo. “Io non ho mai fatto male a nessuno, loro sì. Non si sono mai pentiti, hanno confessato soltanto per non scontare la pena. E il tribunale ha deciso di metterli in prova: una punizione del cazzo, questi animali non hanno pagato e non pagheranno. Da due anni vivo nell'inferno, e per almeno altri due anni sarà lo stesso. Non è solo la mia vita che hanno rovinato. Hanno distrutto una famiglia. Io ho solo i miei genitori e i miei fratelli. Per fortuna siamo uniti. Se non fosse per loro, non avrei nessun motivo per vivere. Non sarei più qui”.
Claudia oggi ha 18 anni. A esprimere la sua posizione finora è sempre stata Daniela Bizzarri, consigliere delle Pari opportunità alla provincia di Viterbo. Ma negli ultimi giorni i quotidiani sono tornati a occuparsi della vicenda, e hanno riportato prevalentemente le voci di chi sostiene i violentatori . “Da una settimana, da quando hanno riaperto la mia ferita, non smetto di piangere. I giornali riportano le dichiarazioni di un paese connivente, senza giudicare. Avevo iniziato a riprendermi, ma tutti i miei miglioramenti sono svaniti. Ci si rende conto di quanto è sbagliato sbattermi sulla stampa senza porsi il problema degli effetti, senza ci sia una condanna chiara alla violenza che ho subito? Perché i giornali parlano sempre al condizionale? Dicono 'i presunti stupratori' e 'avrebbero violentato'. Hanno confessato, è a verbale! Cos'altro serve a un Paese per prendere posizione? Tutti dicono di volermi aiutare, ma vogliono solo farsi pubblicità. Pure il sindaco di Tarquinia, che nelle interviste dice di essere a mia disposizione, si è negato per ben due volte quando mia madre ha cercato d'incontrarlo. I giornalisti mi hanno offerto di tutto: soldi, tv, un libro”. Ma soltanto adesso Claudia ha deciso di raccontare la sua storia: “Parlo per la prima volta e lo faccio perché si è oltrepassato il limite della decenza. Del resto non m'importa”.
IL PAESE. A Montalto di Castro stanno quasi tutti dalla stessa parte: quella degli stupratori. “Sono bravi ragazzi, la colpa è di lei”, dicono. “Non è vero niente, non hanno bisogno di violentare, lei è una facile”. E ancora: “Avessi avuto 13 anni mi sarei messo in fila”, ha dichiarato al Corriere della Sera un settantenne. Nessuna voce fuori dal coro: studenti, genitori, carabinieri, addirittura il Sindaco. Che ha anche pagato 20.000 euro di spese legali ai rei confessi. “Non so perché ce l'hanno tutti con me - dice Claudia - Montalto è un paese piccolo e si conoscono tutti. Quando vengo a sapere quello che dicono, impazzisco. Mio padre sta male, ha denunciato il settantenne e ha fatto bene. Come può una persona adulta dire e pensare certe cose? Montalto è un paese di deficienti, persino le donne dicono che è colpa mia. Avevo un'amica, era la mia migliore amica. Io sono di Tarquinia e quando andavo a Montalto dormivo da lei. È stata lei a portarmi a quella festa, due estati fa. Mi ha presentato quei ragazzi. La notte, dopo lo stupro, è stata lei a trovarmi nella pineta. A terra, in lacrime. Mi ha portata a casa, mi ha consolata”. Poi i rapporti tra Claudia e la sua amica sono cambiati. Questa la spiegazione: “Due giorni dopo eravamo a scuola, c'erano i carabinieri perché dovevo riconoscere le foto degli aggressori. Ma quelli sono ragazzi ricchi, figli di gente che in paese conta. E quindi la mia amica, davanti ai compagni, è diventata un'altra. Mi ha dato uno schiaffo in classe davanti a tutti, urlando: 'Bugiarda, ipocrita, è colpa tua!'. Vorrei poterlo spiegare, quanto fa male il tradimento”.
IL SINDACO. La violenza è diventata anche un caso politico. Ma senza conseguenze. "Il sindaco di Montalto, Salvatore Carai, è lo zio di uno degli stupratori. Ecco perché li difende: per aiutare il nipote, doveva aiutarli tutti”, racconta Claudia. Due anni fa, il capogruppo Partito democratico al Senato Anna Finocchiaro si schierò contro Carai che aveva anticipato le spese legali a sei degli otto stupratori. “Quei soldi - replicò all'epoca il Sindaco - servono per il reinserimento. La Finocchiaro è una talebana del cazzo”. Oggi però Carai e la Finocchiaro si trovano dalla stessa parte a sostenere il candidato Pierluigi Bersani alla guida del Pd, in vista delle prossime primarie. Il partito non ha mai preso provvedimenti contro Carai. Claudia scoppia a piangere dalla rabbia: “Voglio chiedere al Pd: com'è possibile che quel signore continui a fare il sindaco? Perché non lo cacciate? Non ha nemmeno ritirato la delibera con cui finanzia gli stupratori con 20.000 euro. E ha avuto il coraggio di dire che a me non ha dato soldi solo perché non li ho chiesti. Questa è la famiglia Carai”. Claudia non ce l'ha, infatti, soltanto con il sindaco e con il nipote: “La signora Carai, madre dello stupratore, ha offerto a un mio amico di pagargli l’Università a Roma, se avesse testimoniato contro di me dicendo che sono una facile. Grazie al cielo il mio amico non si è fatto corrompere e l’ha denunciata. Hanno provato fino all’ultimo a sostenere in tribunale che la colpa era mia. Quei ragazzi hanno confessato solo per convenienza”.
LE ACCUSE. Una delle accuse che rivolgono a Claudia, per insinuare il dubbio che abbia provocato i suoi aguzzini e che in fondo se la sia cercata, è di essere bella e vestirsi in modo sexy. “È vero, sono una bella ragazza, per fortuna. Mi rinfacciano il fatto che la notte che mi hanno stuprata indossavo una minigonna. È forse una colpa? Anche se una donna andasse in giro nuda, nessuno avrebbe il diritto di toccarla. Avevo una minigonna: vuol dire che meritavo di essere violentata da otto persone? Se metto una gonna sono una puttana? Magari fossi stata consenziente, come dicono. La mia vita non sarebbe finita quando avevo 15 anni. Ero una bambina. Se mi fosse successo a 40 anni, forse avrei potuto andare avanti. Ma ora, no”. Claudia parla con orgoglio e con la consapevolezza che nulla legittima la violenza su una donna, tanto meno il modo in cui si veste. Ma il suo atteggiamento è cambiato, i segni di quella notte le si leggono in faccia, si vedono nella vita di ogni giorno: “Nulla è come prima, non mi vesto più così. Sono sempre coperta, penso costantemente a cosa indossare per non farmi notare da nessuno. Sono completamente cambiata. Il mio carattere è cambiato. Non sono più stata felice”. Claudia riesce a smettere di piangere solo quando si arrabbia : “Vorrei svegliarmi una mattina e leggere che sono tutti morti. Tutti e otto. Che li hanno impiccati. Perché loro hanno ucciso me. Stuprare una ragazza, o ucciderla, è la stessa cosa. Io ho paura a stare da sola anche in casa mia. Vi rendete conto cosa significa avere il terrore di stare in casa, il posto dove tutti si sentono protetti? Non esco senza i miei fratelli o i miei genitori. Che vita è? Non la auguro a nessuno. Eppure ci ho provato, a voltare pagina. Ho nuovi amici, anche perché i vecchi mi hanno abbandonata. Tutti. Per un periodo mi sono trasferita a Roma, ma una mattina ho incontrato uno degli stupratori e mi sono sentita male. Sono svenuta quattro volte in due giorni. Ho la pressione bassissima, e mi porto sempre dietro lo zucchero perché mi capita spesso di avere mancamenti. Non riesco a stare in piedi a lungo. Sono cambiata anche fisicamente”.
La denuncia di Claudia arriva in un momento politico in cui si discute molto di leggi anti-stalker, di proposte (come quella di Dario Franceschini) per tutelare le donne, di appelli a difesa della dignità femminile e polemiche per le battute poco eleganti di Berlusconi. Si parla di mettere al centro i giovani, il futuro. Di giustizia. Claudia è stata lasciata completamente sola, dalla politica e dalla legge : “Queste leggi e queste battaglie non servono a nulla. Se altre ragazze vedono quello che è successo a me, non denunceranno mai più uno stupro. Non conviene. Se io potessi tornare indietro, non aprirei bocca. Starei zitta, perché il tempo passa, la gente dimentica. Io cosa ho ottenuto?”.

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