lunedì 26 ottobre 2009

L'ex ministro pensa alla squadra. L'ipotesi della Bindi presidente


Alle nove e mezzo di sera Pier Luigi Bersani è segretario del Pd con il 53 per cento dei voti. Ma sono proiezioni, le prime, e per questa ragione l'ex ministro del governo Prodi invita tutti i suoi sostenitori alla «cautela»: «Non sta andando male, ma prudenza». Se non altro perché i numeri sono ancora ballerini: c'è una forbice del 4 per cento, il che significa che quel 53 potrebbe diventare 57 ma anche 49. Rientrato da Piacenza, dove ha votato, Bersani si è asserragliato insieme ai suoi nella sede del suo comitato elettorale a Roma: preferisce aspettar lì i primi risultati, insieme ad alcuni dirigenti della sua mozione. Solo alle 23, entrando nella sede del Nazareno, finalmente può dire: «Dentro la vittoria di tutti c'è anche la mia».

Anche Massimo D'Alema comincia a commentare: «È stata una scelta chiara: si è visto che gli iscritti non sono marziani». Prima, nel quartier generale di santi Apostoli, l'ex premier aveva invitato tutti alla prudenza: niente dichiarazioni anzitempo. C'erano comunque già voti confortanti: quelli della Lombardia e del Piemonte con una certa celerità e promettono bene. Ma è ancora troppo presto. L'attesa del risultato definitivo è snervante, anche perché a seconda del margine di vantaggio l'ex ministro del governo Prodi potrà usufruire di uno spazio di manovra che gli consenta di metter mano agli organigrammi di partito con una certa disinvoltura, senza la preoccupazione di possibili scissioni. Per la presidenza del Pd Bersani ha già in mente un nome. Quello di Rosy Bindi. Anche perché le donne che sostengono l'ex ministro ritengono che sia lei la persona giusta, come diceva qualche giorno fa Livia Turco: «Ci vuole assolutamente una donna come presidente, di questo siamo convinte tutte, e ci sono solo due nomi possibili, quello di Bindi e Finocchiaro, ma Anna è già capogruppo al Senato».

E a proposito di capigruppo, è assai probabile che almeno quello della Camera cambi. E' difficile che il franceschiniano Antonello Soro mantenga quella poltrona. E non è solo una questione di spartizioni tra correnti. In molti si sono lamentati per la mancanza di polso dell'attuale presidente dei deputati. Un esempio per tutti, la vicenda degli assenti del Pd nella votazione sullo scudo fiscale. Quella volta non erano stati lanciati i soliti messaggi insistenti in cui si chiede l'obbligo di presenza, come si fa nelle occasioni particolari. Chi potrebbe prendere il posto di Soro? L'avrebbe voluto volentieri Piero Fassino quando credeva che vincesse Franceschini. Così non è stato. In questi giorni si era fatto anche il nome di Enrico Letta. Ma non è detto che la poltronissima della presidenza del gruppo a Montecitorio finisca a un esponente della mozione Bersani. Quel posto potrebbe diventare oggetto di trattativa con l'area che fa capo a Franceschini. Non è un mistero per nessuno, infatti, che dentro il Pd gli ex popolari come Franco Marini e Beppe Fioroni abbiano già lanciato un'offensiva diplomatica nei confronti di Bersani e di D'Alema. L'altro giorno, in Transatlantico, Fioroni diceva sorridendo: «Io comunque vada vinco». Una battuta, ma fino a un certo punto. Del resto, è nell'interesse di Bersani tenere il partito il più possibile «unito»: l'ex ministro di Prodi lo ha ripetuto molte volte e lo ha ribadito anche ieri sera con i suoi. Sembra invece tramontata l'ipotesi che, pure era circolata, di un'offerta della presidenza del gruppo della Camera a Franceschini. Lui non accetterebbe mai: piuttosto l'ex segretario sembra intenzionato, almeno per ora, a capeggiare l'opposizione interna. con gran piacere di Bersani, il quale è convinto che assumendo quel ruolo Franceschini arginerà l'emorragia dei veltroniani, quasi tutti assai poco propensi alla trattativa, alcuni intenzionati a defilarsi se non ad andarsene. Da segretario Bersani dovrà giocare un'altra partita tutta interna. Quella con i "suoi" alleati. In particolare con Massimo D'Alema. Quanti dirigenti vicini al presidente della Fondazione Italianieuropei verranno piazzati nei posti-chiave del partito? Si parla già di Gianni Cuperlo all'informazione, il ruolo ricoperto finora da Paolo Gentiloni. E l'importanza che avranno i dalemiani nel nuovo organigramma sarà un fattore nient'affatto trascurabile per il futuro del Pd.

Maria Teresa Meli
26 ottobre 2009

6 commenti:

andrea rubiu ha detto...

Tanti auguri a Pierluigi Bersani per la nuova carica che ricopre! ora, simpatizzanti o meno, ci si augura che il PD conquisti una linea guida politica ben definita. sentendo le parole del nuovo segretario parrebbe proprio così, infatti Bersani afferma di voler inserire il PD sulla scia del socialismo europeo, conferendo al partito una maggiore identità di sinistra. una scelta di questo genere rappresenta la fine delle campagne elettorali gratuite nei confronti di Berlusconi, che acquista voti grazie ai partiti come il precedente PD e l'IDV che si schierano esplicitamente più contro il Premier, che contro il Governo. se le promesse di Bersani si dovessero realizzare, l'assetto italiano si modificherebbe avendo un partito di sinistra (PD), uno antiberlusconiano (IDV), il partito di centro(UDC) e un partito di destra (Lega/PDL). in questo modo anche gli elettori potranno esprimere al meglio le proprie preferenze, ma dovranno tutti fare i conti con la crescita esponenziale che vede come unico personaggio il centro, ovvero l'UDC.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Commento interessante ma non totalmente condivisibile.
Laddove non identifica nel bipolarismo perfetto alla Veltroni il male uscuro del PD, che non proponeva alternative di governo nè faceva opposizione al Governo.
Dire poi opposizione al Governo e non opposizione al capo del governo è un accorgimento dialettico per distinguere l'indistinguibile.
L'antiberlusconismo è opposizione a Berlusconi ed al Governo che egli esprime, la novità di Bersani è che egli promette opposizione ma vuole anche proporre una alternativa di Governo.
Di più non è possibile argomentare, per ora.

Paolo ha detto...

Complimenti a Bersani per la vittoria e agli amici PD che un'altra volta hanno dimostrato con le primarie la vera essenza democratica della politica.
Ora sarebbe auspicabile che il neosegetario Bersani definisse a chiare lettere l'idantità social-democratica che vorrebbe instaurare dentro il partito.
Dica a chiare lettere che il PD è un partito di sinistra.
E' meglio che sia chiaro fin dall'inizio piuttosto che i grumi di scontento restino dentro al partito.

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Andrea: ti sei iscritto apposta per commentare?
E tu Paolo? Mi pare che Bersani sia stato eletto appena ieri, o no?

Unknown ha detto...

La vittoria di Bersani conferma ulteriormente l'esistenza di tre poli in Italia: uno di destra formato da PDL e Lega, uno di centro, identificabile con l'Unione di Centro di Pier Ferdinando Casini, e uno di sinistra, cioè il PD. Non so se quest'ultimo riuscirà a ricompattarsi e poter finalmente svolgere un ruolo di opposizione seria e responsabile in Parlamento, cosa che invece fa benissimo l'Unione di Centro e il suo leader Casini.
Una cosa è certa: gli italiani ora avranno le idee meno confuse e sapranno quale orientamento hanno i partiti in Italia. Chissà quale sarà il loro responso elettorale...

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

SAMANTAPINNA, COME MAI NON RIESCO A LEGGERE IL TUO PROFILO?
QUANTO AL RESTO, NON MI PARE CHE LE POLITICHE SIANO ALLE PORTE.