martedì 20 ottobre 2009

L’Idv e la coerenza di don Chisciotte. Botta risposta tra l’on. Ignazio Messina e Paolo Flores d’Arcais


Pubblichiamo il carteggio tra l'on. Ignazio Messina (Idv) e il direttore di MicroMega Paolo Flores d'Arcais, a seguito della nostra inchiesta sui problemi dell'Italia dei valori a livello locale.

Egregio Direttore,
in merito alle notizie apparse sull’ultimo numero della Sua rivista, riguardanti il mio percorso politico, considerato che quanto riportato, peraltro senza consultarmi per eventuali spiegazioni o verifiche, distorce palesemente la mia storia, ritengo opportuno rappresentarLe quanto segue.
Ho quarantacinque anni e faccio l’avvocato, civilista, con mio studio a Palermo, condiviso con mio padre ed altri otto collaboratori.
La mia è una famiglia di giuristi, magistrati da sette generazioni e docenti universitari, peraltro colpita duramente dalla mafia, quando nel 1977 venne sequestrato e rilasciato dopo 49 giorni, mio zio, Nicola Campisi, docente di criminologia all’Università di Palermo, dopo il pagamento da parte del nonno, di un ingente riscatto (allora, purtroppo, non era in vigore la legge sul blocco dei patrimoni dei sequestrati).
Dopo la laurea con lode, già procuratore legale e pur svolgendo la libera professione, nel 1988, a 24 anni, ho iniziato ad occuparmi di politica fondando un gruppo giovanile, denominato gruppo Daniele, di ispirazione cattolico democratica, vicino alle posizioni dell’on. Leoluca Orlando, allora sindaco di Palermo, che stava iniziando la battaglia di rinnovamento del sistema politico in Sicilia ed in Italia.
Ho frequentato il corso di formazione politica al Centro Arrupe di Palermo, guidato dai Padri Sorge e Pintacuda. Nel 1991 sono stato candidato alle elezioni regionali in Sicilia con la lista del Movimento per la democrazia La Rete, di cui sono tra i fondatori.
Ritenendo un dovere primario impegnarsi in politica e che le istituzioni andassero cambiate dall’interno, sempre con La Rete, sono stato candidato nel 1993 a sindaco di Sciacca, comune di circa 45 mila abitanti, in provincia di Agrigento, da cui la mia famiglia ha avuto origine.
Si votava per la prima volta con l’elezione diretta, correvo da solo contro tutti, nella città del ministro Mannino (ben noto) e del sen. Michelangelo Russo, partito comunista, prototipo dell’attuale sen. Mirello Crisafulli.
Mi trovai contro tutto il sistema affaristico, politico mafioso che imperversava in provincia di Agrigento, fu fatta terra bruciata attorno a me e nonostante non fossi riuscito a completare la lista (i cittadini volevano cambiare ma avevano paura di uscire allo scoperto), sono stato eletto al ballottaggio con il 65% dei consensi (18.000 voti ca.) battendo il sindaco uscente, socialista (arrestato per tangenti tre mesi dopo le elezioni), sostenuto da tutte le altre forze politiche che al secondo turno si erano coalizzate contro di me per impedire il cambiamento in atto e tutelare il vigente sistema di potere.
Sono stato rieletto nel 1997, con la lista Messina (la Rete non esisteva più) con la stessa percentuale e sempre solo contro tutti (Rifondazione che mi aveva sostenuto non prese neanche un consigliere).
Per il mio impegno antimafia, non di facciata ma concreto, amministrando a tutela dei diritti di tutti i cittadini, di appalti regolari, contro i comitati d’affari, dal 1996 sono stato sottoposto a tutela e fino al 2001, prima con i Vigili Urbani di Sciacca e, finito il mandato di sindaco, con Carabinieri e Polizia, subendo nel corso degli anni diversi attentati (ricordo, tra l’altro, un proiettile di P38 sparato contro la mia abitazione di Palermo e la necessità di smontare la mia macchina con artificieri ed unità cinofile per un pericolo bomba).
Di questo ha scritto anche Gian Antonio Stella in un suo libro, “Lo spreco”, uscito in quegli anni, dedicandomi un capitolo quale giovane sindaco, esempio, bontà sua, di buona amministrazione, di lotta alla mafia e parlando dell’affare Sitas di cui si dirà in seguito.
Nel 1998 ho aderito all’Italia dei Valori di cui sono stato portavoce regionale sino al 2003.
Nel 1999 venti consiglieri comunali, destra e sinistra coalizzate (solo i dieci della mia lista ovviamente fecero eccezione), mi presentarono la mozione di sfiducia perché, come incredibilmente si evince dall’atto depositato in comune, mi opponevo alla svendita della Sitas, il complesso turistico alberghiero più grande della Sicilia, ricadente nel territorio comunale, di proprietà della Regione Siciliana e che i consiglieri di opposizione volevano venisse svenduto a privati e sul quale la mafia aveva messo gli occhi (tra i pizzini trovati a Riina si parla proprio di questo affare!).
L’on. Orlando venne a tenere un comizio pubblico denunziando questo fatto, i cittadini, le persone oneste occuparono l’aula consiliare, feci ricorso, contro questo provvedimento, lo vinsi, ma non ci fu nulla da fare dopo tre mesi venne riproposta la sfiducia: purtroppo la mafia aveva vinto.
Per l’Italia dei Valori sono stato candidato come capolista in Sicilia occidentale, alle elezioni nazionali del 2001 e nel 2006, per esigenze del partito, ho lasciato la Sicilia per candidarmi in Veneto al senato.
Nel 2004, sempre alle comunali di Sciacca ho ripresentato, dopo cinque anni di assenza dalla vita politica della città, la lista Messina, in piena sintonia con IDV, candidandomi a sindaco, ancora una volta contro tutti (anche in questa occasione Rifondazione Comunista che mi appoggiava, non è riuscita ad eleggere consiglieri).
Sebbene fossi riuscito a prendere il 21% dei consensi, non riuscii ad andare al ballottaggio pur eleggendo me stesso ed altri tre consiglieri.
Al secondo turno l’alternativa era tra il sostenere il candidato dei DS e dell’UDEUR rappresentato e fortemente condizionato dal sen. Nuccio Cusumano, vicesegretario nazionale del partito di Mastella (dai più ricordato per gli sputi presi in parlamento alla caduta del governo Prodi), in precedenza arrestato, mentre era sottosegretario al tesoro, per tangenti nella sanità catanese, ovvero, insieme ai socialisti dello SDI (che avevano presentato anche loro una lista civica), appoggiare un candidato di Forza Italia, consigliere comunale uscente, giovane commercialista, mai sfiorato da indagini.
Rifondazione ritenne di andare con Cusumano e con alcuni consiglieri comunali di quella sinistra che a suo tempo avevano firmato la sfiducia avallando l’affare Sitas, io, convintamente, dopo avere consultato gli altri del gruppo e l’on. Di Pietro, no, considerando, come ho sempre fatto nella mia vita, l’onestà e la questione morale prioritarie rispetto ai simboli e, per questo non posso consentire che qualcuno scambi per inciucio la coerenza.
L’amministrazione durata dal 2004 al 2009, si è conclusa senza che né il sindaco né nessuno degli assessori, compresi ovviamente quelli della lista Messina, fossero nemmeno sfiorati da inchieste giudiziarie.
Al termine, tale esperienza che si è resa necessaria proprio per una questione etica e di coerenza nei confronti dei cittadini che l’avevano scelta, non è stata più riproposta e Italia dei Valori ha presentato a Sciacca una propria lista e un proprio candidato a Sindaco.
Infine, nel 2008 sono stato eletto alla Camera dei Deputati nella circoscrizione Sicilia occidentale e rivesto nel partito il ruolo di responsabile nazionale degli enti locali.
Una ulteriore precisazione e per onore di verità, ritengo di fare su quanto da Voi sostenuto in merito all’uscita dell’on. Raiti, ex coordinatore regionale IDV che, contrariamente a ciò che nel Vostro articolo si lascia intendere, non è mai stato allontanato dal partito ma, al contrario, da parlamentare in carica ed in piena coscienza, convinto forse che l’IDV non avrebbe avuto un grande futuro, ha preferito passare nel PD.
Esaurita la questione personale, in conclusione, Direttore mi permetta di dirle che l’inchiesta fatta dal Suo giornale è, nel suo complesso, ingenerosa e parziale, e qui parlo da responsabile degli enti locali del partito, perché ha riportato notizie ricevute da pochi soggetti (quelli citati li conosco tutti) che non hanno a cuore il partito ed hanno spesso anteposto i propri interessi personali, che sono critici per non avere ottenuto qualcosa o per non volere rinunziare a qualche incarico in più (in dispregio alla regola del no al doppio incarico che IDV si è data) al contrario di altri, che sono la maggior parte, di cui non si parla ma che hanno lavorato e lavorano ogni giorno e senza mai chiedere nulla conquistando sul campo, lealmente, il proprio spazio.
Tanto sentivo di doverle rappresentare, per la dovuta rettifica, rimanendo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento, anche pubblico, sulla mia storia, familiare, professionale e politica (magari potrà sembrarle poca cosa) di cui sono profondamente orgoglioso e che non consento a nessuno, perdipiù poco informato, di infangare e di mettere inopportunamente in discussione.
Augurandole buon lavoro, Le porgo i più cordiali saluti.
Ignazio Messina

Stimato onorevole Messina, la ringrazio per la lettera, metteremo nei prossimi giorni sul sito tutti i materiali che andiamo via via ricevendo, e l’autore dell’inchiesta risponderà ad ogni obiezione (e riconoscerà eventuali inesattezze, se ce ne sono). E altre repliche saranno le benvenute.
Vorrei tuttavia farle notare che per me la chiave di tutto è in quella frase in cui lei stesso ribadisce di aver sostenuto in anni recenti una giunta comunale con sindaco del partito di Berlusconi [insieme ai socialisti dello SDI (che avevano presentato anche loro una lista civica), appoggiare un candidato di Forza Italia“]. A lei questo forse sembra la classica pagliuzza, a me sembra una trave. Capace di gettare un’ombra pesantissima anche sulla più specchiata carriera, tanto più che non vedo ombra di resipiscenza, ma anzi la reiterata difesa di quella scelta come giusta.
Un cordiale saluto
Paolo Flores d’Arcais

Stimato Direttore,
grazie per la risposta che, mi permetterà, non posso però condividere.
Le rivolgo in proposito una domanda: non potendo fare altrimenti, meglio affidare l’amministrazione locale ad una persona onesta e perbene che lotta concretamente contro la mafia e la criminalità organizzata, seppure di centro-destra, oppure ad una di sinistra collusa? Vede, per me, la scelta è chiara ed inequivocabile: preferisco l’onesto che lotta contro la mafia, al di là del suo colore politico, convinto tra l’altro, che la società civile non possa essere etichettata, talvolta anche strumentalmente. In ultima analisi, le “travi” per me non stanno nelle casacche, ma nella corruzione, collusione e disonestà dei singoli personaggi.
Per completezza di informazione, a Sciacca, alle ultime amministrative l’esperienza non è stata riproposta, IdV è andata da sola con una propria lista ed un proprio candidato sindaco, ha vinto al primo turno il centro-sinistra del senatore Nuccio Cusumano, alleato con l’MPA del presidente Lombardo, col sostegno di quell’ex sindaco socialista che ho battuto alle elezioni del 1993 e a suo tempo arrestato per tangenti in materia di concessioni edilizie. Le pare che la Città di Sciacca sia finita meglio?!
Le invio un cordiale saluto.
Ignazio Messina

Caro onorevole Messina, la sua risposta è la più chiara conferma della distanza tra i valori che informano il suo e il mio impegno. Ma sopratutto di un atteggiamento diverso, e incompatibile, che lei ed io abbiamo di fronte alla logica.
Infatti, se non ho capito male, lei è il responsabile di Idv per gli enti locali, cioè per l’applicazione della politica di Di Pietro a livello regionale, provinciale e comunale in tutta Italia.
Ora, non le sarà sfuggito che le definizioni di Di Pietro sul partito e sul regime di Berlusconi oscillano tra il “parafascismo”, il “Madoff nostrano e il paragone con “Nerone, Catilina, Hitler e Mussolini”, o addirittura con la previsione che Berlusconi “finirà come Saddam”. Di Pietro è arrivato a definire “vile” il presidente Napolitano (con ragione, secondo me) perchè ha firmato senza ahi né bai, anzi con celerità degna di miglior causa, la legge sullo scudo fiscale che fa ponti d’oro anche al riciclaggio di mafia. Di Pietro, anzi, per sottolineare questo aspetto immondo della legge, durante il voto di fiducia in parlamento si è messo in testa una coppola. Regime e partito di Berlusconi sono insomma secondo Di Pietro dei reggicoda delle mafie.
Lei tuttavia sostiene la “scelta chiara e inequivocabile” di votare per un candidato sindaco del partito di Berlusconi, se personalmente perbene (il candidato sindaco, non Berlusconi, ovviamente), anziché presentarsi con una propria lista Idv (destinata alla sconfitta, come lamenta sia avvenuto a Sciacca). Tale “scelta chiara e inequivocabile”, essendo lei il responsabile nazionale enti locali, deve perciò valere su tutto il territorio nazionale: laddove i candidati del centro-sinistra siano collusi (e le mafie sono tante, e ormai anche al nord, e la collusione con il malaffare può essere egualmente grave anche in assenza di criminalità organizzata tipica), e il candidato di Berlusconi sia “perbene”, l’Italia dei valori dovrebbe appoggiare quest’ultimo, anziché presentarsi da sola con un proprio candidato.
Ma appoggiando candidati “perbene” del partito di Berlusconi, sempre a Berlusconi si portano voti, cioè a un regime parafascista e paramafioso (oltre che neroniano). E poiché i comuni in Italia sono oltre 8 mila, e altrettanti i candidati sindaci (per non parlare di provincie e regioni), ed è immaginabile che quelli personalmente “perbene”, cioè che non abbiamo mai avuto condanne, siano comunque alcune migliaia, laddove il candidato del centro-sinistra sia colluso (credo che accada fin troppo spesso), l’Italia dei valori dovrebbe appoggiare il partito neroniano, anziché andare da sola.
A rigor di logica, lei dovrebbe convincere l’onorevole Di Pietro a proclamare questa “scelta chiara e inequivocabile” la prossima occasione che avrà di essere presente ad “Anno zero”. Come risultato i sondaggi per l’Idv passerebbero dal 9 all’1%, ma a lei che importa? Le “travi” per lei “non stanno nelle casacche, ma nella corruzione, collusione e disonestà dei singoli personaggi”, come ha avuto la bontà di spiegarmi. Tra la padella e la brace lei preferisce che si scelga la padella, perché rifiutare entrambe sarebbe da don Chisciotte. Non le è passato per la mente che è proprio con la coerenza del don Chisciotte che l’Idv sta raddoppiando ad ogni elezione?
Cordialmente
Paolo Flores d’Arcais

(20 ottobre 2009)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

Ho messo in rete questo dialogo epitolare perchè mi ha colpito la rigorosità della logica di Flores D'Arcais, allorquando sostiene che, a fronte del dilemma se appoggiare un candidato (onesto) del centro-destra o formare una lista autonoma dell'Italia dei Valori anche se destinata a perdere, è migliore la seconda alternativa.
Motivazione: appoggiare un candidato (onesto) del centro-destra sempre voti a destra porta.
Non una destra illuminata con spunti liberali e riformisti, ma una destra anomala tutta piegata e al servizio dell'interesse personale economico-giudiziario di suo capo carimastico (ma nel male), con il corollario di una Lega Nord capace di intercettare e galvanizzare i più bassi egoismi del suo elettorato.