Un politico di destra, Adolfo Urso, ha proposto di istituire nelle scuole l'ora di religione islamica, ovviamente facoltativa, per sottrarre i bambini musulmani ai «ghetti delle madrasse e delle scuole islamiche integraliste». Un altro politico, di un'altra destra, Roberto Castelli, risponde che è solo una provocazione, «neanche da prendere in considerazione». Come mai tanta paura del normale dibattito? Eppure non c'è nulla di nuovo. Nel 2006 fu l'allora ministro dell'Interno Beppe Pisanu, non proprio un «sinistro» fautore dell'invasione barbarica, a fare la stessa precisa proposta che oggi proviene da Fini e dintorni. Siamo ancora fermi lì. Destra contro destra. Con accuse vicendevoli di cinismo: di usare il problema dell’immigrazione per fare marketing politico. Di qua i sabotatori del governo, di là i mercanti della paura.
Ci vorranno anni per sgombrare le macerie dell'intolleranza persino fra alleati di governo. «Non è da prendere in considerazione». E se invece ne parlassimo, e facessimo questo tentativo, di semplice buonsenso? Basterebbe che le due destre italiane concordassero anche solo sulle domande elementari. È meglio che gli immigrati perbene, ormai milioni, convivano serenamente, oppure tutti i musulmani sono farabutti da temere e tenere rinchiusi nei loro ghetti ostili? Conviene che i loro figli frequentino le scuole dell’integrazione o quelle dell’integralismo? Chi, se non altri fanatici, ha interesse che il fanatismo prosperi nell’isolamento, nell’incultura? E, a proposito di identità da preservare: ma l'accoglienza e la tolleranza non sarebbero virtù cristiane?
La proposta di Urso è una scommessa, certo. Che ha il pregio della moderatezza, e semmai il difetto di aggiungere, nelle scuole, confessionalità a confessionalità, in una discutibile par condicio dei catechismi. Meglio sarebbe un’ora di religioni, al plurale, uguale per tutti e di tutti rispettosa. Ma questo è un altro discorso. Anzi, a dire il vero, è soltanto un discorso, parole parole, anche quello che ha scatenato l'ira leghista. Nelle scuole italiane non ci sono neppure i quattrini per le ore alternative all'insegnamento della religione cattolica, previsto per legge. O esci di scuola, o (comicamente) rimani in classe ma senza ascoltare: queste, in molti istituti, le sole possibilità. Non c'è spazio per ebrei, atei, agnostici, valdesi o dubbiosi da molte generazioni, figuriamoci per dei neoitaliani che pregano un dio di nuova importazione. In effetti, del Corano a scuola è inutile anche parlarne. Ma per i tagli, non per la nostra purezza e durezza.
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