domenica 25 ottobre 2009

Marrazzo in un abisso di ricatti, spunta un altro video coi trans


di CARLO BONINI


Era un abisso di ricatti quello in cui era precipitato Piero Marrazzo. Una giostra ormai incontrollabile su cui i quattro carabinieri della stazione Trionfale erano saliti buoni ultimi. A quarantotto ore dagli arresti, l'indagine sull'affaire di via Gradoli fissa infatti una nuova "ragionevole certezza". Esiste un secondo video che, con immagini esplicite, documenta un altro incontro in appartamento del Governatore con due transessuali. Girato verosimilmente qualche mese prima delle immagini rubate nella prima settimana del luglio scorso. E non lungo due minuti, ma almeno dieci. Soprattutto, non girato dai carabinieri, ma da uno dei due transessuali che in quella circostanza si accompagnavano con Marrazzo. Tali "Brenda" e "Michelle", secondo le testimonianze di almeno cinque transessuali raccolte dai carabinieri nella notte tra venerdì e sabato.

Della prima, "Brenda", aveva già parlato in un'intervista con "Repubblica" Natalì, a suo dire "compagna" del Governatore da tempo. Mentre della seconda, "Michelle" - come raccontano le nuove testimonianze raccolte da "Repubblica" ieri e che trovate in queste pagine - si dice sia riparata da un qualche tempo in Francia.

Chi indaga - Procura e Ros dei carabinieri - è convinto che copia di quel video sia ancora in circolazione, a dispetto di chi sostiene il contrario nella "comunità" di via Gradoli. Anche perché è proprio di quelle prime immagini e ben prima dell'estate scorsa che i transessuali avrebbero provato a fare, senza successo, merce di trattativa. Ma, soprattutto, chi indaga ha maturato la convinzione che è proprio quel primo filmato, che nel giro era diventato un segreto di Pulcinella, l'occasione che avrebbe svelato ai quattro carabinieri del Trionfale la vulnerabilità di Marrazzo, il pozzo in cui era precipitato. E li avrebbe convinti a provare una "stangata" in proprio. Con modalità simili: un video, un trans (che le indagini, nonostante i suoi dinieghi, continuano a indicare in "Natalì") e la cocaina.

Soprattutto, con un alibi che li avrebbe protetti se le cose fossero andate male. Poter dire di aver avuto il video di luglio da quella stessa comunità di transessuali che già aveva fissato una prima volta le immagini del Governatore (che è poi esattamente l'argomento con cui, ancora ieri, i quattro si sono difesi: "Abbiamo ricevuto il video da un transessuale morto di recente").

Dell'esistenza di questo secondo e più lungo video girato dai transessuali, esistono del resto, con le testimonianze raccolte nelle ultime 24 ore, almeno altri due riscontri. Brandelli di intercettazioni telefoniche in cui, i quattro carabinieri, pochi giorni prima dell'arresto fanno riferimento a "un secondo video più lungo". Le confidenze di una "fonte vicina al Governo", che, come ha riferito ieri "Repubblica", nel settembre scorso informava della circolazione clandestina di "un filmatino con Marrazzo che sniffa con due trans".

Quale sia stato negli ultimi sette, otto mesi, il grado di consapevolezza di Marrazzo della tonnara in cui era finito e quanto della circostanza tenesse conto, è domanda cui solo lui potrà rispondere. Se infatti non è dato sapere se fosse o meno a conoscenza dell'esistenza del primo video girato con i due trans - e nel caso se qualcuno avesse provato già in quell'occasione ad estorcergli del denaro - è al contrario un fatto documentato da alcuni fermo immagine del video girato dai carabinieri in luglio che agli appuntamenti in via Gradoli il governatore arrivava con l'auto di servizio della Regione.

Una "prassi", a quanto riferiscono ancora nella "comunità" di quel condominio. L'auto si fermava alcune centinaia di metri prima del civico 96. E di lì in avanti Marrazzo procedeva a piedi. Così come è significativa almeno un'altra testimonianza che si raccoglie in via Gradoli sulla spericolata modalità con cui il Governatore avrebbe saldato il compenso per i suoi incontri. Riferisce infatti un transessuale che dice di chiamarsi "Luana" che Marrazzo - almeno nel caso di "Natalì" - staccava regolarmente assegni in bianco per diverse migliaia di euro. Quegli stessi assegni venivano successivamente intestati da "Natalì ad "amici" non meglio specificati che li cambiavano in contanti, trattenendo una percentuale. Un modo grazie al quale, senza dubbio, nessuno avrebbe potuto accostare "Natalì" al Governatore, ma che avrebbe potenzialmente esposto Marrazzo a dover dare un giorno conto di aver intestato assegni a imprecisati figuri di cui nulla sapeva e dunque a un loro ricatto.

Le indagini cercheranno ora di accertare se in questa giostra del ricatto fosse precipitato il solo Marrazzo. O se, al contrario, come qualche transessuale di via Gradoli lascia intendere, sarebbero stati girati nel tempo altri video con altri clienti. Forse di non altrettanto nome. Ma altrettanto vulnerabili.

(25 ottobre 2009)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

POVERACCIO: QUANTO DIVERSO DA COTANTO PADRE!