Da una parte la solidarietà del centrosinistra convinto della necessità dell'uscita di scena. Dall'altra il centrodestra che vede nella vicenda il modo per rispondere agli attacchi delle escort di Berlusconi. Oscillano tra queste due posizioni le reazioni del mondo politico dopo l'autosospensione del presidente della Regione Piero Marrazzo.
Oggi, man mano che i confini della vicenda si chiarivano, il presidente della Regione si è trovato in poche ore sotto la crescente pressione del Pd (preoccupato anche per le ricadute sulle primarie). E così, dopo l'annuncio dell'autosospensione, una nota comune dei tre candidati alla segreteria del Pd, Franceschini, Bersani e Marino, definisce quella di Marrazzo una scelta "responsabile" (anche se pare che Franceschini spingesse per le dimissioni immediate). Mentre Massimo D'Alema precisa: "I comportamenti privati di un uomo pubblico hanno una rilevanza pubblica".
"Marrazzo ha l'obbligo di dirci se è ancora in grado di governare la Regione o se si trova in uno stato di potenziale ricatto che gli impedisce di svolgere quel ruolo. In questo caso, come purtroppo temiamo, è necessario che rassegni subito le dimissioni" dice Antonio Di Pietro. Stessa richiesta arriva dai Verdi e da Sinistra e Libertà. Mentre Libertà e Giustizia chiede al Governatore di farsi da parte perché "non ha denunciato il tutto alle autorità".
Del tutto diversa la valutazione del centrodestra. L'autosospensione è una buffonata, dimissioni ed elezioni subito, è il ritornello comune. Una tesi accompagnata dal parallelo con il caso escort Berlusconi. Il primo a parlare è il ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Non credo che se qualcuno è stato vittima di un ricatto debba dimettersi". Per il ministro leghista, "la vita personale deve essere 'personale', ognuno può fare ciò che crede".
Poco dopo Fabrizio Cicchitto, gli fa eco: la sfera privata deve essere preservata dallo scontro politico. "Purtroppo - sottolinea il presidente dei deputati del Pdl - l'imbarbarimento della politica nel nostro Paese ha una precisa responsabilità che deriva dall'attacco che la sinistra, e i suoi giornali, hanno portato a Silvio Berlusconi, proprio sul terreno della vita privata. Adesso si vede che le conseguenze sono devastanti per tutti". Sulla stessa linea la Lega: "La tutela della privacy - dice il capogruppo alla Camera Roberto Cota - dovrebbe valere sempre e per tutti". Mentre Maurizio Gasparri parla di "crisi morale" del Pd.
L'opposizione, però, non ci sta. L'Idv mette a confronto il gesto "responsabile" del Governatore con l'atteggiamento del presidente del Consiglio. Mentre Bruno Tabacci dell'Udc sottolinea: "La privacy per un politico non esiste e questo vale anche per il caso Berlusconi".
(24 ottobre 2009)
Oggi, man mano che i confini della vicenda si chiarivano, il presidente della Regione si è trovato in poche ore sotto la crescente pressione del Pd (preoccupato anche per le ricadute sulle primarie). E così, dopo l'annuncio dell'autosospensione, una nota comune dei tre candidati alla segreteria del Pd, Franceschini, Bersani e Marino, definisce quella di Marrazzo una scelta "responsabile" (anche se pare che Franceschini spingesse per le dimissioni immediate). Mentre Massimo D'Alema precisa: "I comportamenti privati di un uomo pubblico hanno una rilevanza pubblica".
"Marrazzo ha l'obbligo di dirci se è ancora in grado di governare la Regione o se si trova in uno stato di potenziale ricatto che gli impedisce di svolgere quel ruolo. In questo caso, come purtroppo temiamo, è necessario che rassegni subito le dimissioni" dice Antonio Di Pietro. Stessa richiesta arriva dai Verdi e da Sinistra e Libertà. Mentre Libertà e Giustizia chiede al Governatore di farsi da parte perché "non ha denunciato il tutto alle autorità".
Del tutto diversa la valutazione del centrodestra. L'autosospensione è una buffonata, dimissioni ed elezioni subito, è il ritornello comune. Una tesi accompagnata dal parallelo con il caso escort Berlusconi. Il primo a parlare è il ministro dell'Interno Roberto Maroni: "Non credo che se qualcuno è stato vittima di un ricatto debba dimettersi". Per il ministro leghista, "la vita personale deve essere 'personale', ognuno può fare ciò che crede".
Poco dopo Fabrizio Cicchitto, gli fa eco: la sfera privata deve essere preservata dallo scontro politico. "Purtroppo - sottolinea il presidente dei deputati del Pdl - l'imbarbarimento della politica nel nostro Paese ha una precisa responsabilità che deriva dall'attacco che la sinistra, e i suoi giornali, hanno portato a Silvio Berlusconi, proprio sul terreno della vita privata. Adesso si vede che le conseguenze sono devastanti per tutti". Sulla stessa linea la Lega: "La tutela della privacy - dice il capogruppo alla Camera Roberto Cota - dovrebbe valere sempre e per tutti". Mentre Maurizio Gasparri parla di "crisi morale" del Pd.
L'opposizione, però, non ci sta. L'Idv mette a confronto il gesto "responsabile" del Governatore con l'atteggiamento del presidente del Consiglio. Mentre Bruno Tabacci dell'Udc sottolinea: "La privacy per un politico non esiste e questo vale anche per il caso Berlusconi".
(24 ottobre 2009)
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