Antonio Di Pietro si pente per gli insulti al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. È stato «uno scatto di rabbia» di fronte a una frase del capo dello Stato sul decreto per lo scudo fiscale.
Il leader dell'Idv lo dice a Fabio Fazio, ospite della trasmissione Che tempo che fa. Non accuserebbe più il presidente della Repubblica di «viltà» per aver firmato quel provvedimento, anche se continua a chiedere alla procura di Roma, che lo indaga per vilipendio, di andare fino in fondo.
«Anzitutto - dice l'ex pm - io sono rispettoso della figura e del ruolo del presidente della Repubblica in generale e di questo presidente della Repubblica. Poi, ho detto quella frase dopo il varo di quello scudo che permette agli evasori di farla franca e dopo che Napolitano, davanti a cittadini che gli chiedeva di non firmare, ha risposto: "Come faccio, se poi devo firmare la stessa legge una seconda volta...". Ecco, è stato uno scatto di rabbia anche il mio». Oggi infatti Di Pietro non ripeterebbe quelle parole. «Devo fare un passo indietro davanti alle istituzioni di garanzia, come tutti, perché - spiega - c'è il pericolo di regime, abbiamo un governo fascista, piduista, xenofobo...».
Il leader dell'Idv lo dice a Fabio Fazio, ospite della trasmissione Che tempo che fa. Non accuserebbe più il presidente della Repubblica di «viltà» per aver firmato quel provvedimento, anche se continua a chiedere alla procura di Roma, che lo indaga per vilipendio, di andare fino in fondo.
«Anzitutto - dice l'ex pm - io sono rispettoso della figura e del ruolo del presidente della Repubblica in generale e di questo presidente della Repubblica. Poi, ho detto quella frase dopo il varo di quello scudo che permette agli evasori di farla franca e dopo che Napolitano, davanti a cittadini che gli chiedeva di non firmare, ha risposto: "Come faccio, se poi devo firmare la stessa legge una seconda volta...". Ecco, è stato uno scatto di rabbia anche il mio». Oggi infatti Di Pietro non ripeterebbe quelle parole. «Devo fare un passo indietro davanti alle istituzioni di garanzia, come tutti, perché - spiega - c'è il pericolo di regime, abbiamo un governo fascista, piduista, xenofobo...».
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