mercoledì 28 ottobre 2009

Mills colpevole anche in appello E Berlusconi deve andare in aula


MA IL CAVALIERE PUNTA ALLA PRESCRIZIONE
di Peter Gomez


L’unico fatto certo è che la prossima volta Silvio Berlusconi in aula ci sarà. Dopo la conferma in appello della condanna dell’avvocato inglese David Mills, per il capo del governo presenziare al nuovo dibattimento in cui è imputato di corruzione giudiziaria è diventata una strada obbligata.
Noi andiamo avanti. I processi che mi scaglieranno sul piatto man, mano, sono autentiche farse. Sottrarrò qualche ora alla cura della cosa pubblica per andare là e sbugiardarli tutti”, aveva detto il premier con voce concitata il 7 ottobre, subito dopo la sentenza della corte Costituzionale che aveva cancellato il Lodo Alfano. E dietro a quella frase non c’era solo la voglia di ostentare sicurezza per rassicurare sè stesso e il proprio elettorato (“Viva l’Italia, viva Berlusconi” aveva concluso il leader del Pdl). C’era pure una molto più prosaica necessità difensiva: interrompere la contumacia. Il premier, infatti, ha bisogno di farsi vedere davanti ai giudici - chiamati a stabilire se davvero è stato lui a ordinare il pagamento di una tangente di 600.000 mila dollari a Mills - in modo che il calendario delle udienze venga fissato tenendo conto dei suoi impegni istituzionali. Arrivati a questo punto tirare per le lunghe per conquistare l’ennesima prescrizione è la sola via che può garantire a Berlusconi di non uscire dal tribunale con le ossa rotte. Perché, da ieri pomeriggio alle due, il suo percorso giudiziario si è messo davvero in salita. Non solo la seconda corte d’appello di Milano ha confermato i 4 anni e mezzo di reclusione già inflitti all’avvocato inglese in primo grado. I giudici hanno fatto di più. Hanno annunciato che le motivazioni della condanna saranno pronte tra 15 giorni. Così già subito dopo Natale l’intero incartamento potrebbe essere sulle scrivanie della corte di Cassazione che per prassi dovrà pronunciarsi prima di aprile, il mese in cui i reati contestati al legale inglese saranno prescritti.
Un bel problema per gli onorevoli avvocati Niccolò Gedini e Pietro Longo. A quel punto un eventuale verdetto definitivo di condanna contro Mills - se il codice di procedura penale non verrà cambiato prima - avrà il valore di prova. E così nel processo contro Berlusconi non sarà più necessario ascoltare decine di testimoni che ricostruiscano i passaggi di denaro o i rapporti tra il legale inglese e la Fininvest. Basterà invece cercare di capire, esaminando i documenti e interrogando pochissime persone, se davvero è stato il Cavaliere a ordinare che Mills venisse corrotto.
Ma quando riprenderà il dibattimento contro il premier? A Palazzo di Giustizia nessuno è in grado di dirlo con esattezza. Solo ieri i fascicoli del processo sono rientrati dalla corte Costituzionale, facendo ripartire l’orologio della prescrizione.
Berlusconi, secondo alcuni calcoli, per essere salvo dovrebbe tirarla in lungo fino all’agosto del 2011. Una data lontana, ma anche vicina. Un paio di mesi il Cavaliere li guadagnerà fin da subito visto che bisogna ancora trovare il nuovo collegio davanti al quale processarlo. Un’operazione tutt’altro che semplice, dato che la decima sezione penale, quella che ha condannato in primo grado Mills, è oberata di lavoro. E che, anche se nessuno lo dice ufficialmente, molti magistrati non sono certo entusiasti di fronte alla prospettiva di essere sottoposti per mesi ad attacchi personali solo perchè hanno avuto la sventura dover giudicare il presidente del Consiglio.
Altro tempo se ne andrà poi intorno a marzo quando, per consuetudine istituzionale, le udienze verranno bloccate per dare modo agli imputati e agli avvocati politici di partecipare alla campagna elettorale per le amministrative. In questa corsa contro il calendario entreranno anche in gioco le nuove leggi.
In via Arenula i tecnici del ministro della Giustizia Angiolino Alfano e negli uffici padovani di Niccolò Ghedini, si sta sudiando il modo per poter intervenire di nuovo sulla prescrizione. L’idea è quella di stabilire per legge che il momento esatto in cui si consuma una corruzione è quello in cui la provvista della mazzetta viene creata e non quello in cui il denaro viene materialmente incassato. Non per nulla nell’aula del processo Mills un pezzo importante della discussione è ruotato proprio intorno a questo punto. Se fosse passata la prima interpretazione l’avvocato della Fininvest sarebbe stato salvato dal colpo di spugna del tempo. Ma non basta. In parlamento c’è chi pensa di fare di più di e di peggio: introdurre una norma che obblighi i tribunali ad ascoltare tutti i testimoni richiesti dalla difesa. Così il processo contro il premier, ma anche tutti gli altri, andrebbero verso una morte certa. E la giustizia sarebbe riformata. Una volta per tutte.

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

E SI TORNA AL FAR WEST!