mercoledì 28 ottobre 2009

I BERSANIANI AL POTERE




Nella stanza dei bottoni una squadra, storie diverse
di Luca Telese


Nell’iconografia degli stereotipi che si sono combattuti in questi mesi, i franceschiniani e i veltroniani venivano raffigurati come“i rinnovatori” provenienti dalla società civile, mentre i bersaniani venivano dipinti come una sorta di tribù bolscevica: nostalgici del vecchio apparato, politicamente ortodossi, tendenzialmente cripto-comunisti.
Se si prova a frugare nelle biografie della squadra che si è raccolta a piazza Santi Apostoli per sostenere il nuovo segretario - invece - si scopre che questa leggenda metropolitana non ha fondamento. Fra gli uomini del “nucleo duro” bersaniano che affiancheranno il nuovo leader ci sono molti dirigenti e collaboratori che vengono dalle storie politiche più disparate (dai socialisti ai Comunisti unitari alla Dc): qualcuno è alla prima esperienza politica. Mentre i due capigruppo (Antonello Soro e Anna Finocchiaro) si sono dimessi (successori cercasi) , nasce il nuovo gruppo di comando.
La “vecchia guardia”. Bersani, tanto per cominciare, ha due segretarie: una al partito (Federica Zaino) e un’altra (Gioia Veronesi) emiliano-romagnola verace che lo accompagna con spirito di chioccia dai tempi in cui l’ex ministro era segretario regionale. Un altro collaboratore di vecchia data è Stefano Di Traglia. Romano, carattere pacato e imperturbabile: è il vero uomo-ombra di Bersani, portavoce e collaboratore dai tempi del ministero. Ha 40 anni, ed è entrato nell’apparato dei Ds con l’Ulivo senza aver fatto, prima di allora, esperienze politiche. Diventerà responsabile della comunicazione dell’immagine del segretario. E’ uno che quando annuncia spostamenti o comunicati di Bersani usa immancabilmente la terza persona plurale (“Oggi non parliamo...”) molto prima che Veltroni riscoprisse il “Noi”.
Gli emergenti. Il quadro politico più giovane della squadra è sicuramente Nico Stumpo: 40anni giusti giusti, calabrese di Crotone, ribattezzato ironicamente (da Filippo Penati) “cabina telefonica. E’ l’uomo-macchina della squadra, uno dei migliori conoscitori dell’organizzazione dei Ds prima e del Pd poi. Lavora al Botteghino dal 2001, ma anche lui ha un percorso eclettico: infatti viene da Rifondazione prima e dai Comunisti Unitari di Famiano Crucianelli poi. Ha fama di essere un culo di pietra. “Se non è al telefono con qualche federazione vuol dire che è andato lì di persona”, sorride ancora Penati. Uno degli ultimi acquisti della squadra è Chiara Muzzi: durante le primarie ha seguito Bersani come press woman, in giro per tutta Italia. Anche lei è alla prima esperienza politica. Romana, 33 anni giornalista (un passato all’Asca), fino a quando Di Traglia non l’ha arruolata.
I politici. Di Filippo Penati, Demiurgo e coordinatore politico della pattuglia bersaniana abbiamo già scritto: per ora dice scherzando: “Io me ne torno nella mia Milano. Se Bersani vuole che continui a lavorare con lui... si dovrà trasferire!”. Ovviamente è una balla: è già in pectore il coordinatore politico.
Gianni Pittella, eurodeputato, detto “mister centotrentamila” (preferenze) è il vero proconsole della mozione al Sud: conosce il territorio del meridione palmo a palmo. Lui, diversamente dagli altri viene da una storia socialista. La terza anima del comitato, quella bindiana, si è incarnata sotto il caschetto di Margherita Miotto. La Miotto ha incontrato la Bindi nella notte dei tempi, quando la pasionaria dello scudo-crociato era partita alla reconquista del Veneto: un pedigree classico di schiatta democristiana.
I satelliti dalemiani. A Bersani hanno dato un appoggio organico due quadri dalemiani “doc”. Il primo, Matteo Orfini, uomo ombra del “lider maximo” ha piazzato le tende a piazza Santi Apostoli. Il secondo, Ugo Sposetti, è l’uomo che ha custodito il forziere della Quercia inventando la rete delle fondazioni. Si è ironicamente autosoprannominato “Ughetta”, la sposa con il corredo (e la dote). E’ la luna di miele a cui Bersani non rinuncerebbe mai.

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