"Sono letteralmente allibito: è una sentenza al di là del bene e del male, è certamente una enormità giuridica". Silvio Berlusconi commenta per la prima volta la sentenza di primo grado sul Lodo Mondadori, della quale oggi sono state pubblicate le motivazioni. Incassando la solidarietà dell'intero Pdl, che a sua volta provoca la reazione indignata dell'opposizione. E mentre
Le parole del premier. In un comunicato diffuso nel pomeriggio, il presidente del Consiglio aggiunge: "Sappiano comunque tutti gli oppositori che il governo porterà a termine la sua missione quinquennale e non c'è nulla che potrà farci tradire il mandato che gli italiani ci hanno conferito".
La nota del Pdl. "Un tentativo, con mezzi impropri, di contrastare la volontà democratica del popolo italiano". Così una una nota congiunta dei dai capigruppo Pdl al Senato e alla Camera, Maurizio Gasparri e Fabrizio Cicchitto. "Gli attacchi che fuoriescano dai canoni dell'opposizione democratica - è scritto- ci portano ad assicurare che, in Parlamento così come nel Paese, forti di un consenso chiaramente e più volte espresso dagli italiani, il centrodestra proseguirà nella politica del fare e del governare, che nessun disegno eversivo potrà sconfiggere". Analoga la posizione di Niccolò Ghedini, deputato avvocato di Berlusconi: "Una decisione quella sul Lodo Mondadori assolutamente incredibile, infondata in fatto e in diritto. Un tentativo paradossale di rileggere gli atti del processo penale che avevano visto Silvio Berlusconi completamente estraneo a tale vicenda".
L'opposizione. Antonio Di Pietro attacca: "C'è un disegno eversivo che viene portato avanti da diversi anni e anche in questi giorni ed è portato avanti da un mandante: Silvio Berlusconi". E Dario Franceschini dice: "Penso che fatto trenta il presidente del Consiglio possa fare trentuno, magari approvando una specie di super lodo Alfano che blocchi anche i processi civili: per le alte cariche dello Stato vengono bloccate le sentenze di risarcimento danni per tutta la durata del loro mandato".
L'iniziativa del Csm. Quindici consiglieri del Consiglio superiore della magistratura (togati e laici del centrosinistra) hanno chiesto al Comitato di presidenza di Palazzo dei marescialli di aprire una pratica a tutela del giudice del tribunale di Milano Raimondo Mesiano. In una vicenda che a loro giudizio si caratterizza per "gravità" e "singolarità, in cui è in gioco la "credibilità della giustizia civile". Nel documento non si fa esplicito riferimento al premier e ai capigruppo del Pdl al Senato, ma si parla di "dichiarazioni pubbliche di autorevoli esponenti del Parlamento e del governo".
Il comunicato della Cir. "La circostanza che la società condannata al risarcimento sia proprietà di un importante esponente politico e uomo di governo, non toglie che la causa stessa obiettivamente si presenti e sia stata trattata come un normale giudizio civile fra imprese coinvolte in un contenzioso economico". Così i legali di Cir, Vincenzo Roppo ed Elisabetta Rubini, intervengono sulla vicenda: motivati, spiegano, dalla volontà di "riportare a verità alcune questioni che sono state presentate in modo scorretto o distorto nel dibattito di questi giorni".
(5 ottobre 2009)
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