Vorrei ringraziarle una per una, le persone magnifiche che ho incontrato ieri in piazza del Popolo. Vecchi con le lacrime agli occhi per l'emozione, adolescenti con la faccia dipinta, coppie ridenti, donne, tantissime donne di ogni età. Grazie a tutti quelli che sono venuti a stringerci la mano, che hanno applaudito e sorriso, grazie a chi ci ha chiesto di rispondere agli insulti con voce più forte e a chi ha chiesto di parlare più piano, perché non è il tono di voce ma il senso delle parole quel che arriva alla ragione. È stata una giornata bellissima, ieri. Nelle parole di Roberto Saviano risuonavano quelle di Gramsci sospese in cielo, «odio gli indifferenti», la prima Striscia rossa che abbiamo scelto il giorno che abbiamo cominciato a cambiare questo giornale insieme a voi. La nostra forza è la vostra, questo è il segreto semplice dell'informazione libera: noi saremo tanto più forti, in questo paese imbruttito dal silenzio mafioso e dalle urla minacciose dei servi, quanto più numerosi sarete al nostro fianco. È per voi che siamo qui, è a questo che serve un giornale: a chi lo legge, non a chi lo fa. È come la politica: serve a migliorare la vita dei cittadini, non dei politici. Dovrebbe, certo. Non sempre, è vero. Tutti, proprio tutti quelli con cui ci siamo fermati a parlare ieri in piazza dopo gli abbracci e i sorrisi ci hanno detto «certo, però, che vergogna gli assenti al voto sullo scudo fiscale. Ma come si fa a crederci ancora, ditecelo voi». Gli assenti sono una vergogna senza rimedio, lo abbiamo detto il primo istante. L'esito del voto dell'altro giorno in Aula è un danno terribile per la credibilità di cui il Pd gode fra i cittadini elettori, un danno che forse non tutti coloro che dovrebbero hanno valutato. Bisogna che lo facciano. Bisogna che non succeda mai più, che chi prenderà in mano la guida del partito - i candidati alla guida - lo dicano adesso: solo se saranno davvero convincenti avranno forse un nuovo limite al credito.
Un giornale questo può e deve fare: non sostituirsi alla politica ma raccontarla, dire forte e chiaro quel che accade. Sempre, senza sconti per nessuno. Questo noi facciamo, questo è quello che la stampa di regime non fa. Questa è la differenza che passa tra i giornalisti che continuano a credere nel valore e nel ruolo formidabile di questo mestiere e gli stipendiati del Capo: la libertà di dire, l'esercizio del dovere di farlo. Questa è la ragione - anche questa - per cui la piazza di ieri è stata per noi tutti un serbatoio di energia formidabile: ve la restituiremo, questa energia, giorno dopo giorno. La faremo durare il più possibile e quando sarà finita torneremo a chiedervi di farci sentire quanti siete. Noi non ci sposteremo di un millimetro, non abbiate timore. Saremo qui a dire dell'autunno italiano degli operai, della scuola alla deriva, delle navi dei veleni e delle montagne che crollano sui ponti della propaganda, dei ragazzi senza lavoro, delle ragazze che alla corte di Papi non ci vogliono andare e anche di quelle che ci vanno, invece, vittime di un sistema corrotto. E della tv che ci ignora e poi ci insulta, del tg1 che parla sotto dettatura del padrone. Lo diremo fino a che non sarete così tanti, a ribellarvi, che non ci sarà bisogno d'altro per il bene dell'Italia: solo di voi. Grazie.
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