“Il Ponte sullo Stretto di Messina si farà, a dicembre partiranno i lavori”, parola di Berlusconi. Di più: “Sarà pronto tra 6 anni”, parola di Matteoli. Il progetto esecutivo non esiste ancora, dunque a dicembre semmai verrà aperto qualche cantiere. Mentre ciò che viene taciuto è se a Eurolink (associazione di imprese, capofila Impregilo) - vincitrice della gara per la realizzazione del Ponte - sia stato pagato il contenzioso di centinaia di milioni di euro accumulato nei tre anni in cui il contratto è stato sospeso, visto che ora l’accordo di 3.9 miliardi di euro è stato riattivato. Stiamo parlando di un’opera - preventivo di investimento in project financing di 6 miliardi di euro - che viene definita quasi all’unanimità dagli esperti “una sciagura ambientale e finanziaria che non offre alcuna garanzia sul piano della sicurezza”. “Il premier chiede che sulle infrastrutture l’Italia “si svegli da un lungo sonno”, proprio nel giorno in cui l’Associazione nazionale costruttori denuncia un taglio di 2,5 milioni di euro ai fondi quando il Ponte non è un’opera prioritaria per il Mezzogiorno” spiega Andrea Martella, responsabile delle infrastrutture del Pd.
Proviamo a rispondere ad alcune domande. Chi costruirà il Ponte? Il contraente generale, il cosiddetto general-contractor, cioè Eurolink che ha vinto la gara che vede impresa capofila Impregilo (soci di maggioranza la Igli S.p.A (29,9% ), Kairos Partners SGR S.p.A. (3,3% ), Assicurazioni Generali S.p.A. (3,2%), Mercato (63,4%). Igli SpA - che si costituisce come “osservatorio popolare permanente su imprese e diritti umani” - è, in realtà una società ponte formata da tre soci col 33% ciascuno: Società Autostrade S.p.A. (di proprietà di Edizione Holding, della famiglia Benetton), Immobiliare Lombarda (gruppo Ligresti) e Argo Finanziaria S.p.A. (gruppo Gavio). Eurolink - che eseguirà il progetto esecutivo - mentre i costi dell’opera lieviteranno strada facendo - chiederà un adeguamento del preventivo per sopraggiunte difficoltà tecniche nella realizzazione e così via. Questo farà sì che il concessionario, che è pagato al 100% per tutte le funzioni che dovrà svolgere e che non dovrà recuperare alcunché dalla gestione, avrà tutto l’interesse a far durare più a lungo possibile i lavori e a realizzarli con progetti più costosi.
Chi controllerà i lavori e affiderà i subappalti? Sempre Eurolink, in un regime esclusivamente privatistico. Perchè la legge obiettivo non è sottoposta alle norme sui lavori pubblici e quindi la società è libera di realizzare sia la progettazione che la realizzazione dell’opera con chi vuole e come vuole. Cosa stabilisce la legge obbiettivo? Entrata in vigore il 21 dicembre del 2001, fu voluta dall’allora Ministro Lunardi per la realizzazione di un programma di opere strategiche “per accelerare la modernizzazione e lo sviluppo del Paese e il riequilibrio tra Nord e Sud”. Stabilisce che al “general-contractor” - cioè a Eurolink - vengano affidate tutte le attività dalla progettazione fino al collaudo, con l’esclusione della gestione dell’opera. Cosa vuol dire? Che Eurolink non sarà soggetta al rispetto delle regole dei lavori pubblici, ma del diritto privato e il Ministro dei Lavori Pubblici non potrà esercitare alcuna forma di controllo perché il contratto l’ha firmato Stretto di Messina S.p. A., il cui amministratore delegato è Ciucci. Questo fa sì che Eurolink potrà affidare i lavori a chi vorrà senza alcuna gara pubblica. Il controllo spetterà alla Direzione lavori, che fa capo a Eurolink che in qualità di concessionario, affiderà i subappalti. Il solo responsabile sarà il Direttore dei Lavori, nominato da Eurolink stessa.
Siamo, dunque, di fronte alla rinuncia della tutela dell’interesse pubblico. Il che vuol dire che oltre alla trasparenza e alla sicurezza, anche i costi e i tempi saranno assolutamente fuori controllo. E come storia insegna i subappalti, a maggior ragione di un’opera di queste dimensioni, costituiscono la vera manna per la mafia. Con quali soldi sarà realizzato il Ponte? “Con i soldi delle banche” risponde deciso l’ingegner Ivan Cicconi, esperto in infrastrutture e autore di numerosi libri: “La natura privatistica del modello consente alla Sdm spa di attivare con massima libertà “prestiti”, anche rilevanti, che le Banche si affretteranno ad elargire in quanto garantiti dal capitale pubblico, cioè dallo Stato. Stato che sarà chiamato a ripianare i debiti, frutto della facilmente prevedibile differenza tra le rate di rimborso dei prestiti e le entrate derivanti dalla gestione del Ponte (pedaggi)”.
Quindi quelli che oggi sono prestiti ignoti di una società di diritto privato, si trasformeranno in debiti palesi di una società con capitale pubblico che per molti anni andranno a pesare sul bilancio dello Stato. Gli italiani, in sintesi, sentiranno, nelle loro tasche il reale peso del Ponte sullo Stretto, sia che si farà sia che non si farà, perché Eurolink verrà pagata, comunque. In conclusione: il Ponte sullo Stretto di Messina più che la realizzazione di un’opera strategica rappresenterà un guadagno strategico per gli interessi del luogo e un deficit strategico pubblico fondato su di un raggiro strategico degli italiani.
Proviamo a rispondere ad alcune domande. Chi costruirà il Ponte? Il contraente generale, il cosiddetto general-contractor, cioè Eurolink che ha vinto la gara che vede impresa capofila Impregilo (soci di maggioranza la Igli S.p.A (29,9% ), Kairos Partners SGR S.p.A. (3,3% ), Assicurazioni Generali S.p.A. (3,2%), Mercato (63,4%). Igli SpA - che si costituisce come “osservatorio popolare permanente su imprese e diritti umani” - è, in realtà una società ponte formata da tre soci col 33% ciascuno: Società Autostrade S.p.A. (di proprietà di Edizione Holding, della famiglia Benetton), Immobiliare Lombarda (gruppo Ligresti) e Argo Finanziaria S.p.A. (gruppo Gavio). Eurolink - che eseguirà il progetto esecutivo - mentre i costi dell’opera lieviteranno strada facendo - chiederà un adeguamento del preventivo per sopraggiunte difficoltà tecniche nella realizzazione e così via. Questo farà sì che il concessionario, che è pagato al 100% per tutte le funzioni che dovrà svolgere e che non dovrà recuperare alcunché dalla gestione, avrà tutto l’interesse a far durare più a lungo possibile i lavori e a realizzarli con progetti più costosi.
Chi controllerà i lavori e affiderà i subappalti? Sempre Eurolink, in un regime esclusivamente privatistico. Perchè la legge obiettivo non è sottoposta alle norme sui lavori pubblici e quindi la società è libera di realizzare sia la progettazione che la realizzazione dell’opera con chi vuole e come vuole. Cosa stabilisce la legge obbiettivo? Entrata in vigore il 21 dicembre del 2001, fu voluta dall’allora Ministro Lunardi per la realizzazione di un programma di opere strategiche “per accelerare la modernizzazione e lo sviluppo del Paese e il riequilibrio tra Nord e Sud”. Stabilisce che al “general-contractor” - cioè a Eurolink - vengano affidate tutte le attività dalla progettazione fino al collaudo, con l’esclusione della gestione dell’opera. Cosa vuol dire? Che Eurolink non sarà soggetta al rispetto delle regole dei lavori pubblici, ma del diritto privato e il Ministro dei Lavori Pubblici non potrà esercitare alcuna forma di controllo perché il contratto l’ha firmato Stretto di Messina S.p. A., il cui amministratore delegato è Ciucci. Questo fa sì che Eurolink potrà affidare i lavori a chi vorrà senza alcuna gara pubblica. Il controllo spetterà alla Direzione lavori, che fa capo a Eurolink che in qualità di concessionario, affiderà i subappalti. Il solo responsabile sarà il Direttore dei Lavori, nominato da Eurolink stessa.
Siamo, dunque, di fronte alla rinuncia della tutela dell’interesse pubblico. Il che vuol dire che oltre alla trasparenza e alla sicurezza, anche i costi e i tempi saranno assolutamente fuori controllo. E come storia insegna i subappalti, a maggior ragione di un’opera di queste dimensioni, costituiscono la vera manna per la mafia. Con quali soldi sarà realizzato il Ponte? “Con i soldi delle banche” risponde deciso l’ingegner Ivan Cicconi, esperto in infrastrutture e autore di numerosi libri: “La natura privatistica del modello consente alla Sdm spa di attivare con massima libertà “prestiti”, anche rilevanti, che le Banche si affretteranno ad elargire in quanto garantiti dal capitale pubblico, cioè dallo Stato. Stato che sarà chiamato a ripianare i debiti, frutto della facilmente prevedibile differenza tra le rate di rimborso dei prestiti e le entrate derivanti dalla gestione del Ponte (pedaggi)”.
Quindi quelli che oggi sono prestiti ignoti di una società di diritto privato, si trasformeranno in debiti palesi di una società con capitale pubblico che per molti anni andranno a pesare sul bilancio dello Stato. Gli italiani, in sintesi, sentiranno, nelle loro tasche il reale peso del Ponte sullo Stretto, sia che si farà sia che non si farà, perché Eurolink verrà pagata, comunque. In conclusione: il Ponte sullo Stretto di Messina più che la realizzazione di un’opera strategica rappresenterà un guadagno strategico per gli interessi del luogo e un deficit strategico pubblico fondato su di un raggiro strategico degli italiani.
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