Ex ufficiale dei carabinieri, Salvatore Cirafici è a capo della sicurezza Wind da molti anni. Il suo nome emerge anche durante l’inchiesta "Why Not" dell’ex pm Luigi de Magistris, che lo incrocia nell’estate 2007. Ora, la scoperta fatta dal pm di Crotone Pierpaolo Bruni getta una nuova luce proprio sulle zone oscure di Why Not. Parlando delle sue indagini, Luigi de Magistris, dichiara ai pm di Salerno: “Stavamo facendo degli approfondimenti su Salvatore Cirafici (mai indagato, ndr)”. Il nome dell’uomo della security Wind emergeva dai tabulati di alcuni personaggi coinvolti in Why not. Ma solo per lui l’acquisizione dei tabulati del traffico telefonico, da parte del consulente del pm Gioacchino Genchi, era stata particolarmente ardua. Continua De Magistris: “abbiamo avuto difficoltà enormi ad arrivare all’identificazione di Cirafici perché quando Genchi ha scritto alla Wind, chiedendo di chi era la sua utenza, Wind ha detto ‘Questa è un’utenza che non esiste’”. Il telefonino di Cirafici sembrava introvabile come il Sacro Graal. Anche Bruni incontra difficoltà ad accertare chi c’è dietro il suo numero. La Wind gli risponde che l’utenza è “disattiva”.
Comunque Genchi, come Bruni, non molla l’osso: nelle sue relazioni rileva che Cirafici è in contatto con parecchi indagati di Why Not, tra i quali Luigi Bisignani (posizione archiviata dal pool che ha ereditato l’indagine), risultante negli elenchi P2 (ma lui nega l’iscrizione) e condannato per la maxi tangente Enimont. Ma non solo. Annota Genchi: “Gli aspetti più inquietanti dell’accertamento riguardano i rapporti telefonici di Cirafici con utenze nella disponibilità di Fabio Ghioni, Luciano Tavaroli e Marco Mancini”. Chi sono questi tre interlocutori di Cirafici? I primi due erano gli uomini chiave della security di Telecom Italia e il terzo era il capo di una sezione del servizio segreto militare e tutti e tre furono arrestati nel 2006 nelle inchieste milanesi sui dossier illegali, che Genchi definisce “vicende spionistiche”.
Il consulente annota anche “i rapporti con i cellulari della Global Media srl e di Lorenzo Cesa e con quelli di altri politici”. I contatti con il segretario dell’Udc insospettivano Genchi perché Cesa era indagato da De Magistris (anche se poi è stato archiviato a Roma).
Forte anche dei suoi contatti, comunque Cirafici è forse l’unico manager importante sopravvissuto al cambio di proprietà di Wind. Quando la compagnia passa dall’Enel al magnate egiziano Sawiris, sembra finito in un cono d’ombra. In quei giorni però la compagnia è scossa dallo scandalo interno dei “gsm box”. Sono apparecchi che consentono di pagare meno le telefonate e che, secondo alcune denunce, servono per truffare la Wind. La compagnia perde milioni di euro mentre alcune società che usano i gsm box, vicine alla politica, guadagnano. Cirafici conduce un’inchiesta interna, quantifica il danno per Wind e il vantaggio per le società vicine alla politica. L’indagine non ha grandi conseguenze. Mentre Cirafici torna in auge è resta al suo posto. Tuttora è “direttore della Asset Corporate Governance”.
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