Il senatore Dell'Utri si è presentato in aula oggi per dare dei venduti a tutti gli altri. Ha affermato, infatti, che i magistrati devono concentrarsi sugli esecutori delle stragi piuttosto che perdere tempo a cercare i mandanti, negandone quindi l’esistenza, e attribuendo tutta la responsabilità delle stragi degli anni ’90 a chi è già dietro le sbarre. Una versione dei fatti ferma, per l’appunto, agli anni ’90. Ma siamo nel 2009.
Senatore Dell’Utri, non so se lo ha capito, ma il Paese sì: la giustizia ed i cittadini stanno cercando i mandanti politici di quelle stragi perché nessuno crede che Brusca sia stata la mente di Capaci, né Provenzano e Riina quelle degli altri attentati. I mandanti “occulti” stanno venendo a galla perché proprio loro non hanno evitato la galera a chi aveva dato loro fiducia e ai quali avevano promesso copertura. Così prima gli avvertimenti, qualche dichiarazione mai rilasciata prima, papelli che riaffiorano, personaggi che ritrovano la memoria, altri che la perdono. Dichiarazioni sempre più vicine alla verità per minacciare la sua completa rivelazione e spingere così quei mandanti occulti, ancora liberi e ancora influenti, a muoversi per pareggiare il debito.
Lei è il principale indiziato, senatore e fondatore di Forza Italia, non so se se ne è accorto perché, mentre lei nega perfino l’esistenza di Cosa Nostra, tutta Cosa Nostra la sta indicando come il principale referente e portavoce. Il problema è che anche lei è un tramite, una pedina. La giustizia si muove su terreni fatti di prove e concretezza, poggia i piedi sulla roccia e non sulla sabbia e, quindi, scovare il resto della filiera richiede pazienza. Ma io son certo che arriveranno anche i riscontri e la pazienza sarà premiata.
Nel frattempo, la invito a rileggersi la sentenza di primo grado, quella che la condanna a nove anni e altro. Beh, se la rilegge, ne deduciamo che: o i giudici hanno una gran fantasia, ricca di dettagli, nomi e circostanze, o l’assoluzione, a cui lei sta pensando, è una neverland della giurisprudenza.
Testo del video servizio:
Marcello Dell’Utri si è presentato in aula ed ha bollato come "cazzate" le rivelazioni del pentito Gaspare Spatuzza rese ai PM della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo il cui verbale, oggi, il Procuratore Generale ha depositato in aula perché venga acquisito agli atti assieme alla richiesta di ascoltare lo stesso Spatuzza i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano e Cosimo Lo Nigro, ex reggente del mandamento di Brancaccio.
Secondo la breve introduzione fatta dal Procuratore Generale Nino Gatto il pentito Spatuzza avrebbe rivelato l’esistenza di un accordo di tipo politico-elettorale tra Cosa Nostra e Forza Italia in cambio di garanzie.
''Graviano era esultante: mi disse 'abbiamo avuto quello che volevamo, abbiamo il Paese in mano perche' abbiamo persone serie, come Berlusconi e il nostro 'paesano', non come quei 'crastazzi' dei socialisti''' – ha detto Spatuzza ai PM di Palermo che indagano sulla presunta trattativa tra “Stato e mafia” a cavallo delle stragi.
Il paesano non sarebbe altri che Marcello Dell’Utri, il collante - secondo l’accusa – degli interessi mafiosi sul versante politico concretizzatosi con il grande consenso riscosso da Forza Italia in Sicilia fin dalla sua nascita.
Se fossero provate le affermazioni di Spatuzza verrebbe dimostrata l’esistenza di un altro tipo di trattativa intavolata non con lo Stato, ma con quel nuovo estabilishment politico che al termine della stagione stragista avrebbe governato l’Italia.
Complicando ulteriormente la posizione del senatore PdL condannato in primo grado a nove anni e sei mesi di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa.
Secondo il Procuratore Gatto gli elementi contenuti nelle dichiarazioni di Spatuzza sono tali da possedere quel requisito di eccezionalità richiesto dalla legge per la riapertura del dibattimento con l’acquisizione di nuove prove.
Una possibilità che la difesa di Dell’Utri ha respinto con veemenza fino ad un vero e proprio alterco tra il Procuratore Generale e l’avvocato Mormino che ha parlato di “inquinamento” del processo d’Appello.
E’ la pubblicazione anticipata di alcuni stralci di quel verbale fatta oggi da L’Espresso ad avere spinto gli avvocati di Dell’Utri a chiedere al Presidente della seconda sezione penale della Corte d’Appello di Palermo di “proteggere il processo” da presunte incursioni mediatiche.
I Giudici della Corte d’Appello hanno concesso alla difesa una settimana di tempo per studiare il verbale depositato oggi e rinviato la decisione sull’ammissibilità della richiesta di riaprire il dibattimento al 30 ottobre prossimo.
Marcello Dell’Utri si difende senza entrare nel merito delle dichiarazioni di Spatuzza bollando tutto come “favole”. Afferma di non avere mai conosciuto né i pentiti che fanno il suo nome né i mafiosi che con lui avrebbero, negli anni, mantenuto rapporti di conoscenza diretta. Dice di non conoscere nemmeno Stefano Bontate il boss che, con lui, avrebbe incontrato più volte Silvio Berlusconi a Milano.
sabato 24 ottobre 2009
Processo Dell'Utri: la Neverland della giurisprudenza
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