A Berlusconi manda a dire che "le picconate alla convivenza" creano guai seri. E mentre lo fa tesse la tela delle alleanze: dopo aver visto Di Pietro, stavolta tocca alla sinistra radicale. Nel frattempo dialoga con Fini sulle riforme e incassa un durissimo attacco del Pdl che allontana le flebili speranze di dialogo. Pier Luigi Bersani continua il suo percorso alla guida del Pd. Tra attese per le sue mosse future e polemiche sempre in agguato. Sia dentro che fuori il partito.
Fini e le riforme. Più di una visita di cortesia (come quella riservata al presidente del Senato Renato Schifani). Un faccia a faccia di mezz'ora che vede sul piatto le riforme, la centralità del Parlamento e il no alla riedizione di vecchie formule tipo la bicamerale. "Siamo una forza di opposizione responsabile pronta alle riforme che interessano i cittadini" dice Bersani. Mentre Fini si dice "d'accordo" sull'esigenza di affrontare uno alla volta "singoli elementi" di riforme istituzionali, evitando "la strada globale" fallita in passato. Servono riforme condivise, concordano i due. A partire dal Senato federale e dal superamento del bicameralismo perfetto. Bersani, però, precisa: "Pronti a votare il Senato federale purchè si cominci a discutere di riforma elettorale". Arriva a stretto giro la chiusura del governo: "Non modificheranno di una virgola questa legge" dice il ministro Gianfranco Rotondi.
Attacco a Berlusconi. "Picconate al quadro della nostra convivenza, alla casa comune garantita dalla Costituzione che pretende rispetto dei ruoli reciproci. Se picconiamo i muri portanti della casa comune provochiamo guai seri". Pier Luigi Bersani, pur senza nominarlo, critica gli attacchi di Silvio Berlusconi a 'Ballarò sulla magistratura. Il riferimento al premier è chiaro. Come quando definisce "un guaio" il fatto che in Italia "spesso e volentieri siamo portati a discutere non dei problemi nostri ma dei suoi".
La sinistra. Il Pd e Sinistra e Libertà sono d'accordo sulla necessità di promuovere sin dalle regionali "alleanze larghe", senza "veti" verso l'Udc o altri partiti, sulla base di una piattaforma che ponga al centro la questione sociale e quella democratica. E' questa la sintesi del faccia a faccia tra Bersani e Nichi Vendola al termine di un colloqui di circa tre quarti d'ora, svoltosi nella sede nazionale del Pd. Domani sarà la volta dell'incontro con la Federazione della Sinistra d'alternativa (Prc, Pdci, Socialismo 2000, Lavoro e Solidarieta').
D'Alema-Rutelli. Se l'obiettivo era far cambiare idea a Rutelli, la missione di Massimo D'Alema sembra fallira. Al termine del faccia a faccia tra i due, le indiscrezioni raccontano di "un incontro "cordiale" nel quale l'ex ministro degli esteri avrebbe cercato di convincere Rutelli a restare nel Pd. Senza però fare breccia nelle convinzioni dell'ex sindaco di Roma. Che avrebbe ribadito le sue critiche e perplessità e la sua intenzione di fare percorsi politici nuovi che però, avrebbe assicurato, non siano "laceranti" nei confronti del Pd, lasciando intuire che l'addio non avverrà con rotture nette e immediate. L'ex segretario Franceschini, però, lo boccia: "Ha sbagliato a fare un bilancio nel primo giorno di lavoro. Bisogna lasciare a Bersani il tempo di cominciare, lavorare e fare delle scelte".
Bondi contro Bersani. Una stroncatura senza appello. Che chiude ogni barlume di speranza per un rapporto meno conflittuale tra maggioranza e opposizione. "Si profila una nuova linea politica che è la risultante del peggio della strategia dell'Ulivo incarnata da Prodi, fondata sull'assemblaggio di tutti gli spezzoni della sinistra: da Di Pietro a Vendola, e del peggio dell'opposta strategia di D'Alema, consistente in un tatticismo privo di valori, nel tentativo di stringere alleanze anche forze politiche di centro come l'Udc" afferma Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl.
(29 ottobre 2009)
Fini e le riforme. Più di una visita di cortesia (come quella riservata al presidente del Senato Renato Schifani). Un faccia a faccia di mezz'ora che vede sul piatto le riforme, la centralità del Parlamento e il no alla riedizione di vecchie formule tipo la bicamerale. "Siamo una forza di opposizione responsabile pronta alle riforme che interessano i cittadini" dice Bersani. Mentre Fini si dice "d'accordo" sull'esigenza di affrontare uno alla volta "singoli elementi" di riforme istituzionali, evitando "la strada globale" fallita in passato. Servono riforme condivise, concordano i due. A partire dal Senato federale e dal superamento del bicameralismo perfetto. Bersani, però, precisa: "Pronti a votare il Senato federale purchè si cominci a discutere di riforma elettorale". Arriva a stretto giro la chiusura del governo: "Non modificheranno di una virgola questa legge" dice il ministro Gianfranco Rotondi.
Attacco a Berlusconi. "Picconate al quadro della nostra convivenza, alla casa comune garantita dalla Costituzione che pretende rispetto dei ruoli reciproci. Se picconiamo i muri portanti della casa comune provochiamo guai seri". Pier Luigi Bersani, pur senza nominarlo, critica gli attacchi di Silvio Berlusconi a 'Ballarò sulla magistratura. Il riferimento al premier è chiaro. Come quando definisce "un guaio" il fatto che in Italia "spesso e volentieri siamo portati a discutere non dei problemi nostri ma dei suoi".
La sinistra. Il Pd e Sinistra e Libertà sono d'accordo sulla necessità di promuovere sin dalle regionali "alleanze larghe", senza "veti" verso l'Udc o altri partiti, sulla base di una piattaforma che ponga al centro la questione sociale e quella democratica. E' questa la sintesi del faccia a faccia tra Bersani e Nichi Vendola al termine di un colloqui di circa tre quarti d'ora, svoltosi nella sede nazionale del Pd. Domani sarà la volta dell'incontro con la Federazione della Sinistra d'alternativa (Prc, Pdci, Socialismo 2000, Lavoro e Solidarieta').
D'Alema-Rutelli. Se l'obiettivo era far cambiare idea a Rutelli, la missione di Massimo D'Alema sembra fallira. Al termine del faccia a faccia tra i due, le indiscrezioni raccontano di "un incontro "cordiale" nel quale l'ex ministro degli esteri avrebbe cercato di convincere Rutelli a restare nel Pd. Senza però fare breccia nelle convinzioni dell'ex sindaco di Roma. Che avrebbe ribadito le sue critiche e perplessità e la sua intenzione di fare percorsi politici nuovi che però, avrebbe assicurato, non siano "laceranti" nei confronti del Pd, lasciando intuire che l'addio non avverrà con rotture nette e immediate. L'ex segretario Franceschini, però, lo boccia: "Ha sbagliato a fare un bilancio nel primo giorno di lavoro. Bisogna lasciare a Bersani il tempo di cominciare, lavorare e fare delle scelte".
Bondi contro Bersani. Una stroncatura senza appello. Che chiude ogni barlume di speranza per un rapporto meno conflittuale tra maggioranza e opposizione. "Si profila una nuova linea politica che è la risultante del peggio della strategia dell'Ulivo incarnata da Prodi, fondata sull'assemblaggio di tutti gli spezzoni della sinistra: da Di Pietro a Vendola, e del peggio dell'opposta strategia di D'Alema, consistente in un tatticismo privo di valori, nel tentativo di stringere alleanze anche forze politiche di centro come l'Udc" afferma Sandro Bondi, coordinatore nazionale del Pdl.
(29 ottobre 2009)
1 commento:
A QUALUNO COMINCIA A BRUCIARE IL CULETTO!
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