domenica 4 ottobre 2009

Tg1, Minzolini attacca la manifestazione


"Lo dico senza spirito polemico: la manifestazione di oggi per la libertà di stampa per me è incomprensibile". In un editoriale, il direttore del Tg1, Augusto Minzolini in diretta nell'edizione delle ore 20 dà un giudizio negativo della protesta organizzata oggi a Roma, in piazza del Popolo, dalla Fnsi, il sindacato unitario dei giornalisti italiani, sulla libertà di stampa.

Spiega Minzolini: "Manifestare è sempre legittimo e salutare per la democrazia, ma in un Paese dove negli ultimi tre mesi sono finiti nel tritacarne mediatico Berlusconi, l'avvocato Agnelli, l'ingegner De Benedetti, l'ex direttore di Avvenire, il direttore di Repubblica e tanti altri, denunciare che la libertà di stampa è in pericolo è un assurdo".

Secondo Minzolini "è in atto uno scontro di poteri nell'informazione e la manifestazione di oggi fotografa una realtà: una manifestazione convocata contro la decisione del premier di presentare due querele, a Repubblica e all'Unità. In realtà negli ultimi 10 anni sono 430 le querele dei politici, per il 68% di esponenti di sinistra. E' possibile che la libertà di stampa venga messa in pericolo solo da due querele di Berlusconi?".

Per il direttore del Tg1, "la manifestazione di oggi è un episodio di questo scontro perché fotografa una disparità. E' stata convocata contro la decisione del premier di querelare due giornali, Repubblica e Unità. Si confessano due sole querele ma non quelle che colpiscono gli altri giornali, magari di diverso orientamento".

"Vediamo poi quello che succede all'estero - Prosegue il direttore del Tg1 - Nel 2004, Tony Blair dopo un lungo braccio di ferro che arrivò quasi in tribunale costrinse alle dimissioni i vertici della Bbc, che lo accusavano di aver falsificato i dossier sulla guerra in Iraq. Non si può pensare che i giornali abbiano sempre ragione", sostiene Minzolini.

La vicenda del 2004 ricordata da Minzolini in realtà non arrivò mai in tribunale e Tony Blair non querelò mai la Bbc. La commissione d'inchiesta indipendente di Lord Hutton fu creata per investigare sulla morte di un consulente del governo, David Kelly, che nel 2002 aveva scritto un rapporto sulle armi di distruzione di massa in Iraq. Dopo il servizio della Bbc in cui Kelly veniva individuato come la fonte in grado di sostenere che il rapporto era stato manipolato per agevolare l'intervento britannico in Iraq, Kelly si suicidò. In seguito all'inchiesta, che individuò l'errore della Bbc sulle accuse di manipolazione e scagionò il premier, il presidente e il direttore generale della rete pubblica si dimisero, ammettendo l'errore. Ma non c'era stata alcuna querela da parte del premier o di membri del governo.

Minzolini continua così il suo editoriale. "La difesa corporativa non fa bene all'autorevolezza dei media; specie in Italia, dove si ha una strana concezione del pluralismo dell'informazione. Ci sono giornali che si considerano depositari della verità e che giudicano gli altri che la pensano in modo diverso come nemici o servi: chi ha questa concezione, manifesta contro un ipotetico regime politico, per insediare un inaccettabile regime mediatico", è il giudizio finale del direttore del Tg1.

Reazioni. "L'editoriale di Minzolini è una svolta per il Tg1 - commenta Paolo Gentiloni, responsabile comunicazione del Pd - Il principale tg italiano abbandona, anche formalmente, ogni profilo istituzionale e scende in campo con una polemica contro una manifestazione di forze sindacali e di opposizione cui hanno partecipato centinaia di migliaia di persone. Non ci sono precedenti di un simile stravolgimento di un telegiornale del servizio pubblico", dice l'esponente del Pd. "Chiedo che la Commissione di vigilanza sulla Rai accerti se il direttore del Tg1 può darsi ad una militanza degna del miglior Fede", conclude Gentiloni.

Durissimo anche il commento del consigliere di amministrazione della Rai Nino Rizzo Nervo: "Che il direttore del Tg1 si esibisse in un editoriale contro la libertà di stampa non mi meraviglia, essendo abituato soltanto alla libertà di nascondere le notizie. Il suo è stato un vero e proprio comizio contro la manifestazione di oggi, in verità meno efficace di quanto poco prima aveva detto il portavoce del Pdl Daniele Capezzone".

"Poiché sono comunque convinto che il direttore del Tg1 è uno strenuo difensore del contraddittorio nel suo telegiornale - continua Rizzo Nervo - non ho dubbi che domani il Tg1 ospiterà sul tema della libertà di stampa un editoriale del direttore di Repubblica. Se non lo farà, sarà anche questa la testimonianza che dirige ormai un telegiornale di parte - conclude il consigliere - e questo non è compatibile con il servizio pubblico radiotelevisivo".

"Il direttore Minzolini può avere idee diverse da noi e ha tutto il diritto di esporle ma il principale tg del servizio pubblico non può negare la completezza e la correttezza dell'informazione - commenta il segretario generale della Fnsi Franco Siddi. Ignorare l'organizzazione della Federazione della stampa - prosegue Siddi - ignorare e cancellare le relazioni che spiegavano cosa fosse la manifestazione per dare l'idea che anziché una giornata di libera informazione e di espressione della coscienza civile sia stata una passerella di politici dell'opposizione, che invece hanno partecipato con rispetto dell'autonomia dei giornalisti e di tutti gli organizzatori, è un'operazione miserabile, una manipolazione imperdonabile". Per Siddi "il Tg2, dichiaratamente affidato alla destra, ha prima di tutto dato conto delle notizie come stanno. Il Tg1 invece non ha rispettato neppure la minima par condicio. Al direttore generale Masi - conclude Siddi - l'invito a fare anche su queste cose le sue indagini".

"Vogliamo ringraziare il direttore del Tg1 perché con il suo editoriale ha confermato come la libertà di informazione sia davvero a rischio", commenta Giuseppe Giulietti di Articolo 21. "Nei paesi normali il coraggio si esprime nella capacità di criticare il potere. In Italia invece si misura nella capacità di inchinarsi di fronte al conflitto di interessi", aggiunge Giulietti.

(3 ottobre 2009)

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