mercoledì 21 ottobre 2009

Un documento anti-Tremonti infiamma il Pdl


di Francesco Costa


La fonte è ben informata e molto vicina al centrodestra, tanto vicina da non poter essere tacciata di disegni sabotatori. La notizia è esplosiva: la frattura interna al Pdl sulle politiche economiche del governo e le azioni di Tremonti rischierebbe di esplodere definitivamente e pubblicamente. La miccia sarebbe innescata da un documento in dieci punti prodotto da un gruppo molto influente di esponenti del PdL. A rivelare il contenuto del documento è il sito Notapolitica, famoso in rete per i suoi sondaggi riservati e per essere animato da un gruppo di giovani e bene informati giornalisti e blogger di centrodestra, tra cui Andrea Mancia, già caporedattore della rivista di centrodestra Ideazione.

Gli esponenti anti-Tremonti del Pdl sarebbero «alcuni tra gli uomini più in vista del centrodestra nazionale: Denis Verdini, Fabrizio Cicchitto, Claudio Scajola, Stefania Prestigiacomo e Raffaele Fitto», tutti per ragioni diverse «infastiditi dall'eccessivo protagonismo del superministro». Lo scopo del documento, infatti, sarebbe chiedere a Berlusconi un'inversione di rotta nelle politiche economiche del governo.

Il testo del documento – diffuso da Notapolitica, la sua esistenza era stata già annunciata da Libero – è apertamente critico con l'operato del ministro Tremonti. «Le scelte di politica economica fin qui fatte non appaiono sufficienti a mettere l'economia nazionale su un nuovo sentiero di sviluppo. A questo scopo sono necessarie alcune iniziative di grosso impatto immediato, ma capaci anche di agire sulle aspettative e di innescare processi di crescita auto propulsiva». Seguono dieci punti fitti di proposte che a Tremonti darebbero l'orticaria, a cominciare dalla riduzione dell'imposta di reddito delle persone fisiche (IRE), in un percorso «che conduca alla realizzazione di quelle due sole aliquote a suo tempo promesse e di una contestuale e conseguente riduzione generale della pressione fiscale nel nostro paese».

E poi innalzamento dell'età pensionabile per uomini e donne, un «forte programma di investimenti pubblici che aiuti a sostenere l'economia», l'accelerazione degli investimenti sulle infrastrutture accompagnato al contenimento della spesa corrente. Tutte misure che provocherebbero «un rigonfiamento immediato del deficit pubblico», da qui i mal di testa del ministro Tremonti, ma che non per questo dovrebbero essere evitate. Inoltre, prosegue il documento, «se sono le imprese ad aver bisogno di aiuto, non ha senso proporre aiuti alle banche, nella speranza che queste poi aiuteranno le imprese; si aiutino invece direttamente le imprese». Inoltre, secondo questo gruppo di ribelli sarebbe «del tutto controproducente minacciare le banche con l'istituzione di nuove banche pubbliche. E' difficile che per questa via giunga buon credito a buone imprese. Servono invece buone banche private, in concorrenza fra loro; serve una disciplina severissima che contrasti eventuali accordi a cartelli; servono regole certe e semplici riguardo la trasparenza di prezzi, tassi, commissioni. Ma senza ingerenze della politica, che presto o tardi produrrebbero i danni del passato».

Insomma, uno scontro aperto che rilancerebbe quegli scenari oscuri più volte profetizzati nelle ultime settimane attorno al ministro delle finanze, specie da quando Tremonti è stato “sorpreso” a organizzare un convegno sulla successione di Berlusconi. Scenari secondo cui anche le recenti dichiarazioni del ministro riguardo il “posto fisso” si dovrebbero all'inasprirsi di questo duello e potrebbero portare a una riedizione di quel che accadde nel 2004, quando pressioni sempre crescenti nell'allora Casa delle libertà lo costrinsero alle dimissioni.

21 ottobre 2009

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