giovedì 8 ottobre 2009

UN SECONDO DI GELO, POI IL VOTO: NOVE “SÌ” CONTRO SEI “NO”


Quando il professore Franco Gallo, relatore della sentenza che ha bocciato il Lodo, ha sottoposto ai 14 colleghi la sua proposta c’è stato un attimo di gelo nella camera di consiglio al secondo piano del palazzo della Consulta. Al termine di una dotta dissertazione che analizzava, in punta di diritto, i vizi del Lodo Alfano, Gallo ha posto le toghe di fronte alla loro responsabilità: “l’articolo 1 della legge numero 124 del 23 luglio 2008, nota come ‘lodo Alfano’, viola il principio dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, previsto dall’articolo 3, e inoltre pretende di modificare con legge ordinaria la disciplina della responsabilità penale del presidente del consiglio, regolata da norme di rango costituzionale. Pertanto”, ha concluso il relatore, “sottopongo alla votazione dei colleghi la proposta di dichiarare illegittimo l’articolo 1 della legge per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione”. Il presidente Francesco Amirante ha chiesto la votazione per alzata di mano. In sala è calato il silenzio. Si è sentito solo il fruscio solenne delle toghe di raso. Le mani alzate erano nove. Quelle basse, sei.

Quelle nove mani alzate come per ergere l’ultimo muro contro lo strapotere di Silvio Berlusconi, hanno salvato la faccia all’Italia rispetto al mondo e hanno confermato, e ce n’era bisogno, che la legge è uguale per tutti. Il relatore Franco Gallo ha avuto un ruolo fondamentale in questo riscatto. Nella discussione hanno pesato la sua relazione e i pareri, contrari alla legge, di uomini che nessuno può avvertire come di parte o vicini alla magistratura politicizzata, personaggi come Sabino Cassese, Giuseppe Tesauro e Maria Rita Saulle. Questo poker di professori ha avuto un ruolo fondamentale nell’orientare le scelte dei colleghi. Quando un luminare come Franco Gallo sostiene che il Lodo Alfano è incostituzionale non si può liquidare la sua relazione come un attacco politico al Cavaliere senza perdere la faccia. Gallo è stato ministro tecnico del Governo Ciampi, nel 1993, ma non è un politico, è un giurista. Se Visco è l’anti-Tremonti, Gallo è il contrario di Tremonti. Da ministro delle finanze, nel 1993 con la crisi della lira e le casse dello Stato vuote, non volle condoni e, quando il suo collega professore di Sondrio prese il suo posto al ministero, nel 1994, Gallo rassegnò le dimissioni dalla Scuola Centrale Tributaria. Nel primo Governo Ciampi c’era un altro giudice costituzionale che ha pesato molto nell’influenzare la discussione contro il Lodo.

Sabino Cassese occupava con ben altra dignità la postazione oggi coperta da Renato Brunetta. Come Gallo, è uomo di accademia. Laureato a 21 anni, ha insegnato a Stanford e Nantes. Conosce quattro lingue ed è considerato un padre del diritto amministrativo europeo. Sono persone come lui o come i due giudici docenti di diritto internazionale, Maria Rita Saulle e Giuseppe Tesauro, ad avere pesato. Tesauro per esempio, prima ancora di essere Garante Antitrust e oppositore della legge Gasparri, è un signore che si è laureato a 22 anni e che a 40 era già direttore dell’istituto di diritto internazionale. Uomini così, che per decenni hanno spiegato cosa è la legge ai propri allievi, non potevano far passare la vergogna del lodo Alfano. In fondo, il padre di questa vittoria, è il presidente gentiluomo che li ha nominati: Carlo Azeglio Ciampi.

M.L.

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