sabato 17 ottobre 2009

Wind, sette ore per violare l’indagine


di Antonio Massari


Il direttore della security Wind, Salvatore Cirafici, sa immediatamente che la Procura indaga sul suo telefono. In meno di sette ore. Un record. La storia emerge dalle indagini che il pm di Crotone, Pierpaolo Bruni, effettua su un maggiore dei carabinieri, Enrico Grazioli, sospettato di aver favorito alcuni indagati. Grazioli è in contatto con Cirafici: Bruni scopre che il direttore della security Wind avverte il carabiniere che il suo telefono è sotto controllo. E infatti Cirafici sarà indagato con l’accusa di favoreggiamento, rivelazione e utilizzazione del segreto istruttorio. Bruni però s’accorge di qualcos’altro: anche Cirafici viene avvertito che il suo telefono è sotto indagine. Il 16 settembre, infatti, la polizia giudiziaria decide di accertare l’intestatario di un’utenza Wind. Invia un fax alla compagnia telefonica. Sono le 9.20 e il fax è firmato da Antonio Patruno, comandante dei Carabinieri della compagnia di Crotone, particolare fondamentale per la ricostruzione della vicenda.
La Wind prima risponde che l’utenza è “disattiva”, poi si corregge e alle 13.50 i carabinieri sono contattati da un dirigente della compagnia telefonica che spiega: l’intestatario dell’utenza è Cirafici. Nelle stesse ore il pm Bruni intercetta il maggiore Grazioli che, alle 16.33, riceve una telefonata proprio da Cirafici.
Sono trascorse appena sette ore dalla trasmissione del fax firmato dal comandante Patruno. E il direttore della security Wind già chiede informazioni sulla compagnia dei Carabinieri di Crotone: “Adesso chi ci sta la?”, domanda Cirafici. Grazioli risponde: “Ora c’è Russo”. “No”, risponde Cirafici, “mi sembra che ci sta un tenente... Patruno!”.
Bruni, nel decreto di perquisizione, non mostra alcun dubbio: “È evidente che Cirafici, con una banale scusa, si informi su chi comanda la compagnia dei carabinieri di Crotone, facendo egli stesso il nome del ‘tenente Patruno’, che però dimostra di non conoscere”. Annota il pm: “Colui che ha fatto l’accertamento ha riferito al Cirafici, nel caso in cui l’accertamento non sia stato fatto direttamente da quest’ultimo, della richiesta giunta dai Carabinieri a firma di Patruno”.
L’episodio s’inserisce in un’inchiesta molto più ampia, condotta da Bruni, sulla costruzione di alcune centrali a turbogas in Calabria e Abruzzo, nella quale risultano indagati a vario titolo (ma non per associazione per delinquere, come abbiamo scritto ieri), anche l’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, l’ex sottosegretario dell’Udc Giuseppe Galati e l’ex governatore (FI) Giuseppe Chiaravalloti.

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