Definizione di guerra civile: conflitto armato condotto da una parte della popolazione contro un’altra, ovvero contro le forze dello Stato poste a difesa dell’ordine e della sicurezza. E poi: l’articolo 286 del Codice penale prevede la pena dell’ergastolo per chi commetta fatti diretti a suscitare la guerra civile nel territorio dello Stato.
Rileggiamo adesso l’ultima dichiarazione attribuita a Silvio Berlusconi: “C’è un tentativo di far cadere il governo condotto soprattutto dalla magistratura che ha preso una deriva eversiva e che porta il paese sull’orlo della guerra civile”. Il nesso di causa ed effetto tra le due frasi è lampante (lasciamo stare il solito giochino della smentita dopo che il sasso è stato tirato).
Berlusconi, giunto forse all’ultimo atto dello sciagurato attacco contro la Costituzione repubblicana avverte i pm che indagano sui referenti politici delle stragi mafiose del ‘92 e ‘93 (Capaci, via D’Amelio, Milano, Firenze, Roma) a non osare varcare la soglia di Palazzo Chigi. Poiché se il presidente del Consiglio fosse indagato, come si vocifera da settimane, ciò sarebbe considerato un golpe contro il governo eletto dalla maggioranza dei cittadini, con il rischio appunto di una guerra civile.
Cosa farebbe allora il governo? Darebbe ordine di arrestare i magistrati “golpisti” rei di aver complottato contro gli organi dello Stato? Ma i veri golpisti sono i rappresentanti della legge, oppure colui e coloro che alla legge cercano di sfuggire con ogni mezzo e a qualsiasi prezzo?
Nella comunicazione di tipo cileno non può mancare un duro avvertimento di tipo “lealista” rivolto ad alleati e subordinati.
Su ogni tema, annuncia il caudillo di Arcore, si decide a maggioranza e chi non condivide è fuori.
Capito Gianfranco Fini? Stato d’emergenza anche per la tv pubblica nella quale non saranno più ammessi processi contro il governo.
Se non fossimo sospesi tra il dramma e la farsa verrebbe da chiedersi in quale stadio verranno rinchiusi gli oppositori.
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