Italia dei Valori non sta vivendo nessuna scissione, né è affetta da “correntismo” per quanto ci sperino i giornali ed i nostri avversari.
E’ invece vero che è finita la “fase fluida” dove ognuno, nonostante il pensiero del partito fosse più che noto, votava ora per l’acqua pubblica ora per quella privata. Ora il partito ha un programma chiaro che traccia una linea di demarcazione tra chi vuole seguire un pensiero politico e chi cerca una “casacca per coltivare il proprio orticello”.
Italia dei Valori non ha avuto nessuna “deriva populista” nell’ultimo periodo, come hanno dichiarato alcuni doppiogiochisti, ha semplicemente dialogato con i lavoratori, i cassaintegrati e le maestranze rimaste oramai orfane di interlocutori politici, impegnati a dibattere sulla loro giustizia e sulle ronde.
Chi si opporrà a questa apertura, a quella verso la società civile, e non si atterrà al programma in 10 punti costruito con il nostro elettorato deve scegliere di andarsene. Trovo quindi opportuno che il parlamentare Aurelio Misiti esca, come anche da sue intenzioni, al più presto dall'Italia dei Valori. Caro Misiti non si può sponsorizzare una politica ambientale completamente contraria ai valori che vogliamo rappresentare e che abbiamo sposato, anche dopo alcune contraddizioni e ripensamenti, atteggiamenti che ritengo facciano parte della naturale evoluzione politica di un partito.
Gli inceneritori uccidono, la soluzione è la raccolta differenziata. Le centrali nucleari sono un attentato verso la popolazione ed una fesseria economica, le rinnovabili sono il futuro. Loiero è impresentabile e Callipo è il candidato che IDV appoggerà alle prossime elezioni regionali in Calabria. Tralascio la tua frenetica sponsorizzazione del ponte di Messina, così convinta da farti etichettare come “uomo di Berlusconi in Calabria per il ponte”.
Nel rispetto di questa distanza siderale di valori e programmatica trovo opportuno che Misiti lasci il partito per confluire nella formazione che meglio lo rappresenta così come reputo opportuno che debba dimettersi da parlamentare perchè non è con la formazione presso cui confluirà, qualsiasi essa sia, che gli elettori lo avrebbero voluto il 14 aprile del 2008.
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