giovedì 19 novembre 2009

Condotte colabrodo, dispersione al 34% e con la riforma allarme malavita


di ETTORE LIVINI


La privatizzazione della rete idrica tricolore regalerà agli italiani un'unica certezza: l'acqua che sgorga dai loro rubinetti sarà sempre più salata. Oggi, è vero, nel Belpaese si pagano tariffe tra le più basse d'Europa: in media 1,29 euro al metro cubo (19,7 euro al mese a famiglia) destinati secondo i piani stabiliti a salire a 1,57 euro nel 2020. La prima mini-liberalizzazione avviata con le legge Galli a metà degli anni '90 ha però fatto lievitare in dieci anni le bollette del 61% contro il +25% del resto del continente. E la legge approvata ieri - visto che buona parte delle gare per gli acquedotti andranno rifatte da zero - rischia di farle decollare ben oltre i tetti previsti.

Non solo: affidare il servizio ai privati non significa avere la certezza che i 60 miliardi di investimenti necessari per risistemare tubature e fogne di casa nostra (su 100 litri captati alla sorgente solo 63 arrivano nelle case italiane) siano davvero fatti: prima della legge Galli stato ed enti locali spendevano 2 miliardi l'anno per la manutenzione dei 327mila chilometri di acquedotti. Oggi i 91 Ambiti territoriali ottimali (i consorzi idrici nazionali) - sei gestiti da privati, 21 da società miste e 65 pubblici - viaggiano a una media di 700 milioni. E riescono a realizzare solo il 56% dei lavori promessi. Pochissimi. Anche perché in Italia ci sono ancora 2,5 milioni di persone senz'acqua, 9 milioni senza fogne e 20 senza depuratori. E in fondo - come ha calcolato la Althesys - basterebbero 20 miliardi di investimenti per risparmiarne nell'arco di un ventennio ben 130.

L'aumento delle bollette - oggi gli italiani pagano per l'acqua 6 miliardi circa l'anno - è dato per pacifico anche dai prossimi protagonisti "privati" del settore. E da Piazza Affari che ieri ha regalato rimbalzi da brivido alle società già presenti nel comparto. "Ai prezzi attuali nessuno è disposto a investire - ammette Roberto Bazzano, presidente di Federutility - Certo c'è un ritorno garantito del 7% l'anno sul capitale. Ma c'è pure un tetto agli aumenti del 5% ogni dodici mesi che ingessa i progetti ambiziosi". Quantificare la stangata in arrivo per le famiglie è impossibile: il movimento per la difesa dei cittadini stima un balzo del 40% delle bollette, l'Adusbef il raddoppio, il Forum Italiano per l'acqua parla solo di "prezzi alle stelle". Numeri, per ora, un po' in libertà.

Di sicuro oggi le tariffe (come la qualità del servizio) sono a macchia di leopardo: a Milano si pagano poco più di 50 centesimi a metro cubo, a Roma 98, a Terni oltre due euro. Le gestioni con i privati hanno ritoccato all'insù del 12% le bollette rispetto ai rialzi pianificati, pur tagliando del 13% gli investimenti previsti. Quelle pubbliche hanno alzato dell'1% i costi ma hanno dimezzato i lavori. "La rete è in condizioni vergognose - conclude Bazzano - . Se si vuole che arrivino i capitali, bisogna varare un'Authority in grado di vigilare sui prezzi per evitare abusi, ma che consenta pure di sforare i tetti degli aumenti in caso di investimenti importanti". E che accenda magari un faro sull'intero processo di privatizzazione visto le forte infiltrazioni della criminalità in diverse aree del paese emerse proprio in questi giorni nell'ambito della privatizzazione della gestione del ciclo dei rifiuti.

(19 novembre 2009)

2 commenti:

Masaghepensu ha detto...

E come Ti capisco, sul mio ad esempio non vedo un commento nemmeno a morire. Forse ho sbagliato io stesso a mettere o a non mettere un qualche cosa. Il fatto però è che, se il commento lo inserisco io stesso allora appare sul Blog. Misteri profondi misteri. Ciao, alla prossima..................

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

NON HO CAPITO BENE COSA VUOI DIRE.