domenica 1 novembre 2009

DAI DIRITTI MEDIASET ALLA CORRUZIONE: IL “NOVEMBRE NERO” DEL PREMIER


di Antonella Mascali


Se qualcuno ha sperato che Berlusconi, in caso di condanna, si dimettesse, ha sbagliato. Il premier ha chiarito che non lo farà, d’altronde non l’ha fatto neanche quando è uscito dai processi grazie alla prescrizione. A suo carico, il 16 novembre riprenderà il processo Mediaset, il 27 quello per la corruzione di David Mills. Al processo Mediaset Berlusconi è accusato, insieme ad una decina di persone, di frode fiscale. Grazie a una delle sue leggi, la “ex Cirielli” - che ha accorciato la prescrizione - sono state azzerate la frode fiscale per 120 miliardi di lire e l’appropriazione indebita per 276 milioni di dollari, fino al 1999. Il pm Fabio De Pasquale, però, ha mosso una nuova accusa, che ipotizza la frode fiscale fino al 2003. Prescrizione fra un anno e mezzo. Secondo la Procura, Berlusconi a partire dal ‘94, ha accantonato fondi neri, e quindi esentasse, per 280 milioni di euro. Iscrivendo nei libri contabili “maggiori costi” per i diritti tv , ha gonfiato il valore dei magazzini e quindi di Mediaset, favorendo la quotazione in Borsa del ’96, «con l’intenzione di ingannare i soci e il pubblico circa la situazione patrimoniale della società». L’indagine è stata ostacolata anche con operazioni di “spionaggio”. Nel luglio 2003, il ministero della giustizia, guidato da Castelli, ha bloccato una rogatoria Usa. Dopo mesi, il ministro è costretto però a sbloccarla e il 18 dicembre 2003, i pm De Pasquale e Alfredo Robledo hanno inviato il cancelliere Francesco Santoro e altri due collaboratori a Roma, per acquisire le carte. Arrivati in via Arenula, hanno trovato una funzionaria e un’altra dipendente del dipartimento Affari penali - diretto da Augusta Iannini - che stavano rimettendo i documenti negli scatoloni e sigillandoli con lo scotch. Quindi il ministero ha visionato atti d’indagine di una Procura, che per di più riguardavano il premier. Costola dell’inchiesta Mediaset è quella, sempre di De Pasquale, su Mediatrade-Rti. Berlusconi, indagato dall’aprile 2007, è accusato di concorso in appropriazione indebita. Con il presunto meccanismo dei costi gonfiati, per l’acquisto dei diritti televisivi, avrebbe accantonato 100 milioni di euro. A stretto giro, il pm invierà alle parti il cosiddetto “avviso di conclusione delle indagini”, anticamera della richiesta di rinvio a giudizio. Anche dalla Svizzera guai in vista, c’è un’inchiesta su riciclaggio a carico di 4 manager Mediaset.
Ma il processo che rende molto nervoso Berlusconi, è quello per la corruzione di David Mills, che per “ aver evitato un mare di guai a mister B”, ha scritto e detto, salvo poi ritrattare, di aver preso 600 mila dollari. Pesano le sue condanne, l’ultima in appello, il 27 ottobre, sempre a 4 anni e mezzo. Tra una decina di giorni sapremo le motivazioni dei giudici, ma già adesso si può dire che anche loro hanno ritenuto Mills colpevole di aver testimoniato il falso, a favore di Berlusconi, al processo Fininvest-Guardia di Finanza, e al processo All Iberian. Nella sentenza di primo grado, i giudici scrivono che la testimonianza di Mills, al processo d’appello Fininvest-Gdf, per il filone Tele+, ha contribuito all’assoluzione per insufficienza di prove di Berlusconi: “Pur fornendo prove dell’esistenza delle off shore non ha indicato alcun elemento idoneo a fondare un giudizio di responsabilità personale di alcuno e in particolare di Silvio Berlusconi…”. Sul processo del mese prossimo al premier, incombe la pronuncia della Cassazione su Mills. Se dovesse confermare la condanna, attualmente (Alfano ha inserito una modifica ad hoc nella riforma del processo penale), quell’eventuale verdetto può essere usato dal collegio che deve giudicare Berlusconi.
L’altro incubo del cavaliere, è la Procura di Palermo, che sta indagando sulla trattativa Stato-mafia. Secondo il neo pentito Gaspare Spatuzza dal ’93 e almeno fino al 2003-2004 c’è stata una trattativa di cosa nostra con Dell’Utri e Berlusconi. Il collaboratore verrà ascoltato dalla corte d’appello che deve pronunciarsi su Dell’Utri, già condannato in primo grado a 9 anni per concorso in associazione mafiosa. Il procuratore aggiunto Antonio Ingroia, che coordina l’inchiesta sulla trattativa, quando gli abbiamo chiesto particolari sulle accuse di Spatuzza, ha risposto: “Ci sono approfondimenti, stiamo valutando l’attendibilità delle dichiarazioni”.

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