lunedì 16 novembre 2009

E ora passano alle vie di fatto


di Furio Colombo


Se vi capita di svegliarvi verso le quattro o le cinque del mattino, mentre vi voltate nel letto in cerca di un po’più di sonno, pensate che quella è l’ora dei campi nomadi. A quell’ora centinaia di agenti della polizia di Stato, carabinieri, guardie forestali, militari in tenuta da Afghanistan sono impegnati a smantellare i campi nomadi. Vuol dire sfondare porte, svegliare famiglie di soprassalto, terrorizzare bambini, svuotare casupole, distruggere baracche, rastrellare gli abitanti a volte per trasferirli, a volte per disperderli nelle boscaglie o negli squallidi quartieri vicini, dove si nascondono, come in una guerra.
Questa, infatti, è la guerra degli italiani ai rom, 60 milioni di italiani contro 170 mila rom per metà donne, per metà bambini, per metà cittadini italiani. Si chiama trasferimento nei campi attrezzati. Vuol dire: ruspe nel primo campo disumano; trasferimento in un secondo campo disumano, lontano, nel cemento, a filo di un autostrada.
Le operazioni sono guidate dal prefetto Pecoraro, che è a capo di un quartier generale detto “emergenze rom”. Non c’è alcuna emergenza rom, naturalmente; niente a che fare con la camorra. Ma, attenzione: il prefetto Pecoraro sta scrupolosamente eseguendo ordini. Gli ordini sono politici. È la nuova Italia di Berlusconi-Bossi-Maroni, in cui si aggrediscono dovunque i deboli.
Ma la persecuzione degli zingari (specialmente dei bambini zingari) continua. Scrive Repubblica (11 novembre): “I piccoli rom del comune di Roma che non conoscono l’italiano lo impareranno nel loro campo di appartenenza e solo dopo potranno andare a scuola”. Nel ridicolo linguaggio da fureria comunale, il progetto persecutorio è chiaro: apartheid. E’ vietato ai bambini rom l’accesso alla scuola perché non sanno l’italiano. È vietato ai bambini rom di imparare l’italiano, perché non vanno a scuola. Firmato Gianni Alemanno, sindaco di Roma. Ma niente è ragionevole (che non vuol dire buono, ma solo pragmatico e utile) in una infezione di cattivismo che dilaga, porta vendetta e vendetta della vendetta.
Per esempio Alba Adriatica. Muore un uomo in una rissa come in tante tragiche risse italiane. Ma questa volta il colpevole è un rom. Dunque distruzione delle case e delle auto rom, dunque tentativo di linciaggio. Le alternative, per gli zingari fuggitivi, sono: fame, schiavitù, arresto, espulsione.
È l’Italia del tardo berlusconismo. Dopo molti annunci perversi, ora questa tetra Italia passa alle vie di fatto.

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