L’ultimo: la br Blefari. Torture a Teramo
di Paolo Flores d’Arcais
di Paolo Flores d’Arcais
Omicidi e suicidi in stato di “sicurezza”, ormai è une vera e propria emergenza. Una emergenza civiltà. Stefano Cucchi, anni 31, è stato assassinato. Due i possibili responsabili dell’omicidio (allo stato delle indagine preterintenzionale: da 10 a 18 anni di reclusione - art 584 c.p. - aumentabili fino a un terzo per aggravanti), un gruppo di carabinieri o un gruppo di agenti della polizia penitenziaria. Se la logica non è un’opinione, tertium non datur, a meno che i due gruppi non abbiano “pestato” entrambi il giovane arrestato. Che poi in ospedale Cucchi non abbia ricevuto cure adeguate allarga forse l’ambito delle responsabilità, per reati diversi, ma non fa certo decadere quello di omicidio preterintenzionale, poiché come spiega un diffusissimo dizionario giuridico “non si richiede che vengano realizzati gli estremi dei delitti di percosse o lesioni (…) basta un qualunque comportamento aggressivo diretto a ledere o a percuotere (…) l’agente non vuole l’evento morte neppure come conseguenza eventuale della sua azione (…) vuole solo percuotere o produrre una lesione personale”.
Che un ufficiale dei carabinieri abbia potuto rispondere “le celle di sicurezza non sono alberghi a cinque stelle” lascia perciò basiti. Sono, o dovrebbero essere, appunto, di “sicurezza”. I luoghi più controllati del paese, dove nulla può accadere che metta a repentaglio l’incolumità di chi vi è ristretto. E invece le carceri sono luoghi dove si cade continuamente dalle scale, con conseguenze gravissime e spesso mortali, senza che la giustizia intervenga contro gli “untori” di tanta “epidemia”, non difficili da individuare. Luoghi di omicidi impuniti, ma ancor più di suicidi evitabili (quest’anno già 51, nella indifferenza più assoluta), se le condizioni di detenzione non fossero spessissimo disumane, e con ciò contrarie alla legge (la cui violazione il carcere intende punire!).
La propaganda di regime accusa – mentendo - coloro che scrivono in questo giornale di “giustizialismo”, solo perché siamo stati e sempre saremo dei garantisti autentici. Che vogliono la legge – le garanzie e la severità - eguale per l’ultimo degli emarginati e il primo dei potenti. E un carcere che sia privazione di libertà, che è pena già terribile, ma null’altro di vessazione e inciviltà.
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