L'invito alla calma arriva proprio nel giorno in cui il ddl sul processo breve approda in Senato. "Dobbiamo tenere basso il livello dello scontro" dice il vicepresidente del Csm Nicola Mancino ai 230 capi degli uffici requirenti italiani che lo ascoltano. Un'esortazione dopo il duro scontro, tutt'altro che sopito, sulla giustizia, tutt'altro che sopito, sulla giustizia. Esortazione che viene rilanciata anche dal presidente del Senato Renato Schifani: "Rivolgo un appello alle parti in causa ad abbassare i toni, la conflittualità e ad assumere atteggiamenti responsabili per fare proposte costruttive".
Ma, nonostante tutto, il clima resta teso. Il Pd avverte: "Via il processo breve e discutiamo". E anche il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso sottolinea la sua perplessità sulla riforma: "E' assolutamente innovativo discutere di prescrizione dei processi. Di solito, in altri sistemi giuridici e in altri Paesi, si prescrivono i reati".
Nel frattempo il ministro della Giustizia Angelino Alfano attacca i "pm con vocazioni cinematografiche" e torna a contestare le cifre date dall'Anm sull'impatto del processo breve. Troppo alte, secondo il Guardasigilli. "C'è stato un cortocircuito comunicativo a giustificare percentuali così elevate - dice Alfano - Non credo davvero che la Anm abbia potuto dire che su 3 milioni 300 mila procedimenti pendenti se ne prescrivono circa la metà, ossia 1 milione 700 mila".
Poi il ministro distende i toni e sembra accogliere l'invito al dialogo di Mancino: "Ho detto che mi sarei giovato dei pareri del Csm e l'ho fatto. Ci sono norme modificate in Parlamento in base a quei pareri e non ho mai avviato un contrasto istituzionale con il Csm". Infine la promessa, già espressa, di battersi "per avere più risorse per il settore giustizia". E un ringraziamento alle procure per il risparmio sui costi delle intercettazioni. Ma proprio sulle intercettazioni arriva l'affondo del procuratore Grasso: "Il ddl intercettazioni, che e' ora all'esame del Senato dopo essere stato approvato dalla Camera, indebolisce gravemente l'azione di contrasto alla mafia".
Per Grasso, infatti, la lotta alla mafia fatta dal governo è "incoerente". Da un lato, infatti, "vengono propugnate politiche sulla sicurezza", dall'altro "vengono tolti, ai magistrati e alle forze di polizia, gli strumenti di contrasto contro il crimine organizzato. A partire dalle intercettazioni".
Sul fronte procedurale il ddl è stato formalmente 'incardinato' nei lavori della commissione Giustizia di palazzo Madama. Oggi il relatore Giuseppe Valentino del Pdl, ha pronunciato la relazione e spetterà all'ufficio di presidenza convocato per domani fissare le tappe dell'iter del provvedimento, che comunque tornerà in esame la settimana prossima. Le opposizioni, però, annunciano battaglia: "Non si capisce - dice Luigi Li Gotti dell'Idv - perchè un provvedimento come questo debba avere la precedenza su tanti altri". Molto scettico Luigi Zanda, vice presidente dei senatori Pd: "E una legge della fretta. E viola l'art.3 della Costituzione".
(24 novembre 2009)
Ma, nonostante tutto, il clima resta teso. Il Pd avverte: "Via il processo breve e discutiamo". E anche il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso sottolinea la sua perplessità sulla riforma: "E' assolutamente innovativo discutere di prescrizione dei processi. Di solito, in altri sistemi giuridici e in altri Paesi, si prescrivono i reati".
Nel frattempo il ministro della Giustizia Angelino Alfano attacca i "pm con vocazioni cinematografiche" e torna a contestare le cifre date dall'Anm sull'impatto del processo breve. Troppo alte, secondo il Guardasigilli. "C'è stato un cortocircuito comunicativo a giustificare percentuali così elevate - dice Alfano - Non credo davvero che la Anm abbia potuto dire che su 3 milioni 300 mila procedimenti pendenti se ne prescrivono circa la metà, ossia 1 milione 700 mila".
Poi il ministro distende i toni e sembra accogliere l'invito al dialogo di Mancino: "Ho detto che mi sarei giovato dei pareri del Csm e l'ho fatto. Ci sono norme modificate in Parlamento in base a quei pareri e non ho mai avviato un contrasto istituzionale con il Csm". Infine la promessa, già espressa, di battersi "per avere più risorse per il settore giustizia". E un ringraziamento alle procure per il risparmio sui costi delle intercettazioni. Ma proprio sulle intercettazioni arriva l'affondo del procuratore Grasso: "Il ddl intercettazioni, che e' ora all'esame del Senato dopo essere stato approvato dalla Camera, indebolisce gravemente l'azione di contrasto alla mafia".
Per Grasso, infatti, la lotta alla mafia fatta dal governo è "incoerente". Da un lato, infatti, "vengono propugnate politiche sulla sicurezza", dall'altro "vengono tolti, ai magistrati e alle forze di polizia, gli strumenti di contrasto contro il crimine organizzato. A partire dalle intercettazioni".
Sul fronte procedurale il ddl è stato formalmente 'incardinato' nei lavori della commissione Giustizia di palazzo Madama. Oggi il relatore Giuseppe Valentino del Pdl, ha pronunciato la relazione e spetterà all'ufficio di presidenza convocato per domani fissare le tappe dell'iter del provvedimento, che comunque tornerà in esame la settimana prossima. Le opposizioni, però, annunciano battaglia: "Non si capisce - dice Luigi Li Gotti dell'Idv - perchè un provvedimento come questo debba avere la precedenza su tanti altri". Molto scettico Luigi Zanda, vice presidente dei senatori Pd: "E una legge della fretta. E viola l'art.3 della Costituzione".
(24 novembre 2009)
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