E' scontro sempre più duro sul disegno di legge sulla "giusta durata dei processi". E, dopo due giorni in cui l'opposizione ha elencato i procedimenti che salterebbero in caso di approvazione del testo, oggi è stata la giornata del contrattacco del Pdl. Tutto giocato su un punto, anzi su un disegno di legge (la proposta 878 del 2006) firmato anche da Anna Finocchiaro e da altri esponenti del Pd. Secondo il capogruppo al Senato del Popolo delle Libertà, Maurizio Gasparri, il testo era praticamente uguale a quello che accende gli animi in questi giorni: "Nella sinistra - ha detto a Verona - c'è molta ipocrisia sulla riforma dei processi. Loro volevano aiutare anche i nipotini di Riina". Gasparri sostiene infatti che in quella proposta si concedevano al massimo sei anni per chiudere i procedimenti, ma la cosa doveva valere per tutti i reati: "Il Pd aveva evitato di
escludere mafiosi, stupratori e altri imputati di reati gravi". E il ministro Bondi rincara: "Gasparri ha il merito non solo di aver smascherato l'ipocrisia della sinistra, ma anche di aver rivelato la predisposizione dei suoi esponenti di primo piano, e mi spiace annoverare fra questi anche l'ex pubblico ministero Anna Finocchiaro, di cambiare idea a seconda delle convenienze politiche contingenti".
Immediata la replica del capogruppo dei senatori democratici: "Gasparri e Bondi - dice Anna Finocchiaro - non sanno leggere e non sanno quello che dicono e, se lo sanno, mentono". E aggiunge: "Le nostre proposte sono molto diverse da quella del 'salva-processi' di Gasparri e Quagliariello. La verità è che sono in evidente difficoltà nei confronti della parte responsabile della loro stessa maggioranza e nei confronti del sentimento diffuso che c'è nel nostro paese. Mi sembrano prove generali di crisi di nervi".
Ma Gasparri insiste e dal Senato arriva una nota sulla "genericità delle parole della Finocchiaro" e la conferma che, stando a quanto scritto nella proposta del 2006, non ci sarebbero sostanziali differenze tra quel disegno e quello attuale. Poi il giudizio lapidario: "La loro proposta aiutava la mafia, la nostra no".
La risposta del centrosinistra è affidata al senatore del Pd (ed ex magistrato) Felice Casson, capogruppo in commissione Giustizia che entra nel merito: "Il 26 luglio 2006 il senatore Massimo Brutti presentò il disegno di legge 878 in materia di prescrizione, sottoscritto anche dagli altri membri dell'allora Ulivo in commissione Giustizia. Quel ddl non può assolutamente essere definito 'stessa legge targata Pd' con riferimento al vergognoso disegno sul 'processo breve', presentato due giorni fa dal senatore Gasparri e altri".
"Per rendersene conto - spiega Casson- basta leggere il testo di quel ddl, che in sintesi all'articolo 4 prevede che dal momento in cui perviene all'Autorità giudiziaria la notizia di reato al momento della sentenza di primo grado possano decorrere sei anni (non due). E ulteriori due anni possono decorrere fino alla sentenza d'appello. E altri due anni fino alla sentenza di Cassazione. E ancora due anni per l'eventuale sentenza in sede di rinvio disposto, previo annullamento, da parte della Corte di Cassazione".
E nel testo del 2006 erano previste fasi di prolungamento di sei mesi e di sospensione o interruzione nei casi di rogatorie all'estero o di legittimo impedimento degli avvocati, a tutela del diritto di difesa.
Calciopoli. Contro la norma in discussione scende in campo anche Giuseppe Gazzoni Frascara, ex patron del Bologna calcio, grande accusatore e prima vittima di Calciopoli. "I media - sottolinea Gazzoni Frascara - hanno giustamente rilevato come la nuova norma, se dovesse trovare applicazione, cancellerebbe in un solo colpo processi di grande rilevanza per il cosiddetto popolo dei risparmiatori, come il processo Cirio, Parmalat, Giacomelli. E ancora più odioso sarebbe privare del processo le vittime delle tragedie Thyssen e Casale. Ma c'è un altro procedimento che verrebbe insabbiato, ed è quello che riguarda i fatti di Calciopoli".
"Non mi permetto - aggiunge l'ex patron del Bologna con una nota - di paragonare la drammaticità della vicenda Thyssen con quella vissuta dal mio Bologna, ma resta il fatto che Calciopoli ha causato gravissimi danni economici a me e molte altre persone che, con grande generosità e passione, avevano investito ingenti risorse economiche e, mi permetto di dire, sentimentali, a sostegno dello 'sport piu' bello del mondo".
(14 novembre 2009)
escludere mafiosi, stupratori e altri imputati di reati gravi". E il ministro Bondi rincara: "Gasparri ha il merito non solo di aver smascherato l'ipocrisia della sinistra, ma anche di aver rivelato la predisposizione dei suoi esponenti di primo piano, e mi spiace annoverare fra questi anche l'ex pubblico ministero Anna Finocchiaro, di cambiare idea a seconda delle convenienze politiche contingenti".
Immediata la replica del capogruppo dei senatori democratici: "Gasparri e Bondi - dice Anna Finocchiaro - non sanno leggere e non sanno quello che dicono e, se lo sanno, mentono". E aggiunge: "Le nostre proposte sono molto diverse da quella del 'salva-processi' di Gasparri e Quagliariello. La verità è che sono in evidente difficoltà nei confronti della parte responsabile della loro stessa maggioranza e nei confronti del sentimento diffuso che c'è nel nostro paese. Mi sembrano prove generali di crisi di nervi".
Ma Gasparri insiste e dal Senato arriva una nota sulla "genericità delle parole della Finocchiaro" e la conferma che, stando a quanto scritto nella proposta del 2006, non ci sarebbero sostanziali differenze tra quel disegno e quello attuale. Poi il giudizio lapidario: "La loro proposta aiutava la mafia, la nostra no".
La risposta del centrosinistra è affidata al senatore del Pd (ed ex magistrato) Felice Casson, capogruppo in commissione Giustizia che entra nel merito: "Il 26 luglio 2006 il senatore Massimo Brutti presentò il disegno di legge 878 in materia di prescrizione, sottoscritto anche dagli altri membri dell'allora Ulivo in commissione Giustizia. Quel ddl non può assolutamente essere definito 'stessa legge targata Pd' con riferimento al vergognoso disegno sul 'processo breve', presentato due giorni fa dal senatore Gasparri e altri".
"Per rendersene conto - spiega Casson- basta leggere il testo di quel ddl, che in sintesi all'articolo 4 prevede che dal momento in cui perviene all'Autorità giudiziaria la notizia di reato al momento della sentenza di primo grado possano decorrere sei anni (non due). E ulteriori due anni possono decorrere fino alla sentenza d'appello. E altri due anni fino alla sentenza di Cassazione. E ancora due anni per l'eventuale sentenza in sede di rinvio disposto, previo annullamento, da parte della Corte di Cassazione".
E nel testo del 2006 erano previste fasi di prolungamento di sei mesi e di sospensione o interruzione nei casi di rogatorie all'estero o di legittimo impedimento degli avvocati, a tutela del diritto di difesa.
Calciopoli. Contro la norma in discussione scende in campo anche Giuseppe Gazzoni Frascara, ex patron del Bologna calcio, grande accusatore e prima vittima di Calciopoli. "I media - sottolinea Gazzoni Frascara - hanno giustamente rilevato come la nuova norma, se dovesse trovare applicazione, cancellerebbe in un solo colpo processi di grande rilevanza per il cosiddetto popolo dei risparmiatori, come il processo Cirio, Parmalat, Giacomelli. E ancora più odioso sarebbe privare del processo le vittime delle tragedie Thyssen e Casale. Ma c'è un altro procedimento che verrebbe insabbiato, ed è quello che riguarda i fatti di Calciopoli".
"Non mi permetto - aggiunge l'ex patron del Bologna con una nota - di paragonare la drammaticità della vicenda Thyssen con quella vissuta dal mio Bologna, ma resta il fatto che Calciopoli ha causato gravissimi danni economici a me e molte altre persone che, con grande generosità e passione, avevano investito ingenti risorse economiche e, mi permetto di dire, sentimentali, a sostegno dello 'sport piu' bello del mondo".
(14 novembre 2009)
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