Facciamo finta che B&C non stiano sbattendosi per evitare che B. finisca in galera (ah, mi dimenticavo, una delle leggi partorite da B&C prevede che chi ha compiuto 70 anni in galera non ci può andare); quindi facciamo finta che il loro obiettivo non sia quello di evitare che una sentenza affermi che B. è uno che corrompe i testimoni e commette frodi fiscali per miliardi di euro. E facciamo finta quindi che il “processo breve” sia stato davvero messo in cantiere per attuare la Convenzione dei Diritti dell’Uomo (!) e dare finalmente agli italiani una giustizia rapida ed efficiente. Quindi parliamone come fosse una cosa seria.
Come tutti possono capire, dire che i processi debbono durare 6 anni (2 in Tribunale, 2 in Appello e 2 in Cassazione) ha senso solo se leggi e strutture consentono il rispetto di questi termini, cioè se è concretamente possibile rispettare questi termini. E, come tutti sanno, fino ad ora, i processi italiani hanno avuto una durata media di 7 anni e mezzo (lo ha detto, tra gli altri, lo stesso Alfano nella sua relazione al Parlamento sullo stato della giustizia in Italia). Allora, delle due l’una: o con le leggi e le strutture che abbiamo il processo non può durare meno di 6 anni; oppure i giudici italiani sono pigri e incapaci. Manco a dirlo, B&C raccontano questa storia in ogni dove: giornali e tv ospitano le loro esternazioni su giudici fannulloni, tornelli, meno politicizzazione e più lavoro e via così.
Tanto per cambiare B&C mentono; perché sanno che i giudici lavorano come bestie e che la lunghezza dei processi italiani non dipende da loro. Lo sanno perché, nell’ottobre 2008, il Cepej (Commissione europea per l’efficienza della giustizia) ha pubblicato un rapporto sullo stato della giustizia in Europa. I dati erano stati forniti dai governi di 40 paesi e dunque anche da quello italiano; ed è per questo che dico che B&C mentono; perché sanno qual è la verità e però dicono il contrario.
E qual è la verità?
Cominciamo dal numero di magistrati rapportato agli abitanti (Tab. 1). Sicché in Italia ogni giudice deve fare da balia a molti più cittadini rispetto al suo collega straniero: più indaffarato di lui è solo il giudice spagnolo e quello inglese (ma in Gran Bretagna l’azione penale non è obbligatoria ed è la polizia che decide quali processi si fanno e quali no).
Naturalmente quanti cittadini fanno ricorso a un giudice è un dato che, da solo, non dimostra nulla; potrebbe trattarsi di cittadini onestissimi e non litigiosi; e dunque il giudice potrebbe non aver niente da fare. Ma il problema è che il nostro paese ha il record de i processi civili e penali che sopraggiungono ogni anno. (Tab. 2)
Cepej avverte che i dati forniti dall’Olanda non sono attendibili perché contraddittori tra loro; quindi questa nazione non va considerata. Sicché adesso sappiamo che in Italia ogni giudice incassa, ogni anno, un numero di processi 2 volte superiore a Belgio, Francia e Spagna, 8 volte superiore a Germania e Austria, 17 volte superiore ai Paesi scandinavi.
Nel penale le cose sono drammatiche (alcuni paesi non compaiono perché Cepej non ha ricevuto dati). La classifica Cepej tiene conto solo dei processi per reati “gravi”. Però, come tutti sanno, in Italia si fanno processi penali per guida senza patente, oltraggio a pubblico ufficiale e omesso versamento delle ritenute Inps…; sicché, se si facesse un conto complessivo, il dato italiano sarebbe almeno 5 volte più alto. (Tab. 3)
Dunque ogni giudice italiano incassa ogni anno un numero di processi penali “gravi” 2 volte superiore ai colleghi francesi e inglesi, 4 volte superiore ai colleghi tedeschi, spagnoli e danesi, 12 volte superiore a quelli austriaci. E adesso la produttività: va bene, i giudici italiani sono pochi, hanno un sacco di processi; ma quanto lavorano? Perché, se sono fannulloni… Ecco qui: numero dei procedimenti civili e penali di 1° grado smaltiti ogni anno per giudice (Tab. 4)
Con la sola eccezione dell’Olanda, che Cepej non ritiene attendibile, in Italia ogni giudice definisce, ogni anno, un numero di procedimenti civili e penali pari al doppio dei giudici francesi, spagnoli e portoghesi, e 5 volte superiore al numero di processi definiti dai giudici tedeschi.
Ecco, se questi dati godessero della stessa pubblicità delle fandonie di B&C, gli italiani sarebbero orgogliosi dei loro giudici che lavorano molto più dei loro colleghi europei e in condizioni assai più disastrate. Ma forse il problema sta proprio qui:
se i giudici italiani lavorano tanto e però non ce la fanno a terminare i processi in meno di 6 anni;
sarà che non è colpa loro?
Ma, se non è colpa loro, sarà il sistema giudiziario (codici e leggi varie) che è costruito male?
E, se è il sistema giudiziario che non funziona, come si fa a dire che i processi non debbono durare più di 6 anni senza cambiarlo?
E, se non cambiano il sistema giudiziario e dicono lo stesso che i processi non debbono durare più di 6 anni (se no tutti a casa), sarà che lo scopo di B&C è solo quello di tirare B fuori dai guai?
E, se questo è lo scopo, sarà che questa gente è “unfit” (inadatta, come diceva l’Economist) a governare l’Italia?
Vedete come la verità conduce lontano?
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