lunedì 30 novembre 2009

INCUBO “PIOVRA”


Stragi, i pm: B. non è indagato. Ma lui trema per Palermo
Poi attacca la fiction Rai: strozzerei chi l’ha scritta
di Giuseppe Lo Bianco


Mentre il procuratore di Firenze Giuseppe Quattrocchi smentisce l’esistenza di una nuova indagine sulle stragi del ‘93 nei confronti di Berlusconi, la Procura di Palermo sta valutando molto attentamente la richiesta di riapertura dell’indagine per mafia nei confronti del premier nell’ambito del fascicolo aperto sulla trattativa mafia-Stato. '”Stiamo esaminando un materiale probatorio molto ampio e molto complesso – dice una fonte della procura siciliana – che ci porta a ritenere l’esistenza di un rapporto di interlocuzione tra i boss mafiosi e ambienti imprenditoriali milanesi nella stagione delle stragi, tra il ‘92 e il ‘93”. Smentite a Firenze, dunque, quelle che Berlusconi ha definito ieri voci “infondate e infamanti”, ma messe in giro come certezze dai giornali di famiglia, Libero e il Giornale, riprendono quota a Palermo, dove le accuse contro il premier, da Spatuzza a Massimo Ciancimino, sono oggetto da giorni di indagini approfondite che puntano a delineare il contesto in cui sono maturate le stragi.
Così, mentre Berlusconi a Olbia si scaglia contro le fiction tv sulla mafia e contro chi scrive libri sull’argomento (“se trovo chi ha fatto le nove serie de La Piovra e chi scrive libri sulla mafia che ci fanno fare una bella figura lo strozzo”), la sensazione – nonostante il premier provi pure qualche burla lamentando che inviterebbe anche qualche ospite “a cena, ma dopo i soldi che mi ha chiesto la mia signora per il divorzio credo che il menu sia scarso” – è che il momento della svolta sia ormai imminente: del resto il fascicolo 6031 del ‘94, che contiene le posizioni archiviate di Berlusconi e di Dell’Utri per concorso in associazione mafiosa è già stato recuperato dalla polvere degli archivi ed è tornato sui tavoli dei magistrati della procura che hanno chiesto la riapertura dell’inchiesta per un terzo indagato, Francesco Paolo Alamia, impegnato con don Vito Ciancimino alla fine degli anni Settanta in una serie di investimenti nel nord Italia. Una storia di riciclaggio recentemente arricchita dalle dichiarazioni del figlio di don Vito, Massimo Ciancimino, che ai pm di Palermo ha raccontato i dettagli di quelle operazioni finanziarie che avrebbero lambito gli ambienti della Fininvest. E le voci su un’iscrizione del nome del premier nel registro degli indagati circolano da giorni a Palermo, anche se finora sono state sempre smentite in procura, dove si tiene a precisare che un’eventuale iscrizione non riguarderebbe Dell’Utri, sotto processo per concorso in associazione mafiosa in un aula della Corte d’appello, perché condannato a nove anni in primo grado.
Nuove sorprese potrebbero infatti arrivare da questo processo a Torino il 4 dicembre prossimo, quando verrà sentito in aula Spatuzza, autore delle nuove accuse trasmesse a Palermo dalla Procura di Firenze, dove ieri i pm si sono affrettati a precisare che gli indagati (o l’indagato) nuovi non sono i mandanti, e cioè l’ipotesi 'Berlusconi-Dell’Utri' lanciata da Libero, ma solo un esecutore materiale: “C’è un modello 21 – ha detto il procuratore Quattrocchi – che riguarda residui di possibili soggetti che, secondo noi, non sono stati raggiunti a suo tempo da quanto giovava per la pronuncia della sentenza” sulle stragi del 1993. Ed ha aggiunto che questo nuovo elemento “non cambia granché nel panorama delle condanne: verosimilmente si tratta di qualcuno già sistemato in altro modo”, lasciando intendere che si parlerebbe di un personaggio già noto, se non già condannato, per la sua partecipazione alla criminalità organizzata. Il procuratore ha poi aggiunto che si tratta “di fatti passati in giudicato ma che non precludono la rivisitazione di altre responsabilità”.
Un’ipotesi “minimalista” commentata amaramente dai familiari delle vittime di via dei Georgofili, che considerano il nuovo eventuale processo un’inutile passerella. E verità, infine, invoca anche Rita Borsellino, secondo cui a Berlusconi '”dà fastidio che questo passato torni alla ribalta. Forse ci si era acquietati nella consapevolezza che c’erano state delle sentenze che avevano chiuso un capitolo. E nel momento in cui questo capitolo si riapre ci sono reazioni scomposte”.

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