lunedì 9 novembre 2009

LA GRANDE ASCESA DI ROSY PRESIDENTE


di Caterina Perniconi


La grande ascesa di Rosy è culminata ieri con l’elezione a Presidente dell’Assemblea nazionale del Partito democratico. Nella giornata che ha consacrato Pierluigi Bersani segretario, la vera vincitrice è lei: Maria Rosaria Bindi, classe 1951, ha conquistato il posto che fu di Romano Prodi “il primo e unico presidente di questa Assemblea” come lo ha definito la neoeletta nelle sue prime parole di ringraziamento alla platea.
Ha ascoltato il discorso di Bersani seduta in prima fila accanto a Massimo D'Alema, e dopo l'annuncio della sua elezione è salita sul palco senza riuscire a trattenere le lacrime. L’emozione le ha fatto anche dimenticare il nome del vicepresidente Scalfarotto. Un attimo di indecisione, subito mascherato dalla gestione severa dei lavori. Cresciuta nel ventre dell’Azione Cattolica, Rosy Bindi ha sempre rivendicato il suo ruolo di indipendente nonostante il legame a doppio filo con la corrente prodiana.
Ha scalato le vette politiche senza una squadra di supporto alle spalle, come nell’impresa titanica di opporsi a Walter Veltroni nelle primarie del 2007, dove conquistò il 12,8% dei voti.
Ma l’incarico di presidente del Pd ha scatenato non poche polemiche nel partito. La nomina, infatti, è rimasta in bilico fino all’ultimo momento, nonostante la volontà di Bersani fosse trapelata da alcuni giorni, perché la Bindi non ha intenzione di dimettersi da vicepresidente della Camera dei deputati. E i mormorii sul doppio impegno, ma soprattutto doppi uffici e doppio personale hanno fatto arrabbiare più di un delegato.
Rosy Bindi è stata comunque eletta “a larghissima maggioranza”.
“Grazie a tutti coloro che mi hanno dato fiducia, una fiducia che mi onora e che mi ha commosso. L’assemblea – ha detto dal palco - eletta dal popolo delle primarie rappresenta la democrazia che vogliamo costruire in questo paese. Dobbiamo aiutarci a non avere la tentazione di non partecipare ai lavori di assemblea pensando che le decisioni vengono prese altrove. Spero che l’Assemblea costituisca il cuore del Pd e questo è un impegno che mi assumo come presidente”. Un impegno che non sarà facile da assolvere per la Bindi. L’Assemblea, infatti, è un organismo che si è riunito finora con un ritmo semestrale. Ma la nuova presidente ha chiarito subito la sua volontà di trasformarla in uno strumento di lavoro più attivo, convocando il prossimo appuntamento prima di Natale.

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