Denis Verdini glielo ha ripetuto nuovamente al telefono qualche giorno fa. “L’unico modo che hai per far capire come stanno davvero le cose – ha pungolato il fedele toscano – è parlare chiaro agli italiani”. E Silvio lo farà. In Qatar ha buttato lì una frase significativa. Che quando “sarà il momento” lo dirà chiaro a tutti che ci sono “forze nel paese che lavorano alla capitolazione della politica alla magistratura”. Quel momento è già qui. La sua macchina del consenso si è già messa al lavoro e promette robuste occupazioni mediatiche. Il Cavaliere parlerà alla nazione. Ma anche al Parlamento. E anche a Minzolini. Davanti a un caminetto, casomai, che fa tanto Natale.
Sul quando far piovere sulla testa degli italiani questa indigestione della faccia di Silvio, gli strateghi di Palazzo Chigi (ma anche i sondaggisti al soldo del Cav, prima la Ghisleri) si stanno interrogando. Perché il tempo stringe. Il Cavaliere è nerissimo. La prima settimana di dicembre rappresenterà per lui un momento di sicura gogna: “La settimana più cupa del governo dall’inizio della legislatura”, la dipinge senza sconti Giorgio Stracquadanio, del Pdl. Il quadro è pestifero; la soluzione legislativa sul processo breve fa acqua, nel governo c’è maretta. Poi ecco il “no B day” a cui sarà difficile fare ombra con l’iniziativa del “sì B. day” dei volenterosi fan del Capo. Ma soprattutto il 4 dicembre, Gaspare Spatuzza deporrà a Palermo nel processo a carico di Marcello Dell’Utri. Le sue dichiarazioni potrebbero scatenare quell’avviso di garanzia per mafia che il premier teme come la peste. Di pancia, il Cavaliere sarebbe orientato a rispondere con l’occupazione mediatica subitanea, nonostante il suo fedelissimo amico Tarak Ben Ammar lo ha sconsigliato di ragionare sull’onda della rabbia. “Bisogna rispondere – gli avrebbe consigliato Tarak – su più fronti, ma gradualmente, in modo da convincere della bontà delle tue motivazioni e delle tue scelte; lo sai meglio di me che queste armi non sono ripetibili” .
Ecco, allora, quello che ha in mente Silvio. Il primo dovrà necessariamente essere un passaggio parlamentare. È previsto, insomma, che il premier parli in una delle due Camere (probabilmente il Senato) per “fare il punto sulla situazione – dice un suo fedelissimo ministro – motivando punto su punto il perché di una scelta sulla questione della giustizia e del processo che non può essere procrastinata oltre”. Già previste e messe in conto le rimostranze d’aula a firma delle opposizioni, ma questo “confronto politico” lo metterà al riparo da possibili rimbrotti quirinalizi circa lo svuotamento dell’azione del Parlamento sulle riforme. Questo appuntamento potrebbe addirittura avvenire prima del fine settimana di fuoco del 4 dicembre. Poi Silvio sparirebbe fino al 9-10 dicembre. Ad Arcore, a meditare. A giudizio dei suoi, infatti, sarebbe controproducente tentare di “sovrastare il rumore di fondo della manifestazione legittimandola con quella che potrebbe essere letta come una risposta”. Quanto a Spatuzza e alle sue possibili rivelazioni, “la strategia del momentaneo silenzio sarebbe quella più pagante – suggerisce un sondaggista dell’entourage Pdl – perché il premier mai e poi mai dovrebbe far sembrare di rispondere a un pentito di mafia”. E allora, quando? Intorno al 10 dicembre, Silvio potrebbe irrompere nelle case degli italiani dagli schermi del Tg1, intervistato dal direttore Augusto Minzolini. Un’intervista che gli uomini del premier immaginano “lunga, ad ampio raggio, senza reticenze e anche condita di qualche domanda scomoda”. Da lì, da un predellino mediatico di eccellenza, Silvio snocciolerebbe “il complesso dei problemi che attanagliano ora il governo”, “mettendo bene in risalto – come ha svelato Cicchitto – che in quelle azioni di governo, a partire dalla necessaria riforma della giustizia, si racchiude il senso stesso di una legislatura e la sua prosecuzione”.
Il colpo finale della contro-mossa mediatica sarebbe, infine, un messaggio alla Nazione, a reti unificate. Ma solo nel caso in cui arrivasse il temuto avviso di garanzia dalla Sicilia (o da altrove). Nonostante le smentite, Berlusconi continua a pensare intensamente alle elezioni anticipate. E c’è chi, tra i suoi, parla ormai apertamente di imminente Election Day a marzo. Quel messaggio alla nazione, quindi, potrebbe servire a dire anche questo.
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