domenica 15 novembre 2009

La vedova: dovevano curarlo non voleva togliersi la vita




DAVIDE CARLUCCI


I tre figli di Mbarka non sanno ancora che cosa sia successo a loro padre. Il più grande ha dieci anni, il secondo sei, il terzo quattro. "A loro dico sempre che papà è fuori per lavoro", dice Angela Marasciuolo, la moglie del tunisino, una trentacinquenne di origini pugliesi.

Quando ha visto per l'ultima volta suo marito?
"A luglio. Aveva già cominciato lo sciopero della fame e dalla sete da una settimana. Aveva perso sette chili ed era già debole".

Era già determinato a morire?
"No. Voleva solo dimostrare ai giudici che era innocente. Che era stato condannato per una calunnia infamante".

Non voleva portare alle estreme conseguenze il suo gesto?
"Dovevano curarlo. Somministrargli le medicine. Fargli un'iniezione. Invece lo hanno portato in ospedale tre giorni prima che morisse. Troppo tardi. E comunque, in realtà, proprio non credo che volesse togliersi la vita".

Cosa glielo fa dire?
"Conoscendolo non l'avrebbe mai fatto. Mi scriveva dicendomi di non preoccuparmi, di pensare ai bambini, "quando mi riprendo ci vediamo, starò meglio". L'ultima lettera me la mandò ad agosto, poco prima della sua morte. Quando andavo in carcere per i colloqui, invece, non mi facevano entrare".

Quali erano le sue condizioni di salute, prima di entrare in carcere?
"Era forte, ma aveva avuto un piccolo infarto nel 2004. Andava seguito. E secondo me potevano salvarlo. Dovevano farlo mangiare con la forza, legarlo, fargli un'iniezione. Avranno detto "muori, cane"".

C'è anche chi ha detto che era un suo diritto lasciarsi morire.
"Io invece credo che sia un diritto essere salvati quando si sta per morire. Nessuno può fare una fine del genere. Anche chi sta in carcere è un essere umano".

Secondo lei chi dovrebbe risponderne?
"Non so, non ho le competenze per dirlo. Credo però che nel carcere o in ospedale qualcuno non abbia fatto fino in fondo il proprio dovere".

Ora lei si ritrova sola con tre figli.
"Li sto allevando io, anche se non ho un lavoro. Mi stanno dando una mano mia madre e mia suocera".

Suo marito è stato condannato per aver violentato un'altra donna. Anche lei lo ha condannato?
"No, perché non è vero niente. Quella relazione era consensuale. E con me non è mai stato violento. Ho Dio per testimone".

(15 novembre 2009)

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