Tutte le Costituzioni sono ideologiche: mettono insieme principi, tradotti in norme. La nostra lascia libertà di opinione ma non di agire contro di essi La firma della Costituzione Italiana
Si è aperta un paio di settimane fa sul 'Corriere della Sera' una discussione sull'insegnamento della Costituzione nelle scuole superiori. Quella discussione fu definita fin dall'inizio 'provocatoria'. In realtà non era neppure provocatoria ma semplicemente inutile e infatti, dopo un tentativo di tenerla in piedi, si è spenta per mancanza di interlocutori.
La tesi sulla quale si fondava era questa: qualunque Costituzione in qualsiasi paese e con qualsiasi contenuto contiene un alto tasso di ideologia; per conseguenza l'insegnamento della Costituzione nelle scuole che abbia come compito di educare gli studenti a rispettarne lo spirito e la lettera rischia di rimettere in piedi una sorta di Stato etico di hegeliana e fascistica memoria, che è quanto di più repellente per spiriti realmente liberali. Ma è proprio così? Gli spiriti liberali sono altrettante sentinelle chiamate a vigilare contro il manifestarsi d'una qualunque ideologia?
Il tema che qui mi interessa discutere non è dunque quello relativo all'insegnamento della Costituzione repubblicana in funzione educativa, bensì quello delle ideologie. Ce ne siamo definitivamente liberati con la caduta del Muro di Berlino, cioè con la caduta del comunismo?
Dico subito che le ideologie non sono state affatto cancellate dal nostro orizzonte mentale per la semplice ragione che la nostra mente lavora creando ideologie, cioè schemi di ragionamento che incasellano fatti, situazioni, persone, linguaggi, entro concetti astratti e rappresentativi di altrettanti 'insiemi' ricavati da una media di fatti concreti, persone concrete, situazioni concrete.
Il pensiero astratto è una delle caratteristiche della nostra specie e la distingue dalle altre specie viventi. Gli animali, anche quelli 'superiori' perché biologicamente più vicini alla specie umana, non sono in grado di formulare pensieri astratti. Noi siamo addirittura capaci di pensare il pensiero che pensa il pensiero, che è il massimo dell'astrazione possibile. La nostra attività cognitiva non si esaurisce con la percezione del mondo esterno; percepiamo perfino i nostri sentimenti e li nominiamo, cioè diamo un nome a ciascun sentimento. Noi mescoliamo una serie di elementi semplici, di gocce di essenza, che affiorano dai miliardi di cellule che compongono il nostro organismo. Il mescolatore è la materia grigia contenuta nel nostro cranio; gli impulsi percettivi che essa riceve danno luogo a immagini simboliche, a concetti astratti, a idee. Il cane, il serpente, la mela. Ma anche l'insiemità. Anche la gloria, il coraggio, la paura, Dio, la morte, il mito, la storia, l'anima, il valore, la viltà.
Potremmo riempire un volume anzi un'intera biblioteca con l'elenco dei concetti e delle idee. Ebbene, l'ideologia non è altro che una serie di idee unite tra loro da un rapporto sistemico. L'ideologia comunista mette insieme la proprietà collettiva dei mezzi di produzione, l'abolizione della lotta tra le classi, l'abolizione dello sfruttamento, la scomparsa dello Stato, la piena libertà dell'individuo. La dittatura del proletariato quale necessario momento di passaggio alla seconda fase, nella quale l'ideale del comunismo e della libertà sia pienamente raggiunto. L'esperienza ha dimostrato che quest'ideologia, nei modi con cui fu realizzata, aveva dato risultati opposti alle finalità che aveva promesso.
Ma il liberismo è anch'esso un'ideologia. Postula che la libertà di mercato sia il solo sistema capace di allocare in modo ottimale la produzione dei beni e la loro distribuzione tra tutte le persone, impedendo che si formino monopoli e rendite. In tal modo una siffatta società vedrà gradualmente scomparire i privilegi e le diseguaglianze, agirà in piena libertà instaurando il migliore di tutti i modi possibili. L'esperienza ha però dimostrato che anche quest'ideologia è sbagliata ed ha causato mali non inferiori a quelli generati dall'ideologia comunista.
Potremmo elencare un gran numero di ideologie. La radice lessicale di questa parola mette insieme idea e logos, l'immagine e il pensiero. La mente umana compie questo miracolo e crea ideologie a getto continuo. Aggiungo che per fare a meno di ideologie gli uomini dovrebbero compiere un costante sforzo di volontà che impedisca alla loro mente di compiere gran parte del suo lavoro. Non dico che non si possa vivere senza ideologie, ma dico che per realizzare questo risultato occorre voler regredire ad uno stadio animale.
Si obietterà che ci sono state e potranno ancora esserci ideologie che hanno gettato l'uomo nella condizione d'una bestia ed è purtroppo verissimo, ma è altrettanto vero che ci sono state e ci saranno ideologie che l'hanno innalzato verso una condizione angelica e altre ancora che hanno realizzato un pieno umanesimo. Non è dunque l'ideologia che deturpa la condizione umana, ma sono i contenuti di quella specifica ideologia che migliorano coloro che con essa si identificano o ne devastano la coscienza morale.
Le Costituzioni mettono insieme una serie di principi tradotti in norme. Sono pertanto tutte ideologiche. La nostra Costituzione repubblicana del 1947 ha messo insieme il concetto di pluralismo, di libertà, di eguaglianza, di solidarietà e ne ha ricavato norme. È ideologica? Certamente sì, come lo era lo Statuto albertino in vigore fino al 1947. La Costituzione del '47 presenta ai nostri occhi un aspetto sommamente positivo in questa fase storica: consente un diritto di pubblica presenza a tutte le opinioni, perfino a quelle che non condividono i principi che l'hanno ispirata. Diritto di opinione, ma non anche diritto di agire contro di essi. E questa è l'educazione che la scuola può e deve dare: spiegare quei principi e le norme nelle quali sono stati articolati.
Qualcuno sostiene che sarebbe meglio non parlarne affatto. Ricordo che Mario Ferrara, un vecchio liberale che fu uno dei collaboratori del 'Mondo' di Mario Pannunzio, scrisse in uno dei suoi godibilissimi interventi un suo progetto di Costituzione che si componeva di due articoli: "Articolo 1: non c'è più niente da fare. Articolo 2: nessuno è incaricato di eseguire la presente legge". Voleva esprimere lo stato miserando in cui a suo giudizio versava il Paese. Era il 1949. Mi domando che cosa scriverebbe oggi se fosse ancora vivo.
(20 novembre 2009)
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