martedì 3 novembre 2009

Malumori Idv la base contro l’uomo solo al comando


di Simone Collini


Antonio Di Pietro liquida la cosa con poco più di un’alzata di spalle. Luigi De Magistris nega un suo ruolo di regista dietro il fiorire di blog e assemblee di autoconvocati. Fatto sta che da qualche tempo il dissenso dentro l’Italia dei valori si fa sempre più sentire. E ci sono tutti i segnali perché aumenti, con l’avvio di una campagna di tesseramento e l’avvicinarsi del congresso fissato in agenda per l’inizio di febbraio. Di Pietro prima delle elezioni europee (in cui l’Idv ha raddoppiato i consensi attestandosi all’ 8%) aveva detto che se il partito avesse ottenuto un buon risultato, si sarebbe attenuata l’impronta personalista, anche approvando al congresso l’eliminazione del suo nome dal simbolo. Ipotesi ora archiviata, con la motivazione che la modifica potrebbe pesare negativamente sulle regionali di marzo. Ma nel partito, soprattutto tra la “base”, sono in molti a chiedere maggiore apertura, coinvolgimento, diversi criteri per selezionare la classe dirigente locale e nazionale. L’inchiesta pubblicata sull’ultimo numero di «MicroMega», in cui si parla di «deficit di democrazia interna e strapotere in mano a pochi e discussi professionisti della politica », ha dato il “la”. Iscritti che danno l’addio, militanti che sul territorio lamentano una gestione familistica. Su Facebook è nato anche un gruppo, «Sos Idv», al quale si sono già iscritte oltre mille persone. Poi dal web si sono dati appuntamento in diverse città italiane.

LA PROTESTA DEGLI AUTOCONVOCATI
Come a Bologna, dove l’ex coordinatore Domenico Morace ha attaccato il capogruppo in Regione Paolo Nanni («ha assunto la figlia a lavorare nel suo ufficio») e la segretaria regionale, nonché legale rappresentante e tesoriera nazionale Silvana Mura («ha messo nel Cda dell’Ateneo di Parma un suo collaboratore a Roma »). Repliche piccate non sono mancate, ma al Baraccano l’altro giorno non sono mancate neanche le proteste nei confronti dei vertici dell’Idv e la richiesta di rafforzare gli spazi interni di democrazia, di svolgere anche a livello locale un’azione politica coerente con i valori fondanti del partito.

IL CASO DI TORRE DEL GRECO
Il che non è propriamente quel che succede a Torre del Greco, dove i consiglieri comunali dipietristi votano insieme al Pdl i provvedimenti della giunta del sindaco Ciro Borriello, ex Fi, poi Udeur, poi candidato dall’Idv nel 2008 e infine riavvicinatosi al Pdl. «Com’è possibile rendere conciliabile la linea antiberlusconiana dei dipietristi con la permanenza in una giunta di centrodestra?» è la domanda che da mesi pone Arturo Scotto, di Sinistra e libertà e originario della quinta città campana. Gli ha risposto l’altra settimana il capogruppo dell’Idv al Comune Giovanni Paolomba: «La nostra valutazione in Consiglio comunale sta avvenendo atto per atto». Una mozione di sfiducia presentata dall’opposizione non è passata. Cosa che sarebbe potuta avvenire se i consiglieri Idv l’avessero votata. Ma, come ha spiegato Paolomba, «la minoranza l’ha presentata senza chiedere il pensiero dell’Idv».

L’ATTIVISMO DI DE MAGISTRIS
Una situazione che non piace a Luigi De Magistris. «È un’anomalia che prima finisce e meglio è». L’europarlamentare sta partecipando a tutte le assemblee a cui lo invitano. «Mi piace ascoltare - spiega - non mi piace essere tirato per la giacchetta». Dice insomma che non vuole essere «strumentalizzato » e che tra lui e Di Pietro non c’è nessun dualismo. Però mette in chiaro: «Quando nel marzo scorso mi ha chiamato per offrirmi la candidatura in Europa abbiamo parlato anche di una seconda questione: la necessità di cambiare la classe dirigente del partito, che deve essere all’altezza delle aspettative. Se c’è malcontento non va né amplificato né soffocato. Dal nostro partito ci si attende trasparenza. E non si vogliono né comportamenti contraddittori né il vecchio modo di fare politica. Ma questo lo sa anche Di Pietro».

03 novembre 2009

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