martedì 3 novembre 2009

Masi: "Angelucci ha visto il video da me, è curioso che lui neghi, io confermo"


di PAOLO BERIZZI

Alle quattro del pomeriggio nel suo ufficio di viale Monza - la stessa strada dove aveva sede l'agenzia Corona's di Fabrizio Corona e dove si trovano gli uffici della LM production di Lele Mora - Carmen Masi, titolare con il marito Domenico dell'agenzia Photo Masi, dice che nella vicenda del video di Marrazzo ha letto cose "curiose". "Ma mi lasciano indifferente, perché io ho raccontato la verità".

Si riferisce alla smentita di Giampaolo Angelucci, l'editore di Libero, che ha negato di averla incontrata e di aver visionato il filmato nella sua agenzia?
"Sì. E' curioso che smentisca e non capisco perché lo abbia fatto. Da parte mia confermo che il 14 ottobre, intorno alle 12, il signor Angelucci, mai conosciuto prima, è venuto qui alla Photo Masi e ha visionato il video sul nostro pc. Mi ha detto che gli interessava e che mi avrebbe fatto sapere".

E poi?
"Più sentito. Lo stesso giorno informai Signorini (direttore di "Chi" e "Tv Sorrisi e Canzoni") dell'incontro con Angelucci, e fu lo stesso Signorini, verso le 17, a chiamarmi dicendomi di fermare tutto perché "Panorama" era interessato a comprare il filmato".

Ai carabinieri lei racconta che prima ancora Signorini le prospetta un interessamento da parte di "Libero".
"Ho detto tutto nel verbale di quella notte, quando i militari suonano alla mia porta alle 4.15 per sequestrare il video. I direttori che l'hanno visionato, per quanto ne so io, sono Signorini e Belpietro (direttore di "Libero"), oltre all'inviato di "Oggi" Giangavino Sulas".

Fu lei a proporre il filmato a Signorini, o Signorini, come altri giornalisti, già sapeva che circolava?
"Fui io a contattarlo. Il 5 ottobre, assieme a mio marito e al nostro avvocato, andai a Segrate a mostrarglielo. Ma non se ne fece nulla. Poi tutto quanto è trasceso".

Può ricostruire dall'inizio la storia di questo video?
"Primi di agosto. Massimiliano Scarfone, nostro corrispondente da Roma (lo stesso paparazzo delle foto di Sircana) mi chiama: "C'è un video interessante che si può vendere". Lo vedo, ne parlo con il mio avvocato (Eller Vanicher) che mi dà l'ok. Lo propongo a Brindani (condirettore di "Oggi") ma la trattativa naufraga. Così decido di contattare Signorini".

Scusi, ma lei stava cercando di vendere un filmato realizzato abusivamente, messo in circolazione da una banda di criminali.
"Come potevo immaginarlo? Che ne sapevo che dietro c'era tutta questa storiaccia?".

Scarfone lo ha avuto da uno dei carabinieri arrestati.
"Con i nostri corrispondenti c'è un rapporto di fiducia. E poi, soprattutto per scoop importanti, non si chiede mai chi è la fonte. Anche perché sarebbe inutile, è come domandarlo a un giornalista. Se arriva un fotografo e ti dice "c'è quel personaggio che si incontra con tizio o con caio" non gli chiedi chi lo ha messo sulla pista giusta. Guardi il materiale e basta, e se è interessante provi a venderlo, come abbiamo fatto".

Possibile che non l'abbia nemmeno sfiorata l'idea che quel filmato era roba scivolosa?
"Volevo far fare una perizia, ho cercato un perito ma non l'ho trovato".

Che cosa l'ha colpita di più di tutta questa vicenda?
"Che un presidente di Regione non denunci un ricatto. Io, che sono una cittadina comune, mi sarei subito rivolta alla magistratura. Lo dico anche contro quello che poteva essere il mio interesse commerciale".

La sua agenzia era già stata al centro di polemiche per il caso Sircana. Dopo questa nuova bufera avete avuto o vi aspettate delle ricadute negative?
"No. Ho provato solo un fastidio urticante sentendo dire a Corona che il nostro metodo di lavoro è lo stesso che usava lui, solo che lui è finito in carcere e a noi nemmeno un avviso di garanzia. Sono affermazioni che non stanno in piedi e che offendono la professionalità della mia agenzia".

(3 novembre 2009)

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