

Spunto per l'editoriale sono le dichiarazioni - di qualche giorno fa - del pm Antonino Ingroia che Minzolini definisce "un programma politico che il magistrato ha giustificato con la difesa della Costituzione. Solo che la Costituzione che Ingroia vuole salvaguardare - afferma Minzolini - almeno su un punto sostanziale non è quella originale. Nella Carta infatti, insieme all'autonomia della magistratura, i padri costituenti, cioè i vari De Gasperi e Togliatti, inserirono l'istituto dell'immunità parlamentare: non lo fecero perché erano dei malandrini ma perché ritenevano quella norma necessaria per evitare che il potere giudiziario arrivasse a condizionare il potere politico".
Insomma, a giudizio del direttore del Tg1, "l'immunità parlamentare era uno dei fattori di garanzia per assicurare nella nostra Costituzione un equilibrio dei poteri. Non fu certo un'idea stravagante: strumenti diversi ma con lo stesse finalità sono previsti in Germania, in Inghilterra e in Spagna, e di un'immunità beneficiano anche i parlamentari di Strasburgo: D'Alema e Di Pietro ne hanno usufruito recentemente".
Dal '93 invece, prosegue l'editoriale di Minzolini, "l'immunità è stata cancellata dalla nostra Carta costituzionale. Motivo? In quegli anni la classe politica e i partiti per via di Tangentopoli avevano perso la fiducia della gente e l'abolizione dell'immunità fu un modo per dimostrare che i costumi sarebbero cambiati. Quell'operazione mediatica si trasformo però nei fatti in un atto di sottomissione alla magistratura. Da allora i gruppi parlamentari sono affollati di magistrati e ci sono addirittura partiti fondati da magistrati". Inoltre, "governi di destra e di sinistra sono caduti sull'onda delle inchiesta della magistratura, e il Parlamento non è riuscito a mettere in cantiere una riforma della giustizia. Ma a parte le conseguenze, l'abolizione dell'immunità parlamentare ha provocato un vulnus nella Costituzione, si è rotto l'equilibrio tra i poteri e non se ne è creato un altro. Ora c'è da auspicare che quel vulnus, al di là delle dispute nominali su immunità, lodi e riforme del sistema giudiziario, sia sanato".
A stretto giro arriva la replica di Rosy Bindi. "Anche questa sera il direttore del Tg1 ha dettato agli italiani la linea sulla giustizia. Siamo esterrefatti - esclama il presidente del Pd - deve smettere di spiegare agli italiani che il presidente del Consiglio ha ragione".
"Non è questo il ruolo dei giornalisti del servizio pubblico - continua Bindi - men che meno di un direttore di testata. Il Parlamento sarà anche pieno di magistrati ma la Rai è soffocata dai portavoce di Berlusconi. Siamo certi che il presidente della commissione di Vigilanza Rai saprà esercitare il proprio ruolo di garanzia a tutela del diritto dei cittadini ad essere informati correttamente e a non subire la propaganda del governo", conclude Bindi.
(9 novembre 2009)
1 commento:
QUALCHE ANNO FA, DUE-TRE, C'ERA ONLINE UN BLOG CHIAMATO "ONEMOREBLOG", IN CUI C'ERA UNA CARTELLA CHIAMATA "LA FACCIA COME IL CULO".
BISOGNEREBBE RIPRISTINARLO.
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